di Marco Mazzoni (@marcomazz)
Coric, Kyrgios, Zverev e Kokkinakis, più i russi Rublev e Safiullin. Questi sono i nomi più “gettonati” da coloro che, dopo tanti anni di status quo, sognano un ricambio sostanzioso nei vertici del tennis mondiale. Ragazzi di sicuro talento ed avvenire, tutti molto forti sul piano tecnico e della personalità. Però se guardiamo la classifica ATP ed i risultati recenti, c’è un altro nome che non può esser dimenticato: Hyeon Chung. Un nome particolare, che ti resta in testa, che evoca più i bizzarri personaggi dei Man-ga nipponici che gesta tennistiche. Eppure nonostante quella faccia un po’ così, disegnata da occhiali vistosi ed un’espressione fin troppo seria e profonda per la sua giovanissima età, il buon Hyeon ha davvero qualcosa di speciale, che non passa inosservato. Basta vederlo in azione, anche per pochi minuti, per accorgersi che è uno vero, che ha un tennis tutt’altro che banale.
Insieme a Coric, Zverev e Kokkinakis forma questa settimana un quartetto di teenager tutti nella top 100 ATP. Non accadeva da 7 anni, quelli dominati dai supercampioni ma anche un po’ ingessati dai soliti nomi nelle immediate retrovie. C’è voglia di novità, c’è voglia di un tennis diverso, e in questo proprio Chung può rappresentare un’alternativa molto intrigante. Infatti il coreano rispetto agli altri giovanissimi propone un gioco meno basato sulla potenza e sulla spinta di ritmo dal fondo. Lo si potrebbe definire una sorta di attaccante moderno, un tennista non proiettato verso la rete come gli attaccanti classici ma che cerca appena possibile di aprirsi il campo ed entrare, non disdegnando affatto di correre avanti e chiudere di volo all’occorrenza. Il tutto senza una potenza devastante ma usando al meglio la combinazione appoggi più tempo di impatto.
In questo suo modo di stare in campo lo avvicino un po’ a Radek Stepanek, non tanto per il gesto (anche se in qualcosa me lo ricorda, alcuni momenti delle aperture e dell’impatto) ma per come lavora la palla con più effetti, uscendo appena possibile dalla schermaglia di ritmo, spin e potenza, pur non scendendo a rete tanto quanto il ceko. Varia, ama toccare la palla, cambiare ritmo e cercare le righe, destabilizzando così con colpi estemporanei chi invece predilige impostare lo scambio e forzare all’errore il rivale con tanta sostanza. E’ un modo di giocare assai rischioso il suo, soprattutto in questo preciso momento storico, dominato nei piani alti da formidabili picchiatori di ritmo ed acerrimi difensori. Chung pur essendo bimane sul lato sinistro è bravissimo a staccare la mano, tagliare sotto per un back ficcante, e nascondere improvvisi attacchi verso la rete o solo cambiare i ritmi. Grazie a gambe piuttosto elastiche e potenti, scende molto bene a raccogliere anche le palle più basse, ed in genere imposta il colpo di rovescio in modo molto personale, con un’apertura bassa e laterale, con cui poi risale cercando la palla con discreto anticipo ed una chiusura secca, precisa, dopo un impatto molto pulito e con buonissimo timing. E’ un colpo personale ma naturale, che governa con molto agio. Lavora di più il dritto, con un’apertura non molto usuale, piuttosto ampia, che parte con la racchetta ben davanti al corpo; quindi il gomito ed il braccio la portano indietro nel caricamento, con il polso che si apre assecondando l’arrivo della palla. Segue una frustata velocissima in avanti, quando ancora l’ovale della racchetta non è arrivato molto dietro, il tutto con una posizione frontale e con una rotazione non così accentuata. Riesce ad imprimere velocità al colpo perché l’intera azione è molto rapida e grazie al timing con cui entra nella palla. L’azione è più breve alla risposta, ed è clamoroso vederlo impattare in avanzamento, quasi solo di braccio, con gesto felino a trovare dei cross totalmente imprendibili, così stretti che cadono ben dentro al rettangolo del servizio. Una vera zampata, che si può permettere grazie alla posizione molto aggressiva che tiene, e grazie alla reattività di piedi di caviglie, davvero una sorta di molla che lo catapulta verso la palla. E’ così rapido nella esecuzione e nell’intera azione che per me dovrebbe evolvere il suo gioco ancor più verso la rete, “alla Stepanek” appunto, perché sa coprire il campo molto bene e non è facile intuire le sue traiettorie. Inoltre gli piace prendersi il rischio, tentare la giocata, quindi sembra proprio aver l’animo dell’attaccante. Il servizio ha un movimento classico, inarca abbastanza la schiena quando cerca un colpo più lavorato, oppure lancia la palla piuttosto alta con un salto vigoroso cercando la botta al centro. Raggiunge buone velocità con altrettanta precisione, ma è un colpo giocato prevalentemente di braccio e spalla. Potrebbe migliorarlo aggiungendo anche il peso del corpo nella spinta, invece della sola frustata (cosa che alla lunga potrebbe anche penalizzarlo a livello articolare).
Molte sono le cose da migliorare, in tutti i settori di gioco. Del resto la sua esperienza ad alto livello è ancora molto limitata, quindi è possibile che il suo tennis debba ancora evolvere anche se sembra già piuttosto strutturato. Tende a cercare fin troppo la giocata, quando deve contenere gli piace pizzicare l’angolo invece di tentare una soluzione meno rischiosa che faccia giocare al rivale una palla scomoda. E’ velocissimo negli appoggi, scappa via con disinvoltura, ma spesso è poco aderente al campo, a tratti disordinato, finendo per disperdere molte energie. Inoltre sul lato destro tende ad inclinarsi lateralmente e dietro, perdendo il miglior equilibrio. E’ da rivedere quando dovrà affrontare avversari con palla molto potente e toppata, perché a volte esagera nella fiducia del suo anticipo, oppure al contrario perde il tempo giusto per anticipare la palla e rischia di cadere troppo dietro, finendo in una posizione difficile da difendere ed aprendo così il campo. Sembra più adatto a sfidare colpi potenti ma piatti, come è accaduto nella sfida recente a Miami contro Berdych, contro cui ha ceduto in due set ma impressionato per il piglio con cui ha sfidato le bordate del ceko, senza paura.
Il 2015 l’ha visto crescere in modo esponenziale. Partito fuori dai 150, ha vinto 3 Challenger, oltre a due finali ed una semifinale. Domenica scorsa ha perso contro Soeda la finale di Seoul, interrompendo una striscia di 14 vittorie di fila (e solo 2 set ceduti!). Grandi risultati che l’hanno portato al n.69 del ranking, toccato la scorsa settimana e confermato lunedì 18 maggio. Una crescita importante, che però sembra non avergli fatto perdere l’umiltà e serenità che lo contraddistingue. “In Corea il tennis è amato, ma non è lo sport principale. Non sono ancora molto conosciuto, e non ho alcuna pressione da quel punto di vista. Non voglio pormi obiettivi particolari, sono appena all’inizio e so di dover crescere tanto, fare esperienze. Certamente vincere aiuta a vincere, ed a me piace vincere”, questo il succo delle sue parole rilasciate di recente al magazine dell’ATP, segno di un ragazzo serio, consapevole e con obiettivi chiari. Dicono che sia anche un gran lavoratore, uno che ascolta ed apprende in fretta. Insomma, gli ingredienti per far molto bene sembrano esserci proprio tutti. Sarà uno degli osservati speciali sull’erba nei tornei pre-Wimbledon ed anche ai Championships, dove il suo tennis sembra praticamente perfetto per divertire. E vincere.
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