di Andrea Curti
Dalla Turchia (con furore) rimbalza la notizia che il pericolo giallo non sia stato ancora spiato da Obama & C. Na Li, Hsieh e Peng sentitamente ringraziano.
NA LI – E’ la vincitrice morale del Master femminile perché giunge a sorpresa in finale giocando un gran tennis. E per un set e mezzo maramaldeggia sulla Williams ridicolizzandola addirittura col serve and volley. A tradirla però è la prima di servizio, sotto il 50%. Voto: 8
MIKHAIL YOUZHNY – E’ uno di quei (pochi) giocatori che ci fa impazzire. Perché gioca bene su tutte le superfici, è bravo tanto nel palleggio quanto sotto rete, insomma è un giocatore completo come pochi e per certi versi ricorda l’intramontabile Kafelnikov. A Madrid si scrolla di dosso quella pulce fastidiosa di Ferrer e lo fa con autorità. Voto: 7,5
SERENA WILLIAMS – Vince sì ma non a mani basse. Già con la Jankovic lascia un set, il secondo, e in rimonta conquista il trofeo con la Li solo perché la mette sul fisico. E’ un carro armato difficile da abbattere, per potenza, e forse non ha bisogno neppure di una tattica per quanto tira forte. Voto: 7,5
EDOUARD ROGER-VASSELIN (nella foto a sinistra) – Da che sembrava cadavere contro Seppi la scorsa settimana, “Lazzaro” Vasselin resuscita e batte Wawrinka in casa dello svizzero sino alle semifinali, dove strappa un set a quella belva di Del Potro. Non male. Voto: 7
DOPPIO HSIEH-PENG – Se avessero giocato contro Errani-Vinci sarebbe stata una simpatica finale tra puffette. Si può vincere anche con volée di opposizione e passanti, Nystrom-Wilander a Wimbledon di parecchi anni fa lo hanno confermato. Voto: 7
FRANCESCA SCHIAVONE – Non ha risposto alla convocazione? Per che fare, la sparring-partner? Ma lasciatela stare, c’è chi con i suoi successi ci campa di rendita. Voto: 7- (per il coraggio del rifiuto)
TOMAS BERDYCH – E’ uno dei pochi casi di tennista che si qualifica al Master pur uscendo al primo turno. Ma contro Karlovic ha voluto giocare malgrado un problema alla caviglia (era il torneo di Basilea, non Wimbledon). Fortunello o meno, se lo è guadagnato. Voto: 7-
FABIO FOGNINI – A Valencia se la cava, gioca alla pari con Almagro, potrebbe anche batterlo, in ogni caso altri segnali di ripresa dopo la sbornia estiva dell’ “asso pigliatutto” sulla terra rossa. E simpatico siparietto finale con il “cinque” scambiato con l’arbitro e i baci e abbracci con lo spagnolo. Voto: 6,5
ROGER FEDERER – Con Del Potro si può perdere, non è uno scandalo. Lo scandalo è la scialba prestazione con Pospisil in semifinale; sembra un giocare sfasato, senza timing, arriva proprio tardi sulla pallina e ne conseguono errori gratuiti grossolani, anche di posizionamento del tronco. Se si sente un pugile suonato, invece di continuare a far felice gli avversari, potrebbe anche gettare la spugna. Non sarebbe un reato (benché il tennis ne risentirebbe). Voto: 6
DOPPIO ERRANI-VINCI – Alla Sat ci hanno insegnato (o almeno insegnavano) che il doppio si gioca o tutti e due da fondo o tutti e due a rete. Loro, coppia numero 1 al mondo (è bene ricordarlo) si sono divisi il compito: una palleggia (la Errani) e l’altra copre la rete (Vinci). Certo, un set e 4-2 di vantaggio gridano vendetta, la finale sembrava più che abbordabile. Voto: 6-
SARA ERRANI – Era bello esserci al Master di Istanbul, sarebbe stato più bello passare il turno, benché la Jankovic sia scesa in campo come se fosse “a punteggio acquisito”. Comunque i suoi soldi sono ben guadagnati, arrivarci non è così semplice. Voto: 6
ANDREAS SEPPI – E’ proprio bollito, lui certi avversari di classifica inferiore se li mangia che è una bellezza, si nutre di loro, invece a fine stagione, tra stanchezza fisica e stanchezza mentale, non trova più la continuità del suo gioco e il patatrac contro Brands era quasi annunciato. E in classifica arretra… Voto: 5
VIKTORIA AZARENKA – Aveva dato segnali di fumo già contro la Errani ma poi si era salvata in corner, contro la Jankovic invece la sconfitta è stata netta. Forse è giunta stanca all’appuntamento finale. Di certo irriconoscibile. Voto: 5-
SCELTA DI CAGLIARI – Va bene che porceddu, formaggi, e per finire filoferru o mirto danno la stessa ebrezza (o giù di lì) dell’apertura ufficiale dei baccanali, però scegliere Cagliari, città rispettabilissima, invece del Foro Italico o di Milano o di Napoli o di Firenze… per una finale di Fed Cup, dove tutto il mondo o quasi ti guarda, è sano provincialismo. L’imperatore vuole ancora più consacrazione. Voto: 4