Montpellier è una città del sud della Francia, capoluogo del dipartimento dell’Hérault, nella regione dell’Occitania. Dal 2010 ci si disputa un torneo indoor, il cui albo d’oro parla quasi esclusivamente francese. Una sorta di monopolio, se ci stessimo occupando di economia.
Ben 8 delle 11 edizioni disputate (nel 2011 l’evento non si tenne) hanno visto sorridere tennisti transalpini e fra questi non poteva mancare Jo-Wilfried Tsonga. Il ragazzone di Le Mans, falcidiato negli ultimi due anni da un oceano di infortuni, alzò il cielo il trofeo nel 2019, aggiudicandosi in scioltezza (6-4 6-2) il derby con Pierre-Hugues Herbert. La vittoria all’esordio con il polacco Kacper Zuk, la prima dopo quasi un anno, ha scaldato il cuore degli appassionati, memori delle eroiche battaglie che nel tempo l’ex numero 5 della classifica Atp è riuscito a regalare.
Un dato, su tutti, fa rumore. Jo-Wilfried Tsonga fa parte di quel club elitario di giocatori (insieme a Juan Martin Del Potro, anche lui prossimo al rientro, ed Andy Murray) in grado di riuscire a battere Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic quando erano (il serbo, ad onor di cronaca, lo è ancora) numero 1 del mondo. Con Roger accadde nel lontano 2009, in occasione dei quarti di finale del Masters 1000 di Montreal (7-6 1-6 7-6); con Rafa ai quarti di finale del Queen’s (6-7 6-4 6-1); con Nole agli ottavi del torneo di Toronto, nel 2014, l’ultimo “1000” del riccioluto bombardiere.
Solo numeri, direte voi. Ma imprese di questo tipo restano scolpite per sempre.
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