di Sergio Pastena
Nel Maghreb rientrano tre nazioni: Algeria, Tunisia e Marocco. Ci sarebbe il Grand Maghreb, che include Sahara Occidentale, Mauritania e Libia, e lì vicino c’è anche l’Egitto. I tre stati maghrebini “storici”, però, condividono il fatto di affacciare sul Mediterraneo e di essere, almeno geograficamente, uno scampolo d’Europa in territorio africano. Nell’ultimo anno l’area ha vissuto grandi sconvolgimenti: in Tunisia hanno rovesciato Ben Ali e da lì è nata la Primavera Araba, che ha portato a imponenti proteste di piazza anche in Marocco e in Algeria. In Libia ed Egitto sono caduti Gheddafi e Mubarak e, dal Maghreb al Golfo Persico, si sono ribellati un po’ tutti. Mutamenti epocali, che hanno portato conseguenze rilevanti per l’assetto istituzionale dei paesi coinvolti.
Il tennis, di fronte a certi fenomeni, è poca cosa, eppure anche lì ci sono grandi cambiamenti. Fino a dieci anni fa, infatti, tennis da quelle parti era sinonimo di Marocco. Prendiamo la classifica del 18 marzo 2002: due marocchini nei Top 25, ovvero El Aynaoui (21°) e Arazi (24°), oltre ad Alami, in fase discendente ma ex numero 25. In tre ben 8 titoli Atp e 17 finali. Oltre a loro due tennisti nei 500: Tahiri e El Aarej, dignitosi mestieranti da Challenger con un best ranking vicino al 300. La Tunisia, invece, vantava solo Jallali (fuori dai mille), mentre l’Algeria aveva il bravo Saoudi che non sarebbe però andato oltre il numero 212.
Il podio era chiaro: 1) Marocco; 2) Algeria; 3) Tunisia. E oggi? E’ l’esatto contrario.
La notizia della settimana è che Malek Jaziri, con la finale nel Challenger di Kyoto, è diventato il primo tunisino ad entrare nei Top 100 (e il primo arabo dal 2004). Inoltre i tunisini vantano i migliori risultati a livello juniores: 15 giocatori classificati, di cui tre nei primi 300. Niente di eclatante, ma anni luce davanti agli altri paesi. In aggiunta a ciò, tra le donne, dopo il ritiro di Selima Sfar (ex numero 75 Wta) è in ascesa Ons Jabeur, numero 8 juniores e vincitrice del Roland Garros di categoria. Insomma, pur essendo Jaziri l’unico tennista nella classifica maschile, in generale ci sono prospettive discrete.
E veniamo all’altra novità della settimana: ricordate Lamine Ouahab, tennista algerino al quale dedicammo uno speciale nel 2011? Per chi non lo ricordasse: da junior fu numero 4 e arrivò in semifinale al Roland Garros (battendo Soderling e Gasquet) e in finale al Bonfiglio, all’Eddie Herr e a Wimbledon (superando un giovanissimo Nadal). La sua carriera è stata costellata di infortuni e, quando era vicino alla Top 100 (numero 114 nel 2009), è stato nuovamente fermato da problemi fisici. In queste settimane è tornato e ha fatto i quarti a Rabat, battendo 6-1 6-4 Ungur nel secondo turno. A 27 anni, se gli acciacchi gli danno tregua, ha ancora qualcosa da dire. Dietro di lui, però, in Algeria c’è poco, sia a livello juniores che femminile.
E il Marocco? Il Marocco è in crisi nera. Passati i tempi d’oro di Arazi e El Aynaoui, oggi l’unico giocatore competitivo è Reda El Amrani, che però è infortunato al ginocchio ed è uscito dalle classifiche. Per il resto zero: dieci atleti nel ranking, ma nessuno nei primi 500 e solo due nei 1.000. Eppure le occasioni non mancano, visto che il Morocco Tennis Tour vanta quattro Challenger (Meknes, Casablanca, Rabat e Marrakech), due tornei Wta (Rabat e Casablanca) e un Atp 250 (sempre a Casablanca). Tra le donne l’unica competitiva a livello Itf è la 22enne Lalami, mentre il ranking junior non offre ragazzi nei 400 e solo una ragazza (Fatyha Berjane) al numero 254, ma a 17 anni compiuti.
Risultati? Nei quattro Challenger sono state “buttate” 14 wild card senza che i beneficiari abbiano vinto un incontro. Set vinti: 1. Set persi: 28. La cosa non stupisce, considerando che i più forti (Ziadi e Fattar) spesso stentano a far punti nei Futures. Insomma: o torna El Amrani (che ha ripreso ad allenarsi) o si mette male…
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