Il mondo del tennis azzurro è, in un modo o nell’altro, sempre avvolto in una fitta nube fatta di aspettative, con i cosiddetti “carri” – che siano essi positivisti o meno – a caricare ulteriormente le spalle dei giovani talenti alla costante ricerca del risultato decisivo, quello che potrebbe farli finalmente emergere nel circuito mondiale e permettere loro il definitivo salto di qualità.
Se la scuderia italiana è ottimamente rappresentata in prima linea da giocatori del calibro di Fabio Fognini, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Paolo Lorenzi, come per quanto riguarda il circuito femminile è logico per tutti i maggiori appassionati scandagliare i ranking in lungo e in largo in cerca di un possibile futuro crack per dare un degno seguito al lavoro svolto dalla truppa capitanata da Corrado Barazzutti.
Dei principali indiziati a ricoprire il ruolo di campioncini rampanti si è già parlato (forse) anche troppo, anche perché è sempre bene non tralasciare il fatto che nel tennis si è quasi sempre da soli, e se in altri sport di squadra l’ambientamento è estremamente più semplice e non necessariamente viene additato il singolo, nei courts di tutto il mondo si presentano giorno dopo giorno ragazzi che si mettono in gioco in toto, facendo i conti con le varie “hospitality” – eufemismo in buona parte dei casi -, le situazioni familiari, le settimane storte e chi più ne ha più ne metta, senza considerare il cartoonesco peso da 1000kg che cade su di loro al primo segnale di consacrazione, frutto di commenti e riflettori spesso troppo cinici nel loro essere.
Parlando di nomi, quanto appena scritto racchiude perfettamente le figure di tre azzurrini dalle grandi capacità, ovvero Matteo Donati, Gianluigi Quinzi e Filippo Baldi, tutti già avidamente messi sotto la lente di ingrandimento e per il momento messi in un angolo, attendendo la gloria o l’oblio quasi con lo stesso ironico spirito. Dietro di loro, solo per un fattore mediatico, restano tantissimi nomi che potrebbero alla lunga far ricredere i molti pessimisti del caso: il filosofo cinese Lao Tzu diceva “è sempre meglio accendere una candela che maledire il buio”, e se la ricerca è alla base dell’essere umano, non sarebbe altrettanto giusto evitare la prospettiva di un mondo così seguito e pieno di appassionati veraci.
MARCO CECCHINATO
Il giovane palermitano rappresenta sicuramente la notizia più lieta di questo 2015. È in rampa di lancio, visto il suo trionfale approdo in Top 100 ed il suo freschissimo best ranking fissato al no. 82 ATP. L’eterno dilemma sui giocatori come “il Cech” è un vero e proprio campo minato già di per sé: Top 100 sì, ma con tanti punti raccolti nei tornei minori, e per giunta sul suolo natio. Sarà dunque vero top o un animale da Challenger? La sua ancora giovanissima carriera lo pone adesso nella peggior posizione possibile, ovvero quella di confermarsi – se non migliorarsi, e allora sarebbero fuochi d’artificio – con tanti punti da difendere e davvero poca esperienza contro i giocatori di categoria, visto che le sue vittorie sono spesso arrivate grazie a successi su giocatori fuori dai primi posti delle classifiche.
Inutile dire che il tempo è tutto dalla sua parte, con il sempreverde discorso sull’arrivare tardi degli italiani a tener banco, e anche in questo caso sarebbe quanto di più controproducente possibile il voler passare in un attimo da ultimo arrivato a giocatore che deve vincere, senza se e senza ma.
SALVATORE CARUSO
Da Avola con furore, l’evoluzione di questo promettente 22enne, in foto laterale, fatta registrare nell’ultimo periodo ha dato frutti molto graditi, a lui in primis ed a chi ha avuto la passione di seguirlo poi.
Questo ultimo anno soprattutto gli ha regalato il best ranking al no. 206 del mondo, con gli ottimi risultati ottenuti a San Benedetto, Genova e Biella che lo pongono definitivamente sotto una nuova abbagliante luce, quella di promessa non convenzionale, senza ancora il boom – che ci auguriamo arrivi a breve – ma con un lavoro mirato ed estremamente generoso, sia nello spirito che nel risultato.
Caruso può vantare un rovescio di ottima fattura, e se i risultati si ottengono con tanto lavoro ed altrettanta umiltà, il diritto ed il servizio sono note liete di un ascesa rapida verso le proprie piene potenzialità, con tanto di fiducia in se stesso e ancora tanta strada da fare. In senso buono, naturalmente.
GIANLUCA MAGER
Perché a Sanremo non c’è solo il Festival. Scherzi a parte, non è affatto fuori luogo pensare il 20enne ligure (nella foto in alto) come un vanto per la sua città, perché se il suo percorso nel tennis non è stato lineare come quello di molti suoi coetanei, la sua abilità e il fiuto di Diego Nargiso stanno facendo di lui un vero e proprio candidato ad un posto nel tennis che conta.
La straordinaria forza di volontà dimostrata negli anni della sua crescita è solo una delle grandi doti di Mager, perché, se il suo obiettivo – come lui stesso ha dichiarato a SpazioTennis – non sono i punti fine a se stessi ma lo sviluppo del gioco e l’accumulo di esperienza, i conti sono presto fatti.
Anche se di sconfitte si tratta, la qualità della “lotta” negli incontri di quest’anno contro Marsel Ilhan (Qualificazioni Roma), Pablo Carreno-Busta (Challenger Perugia) e Federico Delbonis (Challenger Milano) dimostrano quanto sia importante l’evoluzione personale e tennistica di un giovane da tenere d’occhio per tante, tantissime ragioni.
STEFANO NAPOLITANO
Il 20enne biellese, nella foto accanto, si era già inserito prepotentemente nelle voci di un futuro Italtennis basato solo ed esclusivamente sul trio Donati-Quinzi-Baldi, e tutto questo quando ancora si doveva adattare al passaggio tra il circuito Under 18 e quello maggiore; ad oggi tutto è in divenire, sia per quanto riguarda la carta d’identità che l’idea di gioco, ma con il best ranking ad un passo e la fiducia in una prossima esplosione dei ragazzi di scuola azzurra, la risultante di tutte queste premesse potrebbe davvero sorprendere senza riserve.
Di questo 2015 rimarranno soprattutto le splendide vittorie di Roma – nel doppio con Matteo Donati sui “giganti” John Isner e Sam Querrey, oltre al 2-0 su Jurgen Melzer – ma come per tutti gli atleti sopracitati è bene non scordarsi che è importante il presente, ma mai quanto un futuro coltivato con saggezza e lungimiranza, con Napolitano ancora protagonista.
Sarebbe facile continuare a mettere sul piatto altri nomi di azzurri estremamente promettenti: già in alto in classifica ci troviamo Stefano Travaglia, Lorenzo Sonego, Andrea Basso, Matteo Berrettini, e ancora gli Under 18 come Enrico Della Valle, Julian Ocleppo, Sasha Merzetti, Gian Marco Moroni, Federico Bonacia e Marco Mosciatti, oltre ai due chiacchieratissimi Andres Gabriel Ciurletti e Francisco Bahamonde da poco naturalizzati italiani.
Con questi bravi ragazzi, e tanti altri che scalpitano per un posto tra i candidati più illustri, c’è sempre da stare attenti settimana dopo settimana, perché i processi di crescita sono lunghi e perché nel tennis può bastare davvero poco a rallentare – o addirittura disfare – il lavoro di mesi e mesi; però dev’essere un piacere seguire la loro crescita personale e professionale, lasciando il beneficio del dubbio ai prossimi protagonisti della nostra rubrica sui nuovi talenti italiani. Dubbi sul futuro, dunque? Forse con loro in campo ce ne saranno di meno.