Lo Strano Caso di Marsel il Turco


di Sergio Pastena
Life is strange. Magari nasci con una discreta predisposizione allo sport, ti rendi conto che in una specialità non te la cavi per niente male ma sei nato nel posto sbagliato. Sciatore a Cuba. Windsurfer in Nepal. Oppure tennista in Uzbekistan. La fucina dell’ex Urss continua a produrre talenti: innanzi tutto in Russia e Ucraina, ma anche le repubbliche baltiche producono discreti interpreti (Gulbis, Berankis, ma anche discreti tennisti da Challenger come Juska, Grygelis e Poldma). Quando il paese finisce per -stan, però, le cose diventano più complicate: se decidiamo di non considerare una volta per tutte la campagna acquisti dei kazaki, infatti, di tennisti all’altezza della situazione ne troviamo ben pochi. Quando poi uno dei pochi, Istomin, è uzbeko, logico che diventi difficile contare sul sostegno di una federazione che ha come budget più o meno quanto serve per fare una spesa al Lidl. Se poi nasci pure a Samarcanda, beh… come minimo corri via lontano, magari usando il treno al posto del cavallo. Questa è la storia di Marsel Ilhan, unico tennista turco competitivo ad alti livelli.
Palla dal peso non trascurabile, buona mobilità, una certa predisposizione alle superfici veloci, il buon Marsel emigra con la famiglia da Samarcanda a Istanbul nel 2004, a 17 anni. Qui viene preso sotto l’ala protettrice da una vecchia gloria del tennis turco, Can Uner. Per intenderci, quando diciamo vecchia gloria intendiamo uno che non è entrato nei 1000. Come coach, però, Uner deve essere decisamente meglio, visto che prende “in corsa” un ragazzo che ancora non ha giocato nessun torneo nel circuito nonostante sia quasi maggiorenne e comincia a lavorarci su, trasformandolo. I primi tempi sono duri, con il lento rituale che ben conoscono i tennisti che non hanno le stimmate del predestinato e quindi devono investire su se stessi: è tutta una spola tra Turchia e Israele con qualche toccata nel natio Uzbekistan, attraverso Futures oscuri che permettono ad Ilhan di entrare nel ranking, pur rimanendo sempre ben oltre la millesima posizione. Nel 2007 il lavoro comincia a pagare: vittoria in un Future a Istanbul, semifinale ad Antalya e una piccola tournèe in Iran. Una ventina di punti, ma punti d’oro perché gli permettono di iscriversi al Challenger di Karshi, in Uzbekistan: ed è finale, persa contro Istomin, quaranta punti con ingresso nei 500 e prospettive che si impennano. E inoltre, a dirla tutta, 3.000 dollari non fanno male.
Marsel chiude il 2007 allargando gli orizzonti, colleziona altre due finali Future in Spagna e Tunisia, a inizio 2008 entra nei 300 ma continua a bazzicare i Futures. E’ difficile fare le cose per gradi quando alle spalle hai tanto tempo perso, ma lui ci riesce e, quando capita l’occasione, si fa trovare pronto: come a Ramat Hasharon, Israele, dove vince il suo primo Challenger eliminando, contro ogni previsione, l’idolo di casa Harel Levy. Parliamo di uno che è stato numero 30 del mondo ed era tutt’altro che in disarmo, mica pizza e fichi. Levy, infatti, gli restituisce pan per focaccia alle qualificazioni degli Us Open, ma l’esordio in uno slam è solo rinviato. Intanto cresce la classifica, Ilhan ha ancora l’umiltà necessaria per raccattare punti facili nei Future e nel 2009, finalmente, esplode: fa fuori in sequenza Harrison, De Chaunac e Mello e corona il sogno di giocare a Flushing Meadows, primo turco partecipante a uno Slam. Non basta: al termine di cinque set tiratissimi fa fuori Christophe Rochus e al secondo turno non sfigura contro tale John Isner.
“Si sarà montato la testa?”, pensano in molti. Per niente. Dopo quindici giorni gioca un Future in Turchia, poi va a giocare le qualificazioni dell’Atp 250 di Bangkok, ancora una volta entra in tabellone e passa un turno contro Benjamin Becker. Ora Ilhan veleggia intorno al 150 e l’entrata nei 100 è questione di tempo: ad aiutarlo un altro turno di Slam passato agli Australian Open contro Grosjean e, ciliegina sulla torta, la vittoria su Daniel a Wimbledon. A regalargli l’ingresso nei 100 è invece la recente qualificazione al Masters 1000 di Shanghai. Ora Marsel “il turco” è al numero 90, best ranking, e potrà permettersi di pianificare la nuova stagione sapendo di avere accesso diretto agli Slam e a buona parte dei tornei 250. Non è poco per uno che ha giocato il suo primo Future a una settimana dal diciottesimo compleanno…

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