Scorrendo il ranking ATP, diciamo fino alla 300esima posizione, ci si può facilmente accorgere come il movimento del tennis statunitense sia in buono stato, con numerosi giovani in rampa di lancio (Escobedo, Kozlov, Fritz, Tiafoe solo per citarne alcuni ma potrei andare avanti). In questo articolo si voleva parlare di un giovane che sembra uno dei più pronti per esplodere, e che abbiamo avuto modo di conoscere dal vivo qualche anno fa.
Si tratta del classe 1996 Jared Donaldson, fresco di best ranking al numero 91 del mondo dopo gli ottimi risultati ottenuti nell’ultimo anno e nei primi due mesi di questo 2017.
Rispetto ai recenti top player americani, molto improntati su un fortissimo binomio servizio-dritto, lasciando magari qualcosa a desiderare sul lato del rovescio (Sock, Johnson, Isner, e precedentemente anche Roddick sono giocatori, seppur di diverso livello, tutti improntati in questo modo), Donaldson ha invece un tennis più completo, senza un colpo devastante come i suoi connazionali ma più equilibrato, e per questo anche più adattabile alle diverse superfici, come dimostrano i suoi risultati, ottenuti indifferentemente su cemento e terra, storicamente ostile ai tennisti statunitensi.
A differenza della quasi totalità dei suoi coetanei però, decide per la quasi assenza dal circuito Junior, in cui non entra nemmeno nella top 100 giocando pochissimi tornei, per dedicarsi fin da subito all’attività pro, e i risultati gli danno ragione: nel 2013, in cui ha 17 anni, chiude l’anno alla posizione 731 del ranking, ma è l’anno successivo in cui comincia veramente ad avere successo vincendo tre tornei futures di fila, uno in Turchia e due negli USA, oltre alla semi nel challenger casalingo di Napa, entrando prepotentemente nei top 300, decisamente niente male per un 18enne.
Il 2015 inizia poi benissimo per il giovane yankee, con la vittoria del suo primo e finora unico challenger a Maui, nelle Hawaii, e prosegue altrettanto bene, con una finale ed alcune semi che lo proiettano a ridosso della top 100 a fine anno, ma è nel 2016 dove Donaldson riesce a farsi notare nel circuito maggiore, con risultati decisamente degni di nota. Eccezionale l’estate sul cemento americano del 20enne di Providence, dove raggiunge gli ottavi di finale al Master 1000 di Toronto, battendo anche il nostro Fabio Fognini, perde solamente per 6-4 al terzo set da Wawrinka a Cincinnati, e soprattutto centra un ottimo terzo turno partendo dalle qualificazioni all’Us Open, battendo Goffin e Troicki, e centrando l’ingresso nei top 100.
Il 2017 non parte benissimo per il giovane americano, se si eccettua un’ottima partita con Nishikori a Brisbane persa al terzo set, con una sola partita vinta negli ultimi 5 tornei disputati. Un piccolo momento di flessione in una carriera finora sempre in progressione costante, progressione che lo proietterà sicuramente in breve tempo nella top 50 e probabilmente anche più in alto.