Un grande attore e appassionato di tennis come Robin Williams, una volta disse: “ giocare a tennis è come giocare a scacchi a 90 miglia orarie”. Pare logico pensare che questo aforisma è precedente all’arrivo di Ivo karlovic sulla scena del tennis mondiale.
Con la vittoria nel torneo ATP 250 di Delray Beach, Ivo Karlovic ha raggiunto quota 6 titoli in carriera, alla veneranda età di 36 anni. Non è il primo caso di tennista longevo, perché campioni ben più blasonati e vincenti hanno giocato anche oltre i 36 anni, ma nel tennis attuale, con la velocità del gioco, le rotazioni e i giovani iperallenati, il gigante croato resta un eroe tennistico de nostri giorni.
Karlovic ha fatto discutere fin da subito per la sua altezza e per il suo gioco, quando nel 2000 si presentò sulla scena del tennis professionistico. Era già piuttosto maturo, considerando che aveva ventiquattro anni e ormai il passaggio al professionismo avveniva, di norma, verso i diciassette. Giocava soprattutto tornei nel circuito Challenger e immediatamente balzò alle cronache per la velocità e la costanza del suo servizio. La Croazia ha sempre sfornato ottimi battitori, ma un croato capace di servire più forte, e con più costanza sulle seconde palle, di Goran Ivanisevic era una notizia sensazionale, quasi rappresentava un affronto ad un campione come Ivanisevic. Anche nel 2003 fece parlare di sé, dopo aver battuto Lleyton Hewitt al primo turno di Wimbledon. Fu la vera consacrazione tra i grandi del tennis e da lì la carriera di Karlovic prese una piega netta, cominciò una predilezione per le vittime illustri.
È nel 2003 che Ivo entra nella Top100, piazzamento che ottiene grazie al terzo turno raggiunto a Wimbledon e agli US Open. Chiude l’anno con una media di 17.6 aces a partita, l’equivalente di 4 game vinti solo con il solo servizio. Nel 2014 aggiorna le statistiche, salendo a 21.1 aces per partita di media, praticamente un set vinto senza far toccare palla all’avversario. Per lo stesso motivo colleziona anche il record di 57 tie-break giocati nell’anno. Nello stesso anno raggiunge il quarto turno ai Championships, che resterà il suo miglior piazzamento di sempre a Wimbledon. Fino al 2006 la sua carriera procede stabile nella top 100, finchè, al primo turno del Queen’s, un infortunio lo costringe al ritiro. A fine stagione avrò però vinto il suo primo titolo di doppio, nel torneo di Memphis in coppia con Haggard.
Rimesso a posto il ginocchio infortunato, Karlovic torna più completo nel suo tennis. Il 2007 gli vale 3 titoli Atp 250, su altrettante superfici di gioco, Houston su terra battuta, Nottingham su erba e Stoccolma su sintetico indoor. Chiude l’anno da n.22 ATP con 4 vittorie e 6 sconfitte contro i top-10, delle quali tre contro Federer. Ivo fa suo anche un record personalissimo, cinque match persi senza mai perdere il servizio. Per effetto dei risultati del 2007, nell’agosto 2008 conquista il best ranking alla posizione n.14, ma non conferma nessun titolo e chiude l’anno al n.23, dietro ad un altro croato, Marin Cilic. Nel 2009 scende ancora e chiude l’anno nei primi 50 giocatori del mondo, grazie ai quarti di finale a Wimbledon, al Queen’s e a Washington. Partecipa alla storica semifinale Davis Croazia-Repubblica Ceca, collezionando una sconfitta da record contro contro Radek Stepanek, 16-14 al quinto set.
Nel 2010 il ranking comincia a scendere, insieme alla resa del suo gioco. Gli avversari sono cambiati, sono più forti e giocano sempre meglio in risposto. Fino alla fine del 2012 conquista piazzamenti onorevoli, ma senza mai convicere, fino a scendere al limite della top100. Qualcuno parla di ritiro e contestualmente gli viene diagnosticata una meningite.
È un periodo molto duro per Ivo, la discesa nel ranking e una malattia che difficilmente non lascia tracce, ma è questo il momento in cui Karlovic dimostra di essere anche personaggio mediatico, dotato di una simpatia infinita. Lontano dal campo instaura un ottimo rapporto con i social network, tanto che i suoi interventi su Twitter sono ancora oggi molto apprezzati per arguzia, ironia e autoironia. Il tweet più apprezzato, però, è stato quello in cui annunciava il suo ritorno in campo, nel 2013.
Karlovic torna da n.155 del ranking e vince il sui quinto titolo in carriera a Bogotà, su Alejandro Falla, portandosi alla piazza n.87 del ranking. Raggiunge un quarto di finale nel torneo di Newport, perdendo da Isner, in un match giocato su una media dei tre scambi. Il 2014 è un anno di risultati solidi, ma senza titoli. Conquista 4 finali in altrettanti tornei ATP 250, perdendo, quasi sempre, solo da avversari meglio piazzati nel ranking. Continua a battere nomi importanti come Dimitrov, al Roland Garros, Berdych,a Doha, e Cilic al primo turno del torneo di Shangai. Chiude l’anno da top 30 ed è il più anziano giocatore in top 50.
Il 2015 è appena iniziato e “Ivone”, come amano chiamarlo gli appassionati, ha già conquistato il primo titolo stagionale, oltre ad aver estromesso Novak Djokovic da torneo di Dubai con 21 aces e 49 colpi vincenti.
Karlovic ha fatto sempre parlare di sé, tra le critiche di chi sostiene che non abbia un gioco e le vittime illustri che ha fatto nella sua carriera, di sicuro non è un tennista che lascia indifferenti. I più si soffermano sul suo servizio, fluido, dalle movenze mai strappate, quasi senza sforzo, ma allo stesso tempo devastante come pochissimi altri nella storia del tennis, tanto da valergli la terza piazza nella classifica all-time degli aces messi a segno. Davanti a lui solo Roddick e Ivanisevic.
Bisogna però andare oltre il suo servizio per capire la resa del suo gioco. Karlovic gioca su pochi scambi e, aiutato dal servizio, è capace di un gioco di rete difficilmente battibile. Ha mano sui colpi di fino, molta mano, un dritto piuttosto solido e un rovescio in back che usa per manovrare lo scambio e togliere ritmo agli avversari, soprattutto se bimani. Oltretutto, va notato come il croato sia uno dei pochissimi tennisti alti ad avere una muscolatura pressoché completa e una forza superiore ai sui colleghi più alti. Tutto ciò gli consente di giocare amministrando e senza mai strappare, ed è questo il segreto della sua longevità, la scioltezza dei gesti. Va apprezzato anche il lavoro che, a 36 anni, ha fatto per la sua mobilità in campo. Oggi, infatti, Ivo si muove meglio di dieci anni fa e copre il campo con maggiore rapidità, mette in mostra anche un solido gioco da fondocampo, non senza alcuni limiti, ma resta un esempio di sacrificio e di dedizione per molti dei giovani talenti emergenti ed anche per i colleghi meno giovani.
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