Gennaio, per gli appassionati e gli addetti ai lavori del nostro Emisfero, significa da sempre fredde levatacce e notti insonni perse a seguire le gesta dei nostri eroi volati Down-Under per iniziare nella calda estate australe una nuova, interminabile stagione. E questo gennaio non è stato diverso dagli altri.
Che numeri uno! Se è vero che nelle prime settimane sul tour i tennisti sono tutti ancora in fase di rodaggio, intenti ad oliare i meccanismi del duro lavoro compiuto durante la breve sosta invernale, è anche vero che, con il primo Slam programmato così presto, i big tendono ormai a presentarsi in splendida forma fin da subito e quest’anno non ha fatto eccezione. A vincere il primo grande appuntamento dell’anno, infatti, sono stati gli attuali due numeri uno del mondo. Guardando il palmares di Nole e Serena (per tacer di Roger, Rafa e anche Maria…), riflettevo sul gran momento che sta vivendo il tennis internazionale. Insomma, la piccola Williams con 19 Slam in singolare è a soli tre Major dal record assoluto della Graf e Djokovic, che di Slam ne ha vinti “solo” 8, a 27 anni ha già raggiunto alcuni immortali del nostro sport come Agassi, Connors, Lendl e Rosewall e superato Becker ed Edberg. Insomma, io stesso che (a ragione) passo per essere un gran nostalgico dei bei tempi andati, devo riconoscere che nell’epoca che stiamo vivendo ci sono dei campioni straordinari che stanno riscrivendo i numeri e la storia di questo sport. Certo, sull’evoluzione (sic) tecnica e sul livello medio di spettacolarità del gioco si può discutere (vedi l’ultima finale maschile di Melbourne…), ma è un altro discorso e non mancherà occasione per trattarlo più approfonditamente.
Seppi, Bole&Fabio: che colpi! Stranamente, almeno a guardar le statistiche, dalle notti australiane sono arrivate anche delle belle soddisfazioni per i nostri tennisti e, per una volta, sono stati i maschi e non le donne a tener alto il tricolore su Ayers Rock. Le date da ricordare sono due, e sarebbero da commemorare ogni anno a seguire, vista la loro unicità: il 23 Andreas Seppi da Bolzano è riuscito nell’impresa di superare addirittura quella leggenda vivente di Roger Federer che avrà pure 33 anni, ma che aveva appena vinto Brisbane ed era dato in gran forma e tra i favoriti per il successo finale. La vittoria più prestigiosa di una bella carriera vissuta, da buon altoatesino, sempre a fari spenti e con un profilo basso, a lavorare (sempre con lo stesso, bravissimo coach) per limare e completare un tennis divenuto sempre più competitivo ad alto livello. A noi latini la normalità non entusiasma, ma dobbiamo riconoscere ad Andreas il merito di aver contribuito in modo decisivo a tenere a galla il movimento per diverse stagioni e di essere, lui sì, un esempio per i nostri ragazzi. L’altra data da ricordare è il 31, quando Fognini e Bolelli, seppure in una specialità ormai da decenni trascurata dai top players del singolare (scusate ma è così…), hanno riportato uno Slam al tennis italiano 39 anni dopo il trionfo parigino di Panatta (a proposito, il commento non gli si addice, meglio la veronica smorzata…) e addirittura 56 anni dopo il successo della coppia Pietrangeli-Sirola. Una grande soddisfazione ed un’avventura in più da raccontare ai nipotini, ma che (lieto di sbagliarmi…) non porterà alcuno stravolgimento né al tennis azzurro, né alle loro carriere, peraltro già buonissime così.
WTA in crisi? Ho appena scritto che il tennis mondiale sta attraversando un gran momento, ma è necessario fare opportune precisazioni. Non sono tipo che parla male delle donne… Non si fa e poi mi ritengo un uomo all’antica. Però gli ultimi Australian Open non hanno fatto altro che confermare una situazione di stallo che mi pare stia vivendo il tennis femminile di alto livello ormai da un po’ di anni. So di essere impopolare, ma vorrei argomentare un po’ questa tesi. La finale femminile di Melbourne (molto piacevole, devo dire, soprattutto il secondo set…) è stata la stessa di Wimbledon 2004. Sono passati 11 anni eppure lassù non è cambiato nulla o quasi. Dato per acquisito che Masha e Serena sono due campionesse straordinarie che hanno alzato talmente l’asticella da risultare irraggiungibili, va detto però che le altre contendenti non sembrano all’altezza dei primi posti della classifica. Forse viviamo una fase di passaggio generazionale più lunga del solito (se anche Venus, a 35 anni, è tornata nuovamente competitiva ad alto livello – e meno male…), certo è che nei rari (per fortuna) periodi di assenza dal tour di queste “vecchie” campionesse, il sacro trono della WTA è stato occupato da giovani donzelle che di blu avevano solo lo smalto delle unghie delle mani. Forse sono troppo drastico, proprio mentre è esplosa la diciannovenne Madison Keys, la nostra Giorgi segna progressi, la “mia” Townsend sta crescendo e la Bouchard è già lì che preme, però la situazione mi pare questa: arrivare in alto oggi nella WTA è possibile per tante (troppe?) giocatrici, si gioca troppo uguale e il livello medio è piuttosto basso. Mi sbaglierò…
Prime volte. È sempre interessante segnare progressi e risultati a sorpresa. Ad inizio e a fine anno, è inutile sottolinearlo, sono più frequenti. Detto già della Keys, che con le semi di Melbourne Park meriterebbe la prima pagina, due personaggi, mi pare, si sono guadagnati la copertina di gennaio e sono il ceco Jiri Vesely e lo sloveno Aljaz Bedene. Due ragazzi, il primo 21enne, il secondo 25enne, tutt’altro che sconosciuti al pubblico degli appassionati ma che, da qualificati, hanno saputo guadagnarsi la prima finale ATP in carriera, rispettivamente ad Auckland e Chennai. Il primo è riuscito addirittura a vincere il titolo superando un altro “volto nuovo” a questo livello, il 26enne francese Mannarino, il secondo, invece, ha ceduto a Wawrinka. Solo il tempo saprà dire dove potranno arrivare questi due ragazzi, intanto gennaio è stato anche il loro mese.
Ed ora pronti a tuffarci in un febbraio che, tra Fed Cup, tornei indoor in Europa e sulla terra in Sud America, sarà certamente ricco di emozioni e spunti interessanti.
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