di Alessandro Nizegorodcew (articolo apparso sulla rivista “Il Tennis Italiano” di dicembre 2012)
Jerzy Janowicz nasce il 13 novembre 1990 a Lodz, città della Polonia centrale. Gli appassionati e molti addetti ai lavori hanno imparato a conoscerlo e apprezzarlo per le imprese di Parigi-Bercy, dove ha raggiunto una straordinaria finale partendo dalle qualificazioni, ma la storia di questo giovane gigante polacco (203 centimetri di altezza) è altrettanto incredibile ed appassionante. Dalle scarpe che non si trovavano sino alla vendita dei negozi di famiglia, dalla proposta (rifiutata) del Qatar sino al sogno di diventare hacker e la tessera FIT del TC Parioli, con una speranza lanciata alle centinaia di fans che scrivono ogni giorno a Jerzy chiedendo se sia fidanzato o meno. “Ora come ora la mia seconda metà è il tennis” – sentenzia Janowicz.
L’infanzia. La prima racchetta gli viene regalata all’età di 2 anni e a 5 inizia a giocare. I genitori, Jerzy senior e Anna Szalbot, sono due giocatori professionisti di pallavolo. La famiglia Janowicz intuisce subito le grandi potenzialità di Jerzy, anche se le difficoltà, di vario genere, sono difficilmente affrontabili. Jerzy sin da giovanissimo è altissimo e, in quel di Lodz, si fa fatica a trovare un paio di scarpe da tennis adatte al gigante di casa. La Federazione polacca non ha intenzione di sborsare nemmeno uno zloty (moneta polacca; ndr) per Jerzy, che una volta iniziata la carriera junior in giro per il mondo è costretto a chiedere un grande aiuto alla famiglia. Anna e Jerzy Sr vendono la propria casa e sei negozi di proprietà che portano loro la maggior parte dei guadagni. Ma i risultati di Jerzy sono incoraggianti e sono disposti a sacrificare tutto per far sì che il figlio possa diventare quel campione che, a livello maschile, la Polonia attende da decenni.
Carriera Junior. I risultati a livello giovanile under 18 sono da subito incoraggianti e nella settimana del suo sedicesimo compleanno conquista il primo titolo Itf (Grado 4) in Arabia Saudita, in quel di Riyadh. Nonostante il torneo non sia di altissimo livello, arrivano i primo punti importanti. L’anno che lo fa conoscere al mondo del tennis è il 2007. Jerzy vince a New Delhi e St. Poelten (entrambi di Grado 2), oltre a raggiungere la finale ad Essen (Grado 1). Ma il bello deve ancora venire: agli Us Open, ancora sedicenne, supera Tomic, Jones il nostro Fabbiano, prima di perdere in finale con Ricardas Berankis. La stagione si chiude con la semifinale all’Orange Bowl (Grado A). Ad inizio gennaio 2008 è numero 5 al mondo. Jerzy inizia quindi a dedicarsi assiduamente al circuito futures e challenger ma partecipa agli Slam Junior, conquistando i quarti di finale agli Australian Open e una splendida finale al Roland Garros, battuto solamente dal giocatore di Taipei Tsung-Hua Yang.
La Lunga rincorsa ai Top-100. Il primo titolo da professionista arriva nel marzo del 2008a Vaduz, in Lichtenstein, sul veloce indoor. In semifinale e finale supera gli italiani Massimo Dell’Acqua e Andrea Stoppini. Dopo altri due successi Itf arriva la prima qualificazione a livello Atp, nel 2009, a Marsiglia, dove viene stoppato al primo turno del main draw da Andreas Seppi. Il salto dal mondo junior a quello dei futures e ancor di più verso i challenger è difficilissimo, anche per un potenziale campione come Janowicz. Arrivano molte vittorie futures e i primi piazzamenti di rilievo nei challenger ma il ranking è sempre intorno al numero 300 Atp. Nel 2010 arriva la prima vittoria challenger a St. Remy e la classifica, infranto il muro dei primi 200, inizia a farsi interessante. La svolta definitiva, dopo un’altra annata di alti e bassi, arriva a metà 2012. Janowicz vince a Roma il challenger del Garden e poche settimane dopo raggiunge il terzo turno a Wimbledon partendo dalle qualificazioni. Subito dopo arrivano i trionfi challenger, sulla terra battuta, a Scheveningen e Poznan, che gli permettono di approdare al numero 82 Atp. Da lì in poi parte la cavalcata che culmina a Parigi, arricchita da un bellissimo quarto di finale nel torneo Atp di Mosca. Bercy è storia recente: finale partendo dalle qualificazioni e numero 26 del ranking Atp. La lunga rincorsa di Janowicz sta a dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia dura la scalata verso i top-100 del tennis, uno sport altamente competitivo che lascia poco spazio ai giovani in ritardo dal punto di vista tecnico, fisico e ancor di più mentale.
Janowicz tennista. Jerzy Janowicz è un giocatore del servizio fulminante. Dai suoi oltre due metri di altezza lascia partite delle battute potentissime, che possono raggiungere velocità al limite dell’umano. Durante il recente challenger di Szczecin il servizio di Janowicz ha raggiunto i 251 km/h, uguagliando Ivo Karlovic. Ma non è tanto la potenza ad impressionare, quanto la varietà di traiettorie che il giocatore polacco sa imprimere alla pallina. Il diritto è certamente il colpo naturale, che può scagliare anche oltre i 150 km/h, lasciando inermi ed inerti anche gli avversari più reattivi e veloci. Il rovescio bimane è decisamente migliorabile, mentre il tocco nel drop shot e nella volée dimostra una sensibilità non indifferente. Dal punto di vista mentale ha compiuto un vero e proprio salto di qualità rispetto al passato. Non si lascia andare più a frequenti lanci di racchetta e rimane maggiormente calmo nei momenti chiave dei match. La caratteristica che potrebbe permettere a Janowicz di entrare nei Top-10 è però la capacità di spostarsi rapidamente nonostante l’altezza. Jerzy si muove infati nettamente meglio degli altri “giganti del tennis” come John Isner o Ivo Karlovic. Solo il futuro potrà dirci dove arriverà, ma le carte in regola per diventare un campione ci sono tutte. L’unico dubbio rimane la fragilità fisica: Janowicz ha un problema al braccio destro che spesso e volentieri lo limita in alcune fasi della stagione, portandolo a sconfitte sulla carta inaspettate. Alcuni specialisti avrebbero anche spiegato che lo stile di gioco di Janowicz non può essere supportato a lungo da un fisico come quello del tennista polacco, che sarebbe perennemente a rischio infortuni.
Coach Tiilikainen. Il coach di Jerzy Janowicz è una vecchia (e triste) conoscenza del tennis italiano. Il finlandese Kim Tiilikainen, ex numero 259 Atp, nel 2002 fu uno degli artefici della clamorosa sconfitta azzurra in Coppa Davis contro la Finlandia. A Reggio Calabria Davide Sanguinetti fu sconfitto 7-5 al quinto dal giocatore scandinavo, dando inizio ad una discesa che avrebbe portato di lì a pochi mesi nella “Serie C” del tennis mondiale. Tiilikainen segue Janowicz da quasi quattro anni e il loro rapporto si è rafforzato mese dopo mese, sino a quella che oggi potrebbe essere definita una vera e propria simbiosi. Il gioco di sguardi durante ogni match, in tutti i momenti salienti degli incontri, lascia intuire quanto il finlandese sia stato fondamentale nella crescita mentale, ancor prima che tecnica, di Janowicz.
Retroscena e Sponsor. Fonti attendibili rivelano che Jerzy Janowicz avrebbe ricevuto una faraonica offerta in denaro per passare a difendere i colori del Qatar. Siamo a fine 2011 e Jerzy sa già che non potrà recarsi agli Australian Open perché non ha nemmeno i soldi per pagarsi il biglietto aereo. Sulla scia di quanto fatto dal Kazakistan con la “naturalizzazione” dei vari Golubev e Kukushkin, la federazione dell’emirato propone al giocatore polacco il cambio di bandiera a dispetto di una cospicua cifra. Janowicz però rifiuta, adducendo motivi religiosi. La federazione polacca, nonostante tante promesse, non sembra (ancora) intenzionata a supportare economicamente Jerzy, che reagisce confidando a parenti e amici: “Adesso i soldi me li vinco da solo!” Uno sponsor privato entra però a far parte del team, supportando Janowicz nelle spese dei voli. Si tratta della PGB, importante compagnia polacca di costruzioni.
Jerzy fuori dal campo. Il gigante polacco ha una vera e propria passione per la tecnologia e una buona parte dei guadagni li investe in computer e simili. “Se non avessi fatto il tennis” – ha più volte dichiarato – “sarei certamente diventato un hacker! Amo i computer e appena posso implemento le mie “macchine”, oltre ad acquistare un numero infinito di giochi per il pc.” Quando gli si chiede se ci sia una fidanzata, Jerzy risponde chiaro e tondo: “Oggi la mia seconda metà è il tennis.”
Dicono di lui
Laurynas Girgelis, lituano, classe 1991 e numero 417 Atp: “Conosco bene Jerzy Janowicz. Abbiamo disputato spesso gli stessi tornei challenger e ci siamo allenati insieme più di una volta. A tennis ha sempre giocato benissimo ma prima era un po’ matto, sia dentro che fuori dal campo. Ora ha messo definitivamente la testa a posto e i risultati lo dimostrano. E’ più tranquillo e più professionista.”
Rhyne Williams (classe 1991 e numero 217 Atp): “Ho avuto modo di allenarmi più volte con John Isner. Che posso dirvi… Janowicz serve meglio!”
Cristian Brandi, ex professionista e attuale Coach Atp: “Ho avuto modo di veder giocare Jerzy molte volte. Nel 2007, mentre seguivo Matteo Trevisan e Thomas Fabbiano per la FIT, Janowicz ha affrontato Tommy nella semifinale dello Us Open Junior. Oltre a sottolineare il fatto che il polacco era di un anno più giovane dei “miei”, posso dire che già allora si intuiva che, quando fosse migliorato dal punto di vista fisico, avrebbe certamente raggiunto grandi risultati. Nei suoi occhi ho sempre visto la voglia di arrivare in alto. Negli anni ho poi avuto modo di giocare insieme a Jerzy in Serie A2 difendendo insieme i colori del TC Parioli e ne ho potuto apprezzare ancor di più le qualità. Credo possa salire ancora molto nel ranking Atp, a patto di migliorare fisicamente, evitando i tanti infortuni che in carriera ha già purtroppo avuto.”
Vittorio Magnelli, Direttore Tecnico TC Parioli. “Janowicz è attualmente tesserato per il nostro circolo e ha disputato due incontri di Serie A per la nostra squadra nel corso degli ultimi tre anni. Ho sempre creduto che avesse un potenziale straordinario e i recenti risultati lo stanno a dimostrare.”
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