di Sergio Pastena
Nel tennis ci sono settimane estremamente pigre, nelle quali il circuito va avanti a ritmo ridotto: solitamente si concentrano immediamente dopo o immediatamente prima dei major, perché a nessuno passerebbe per la testa di attaccare un Atp 1000 a uno Slam. Ecco, questa settimana è una di quelle.
Un torneo c’è e si gioca a Winston Salem, con un insolito tabellone a 48 fatto più che altro per non negare la gioia del main draw diretto ai tanti tennisti di seconda fascia che vogliono testarsi ulteriormente in vista degli Us Open. Top Ten? Neanche l’ombra, ovviamente, eppure a voler scavare qualche motivo di interesse c’è.
Il primo, banalissimo, è che buona parte degli americani ci saranno e proveranno a capire cosa possono combinare: a guidare la carica c’è Isner, tra le teste di serie troviamo Young e Johnson e sparsi qui è lì in giro i vari Querrey, Klahn e, previa wild card, Ginepri, Harrison e il giovanissimo Rubin a formare una scaletta in ordine di età.
Il secondo, più campanilista, riguarda la presenza tra le teste di serie del nostro Andreas Seppi, sempre in cerca di un acuto in una stagione fin qui vissuta in chiave di basso. Non ci sarà Simone Bolelli, che a dispetto del ranking è dovuto partire dalle qualificazioni (come Goffin) e nel turno decisivo è stato sconfitto da Wayne Odesnik.
Per ciò che riguarda i “vari ed eventuali” impreziosiscono il seed Kevin Anderson, Tommy Robredo e outsider misti come Granollers, Andujar, Kukushkin, Garcia-Lopez e Mayer. La sensazione è che potremmo tranquillamente non aver citato nell’articolo il nome del vincitore finale.
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