(Luca Vanni, ha superato le qualificazioni nel torneo Atp di Chennai)
Nasce quest’oggi la nuova rubrica “Il Punto del Lunedì” che andrà ad analizzare ogni settimana della stagione prendendo spunto dai protagonisti dei tornei Atp/Wta/Itf, imprese, episodi curiosi, analisi tattiche e tecniche più varie ed eventuali. In sostanza i direttori Alessandro Nizegorodcew e Alessandro Mastroluca si alterneranno parlando di ciò che maggiormente li ha colpiti.
di Alessandro Nizegorodcew
L’importanza della preparazione. E’ un argomento non poi così dibattuto, ma il paragone tra le prime settimane del 2014 e del 2015 di Andreas Seppi è quanto mai significativo. Durante l’inverno 2013 l’altoatesino non aveva potuto svolgere una preparazione adeguata, a causa di qualche acciacco fisico ma anche per un evidente calo di motivazioni. Una carriera che si stava standardizzando e un nuovo amore a cambiare comprensibilmente le priorità. Il Seppi di inizio 2014 non sembrava in grado di reagire, parevo scarico e privo delle fondamentali energie nervose. Quest’anno è successo esattamente il contrario: preparazione invernale perfetta, senza intoppi, un rapporto sentimentale che, in senso positivo, è entrato a far parte della routine e motivazioni nuovamente alle stelle. A Doha Andreas è parso molto sicuro di sè, ha sfruttato tutte quelle che sono le sue forze tecniche, tattiche e fisiche. La vittoria in Qatar su Leonardo Mayer, che lo aveva battuto a sorpresa a Wimbledon, ne è la dimostrazione. L’obiettivo di Seppi può e deve essere quello di rientrare nei Top-30, con questo spirito e questa determinazione non è assolutamente impossibile. Allo stesso tempo c’è preoccupazione per l’inizio di stagione di Sara Errani, non tanto per i risultati dovuti in questo caso alla scarsa preparazione, quanto piuttosto al fatto stesso della ritardata «pre-temporada» che in questo caso è più che altro una «durante-temporada». Dovrà essere brava Sarita a non dar peso a questi ovvi risultati negativi, senza affrettarsi o forzare troppo fisicamente durante i match. La sfortuna ha voluto che non potesse iniziare a pieno ritmo, e allora che si metta benzina per ripartire più forte di prima.
Che inizio, Lucone! Ne parlavo al Lemon Bowl con Massimo Dell’Acqua, oggi coach alla Arezzo Tennis Academy. Ci siamo ritrovati nel gelo romano di fine anno a discutere di Luca Vanni. “Bisogna capire se è arrivato a giocarsela nei challenger grazie alla fiducia dei risultati ottenuti nel 2014 o se ha davvero raggiunto quel livello di tennis che può consentirgli non solo di fare match pari con i Top-100 ma addirittura di entrare a farne parte.” Vanni ha superato le qualificazioni a Chennai battendo un buon giocatore come Dzumhur, impensierendo non poco Berankis al primo turno. Se il buongiorno si vede dal mattino… E finalmente potremmo dire di aver trovato un grande battitore, noi popolo di giocatori senza (o con poco) servizio.
Le 7 meraviglie di Bedene. Iniziare l’anno con una finale Atp è un segnale importante. Aljaz Bedene, classe ’89 sloveno dall’ottimo talento, ha stupito tutti raggiungendo l’ultimo atto di Chennai (perso contro Wawrinka) partendo dalle qualificazioni. Sette vittorie, alcune di grande prestigio come quelle su Feliciano Lopez e Roberto Bautista-Agut, potrebbero aver finalmente sancito il salto di qualità di un tennista spettacolare ed elegante, oltre che bravissimo ragazzo.
Quando Venere sta bene. Ogni primo turno di Venus Williams, da qualche anno a questa parte, è un terno a lotto. Ci si chiede: Come starà fisicamente? Nel momento in cui supera l’esordio, però, le altre iniziano a tremare. Quando è nella settimana “hot” ancora oggi, a 34 anni, ne fa soffrire tante. Caroline Wozniacki, sconfitta in finale ad Auckland, ne sa qualcosa.
Mr.1000… o 1040?. Non si può non dedicare il pensiero finale a Roger Federer e alle sue mille vittorie Atp in carriera. Si è già detto molto rispetto a questo straordinario record, che però va arricchito dagli inizi della carriera professionistca. La scalata nel ranking è infatti iniziata ben prima del noto Atp di Tolosa e le 40 vittorie tra futures e challenger non vanno dimenticate, in quanto fondamentali e per nulla semplici anche per quello che sarebbe diventato il futuro Re del tennis. Perché se non si esce da quelle sabbie mobili immediatamente è dura anche per chi ha un talento immenso. E allora preferisco ricordare i primi tornei satellite in Svizzera, con vittorie su tanti nostri connazionali come Jorquera, Vico, Ceraudo, ma anche sconfitte con tennisti quali Daniele Balducci o con l’amico Yves Allegro. Mi piace ricordare anche la prima semifinale challenger, partendo dalle qualificazioni, raggiunta a Heilbronn, perché i nomi battuti sono piuttosto interessanti. In «quali» superati Pescosolido, Stepanek e Sluiter, in main draw Caratti, Von Lottum e Gimelstob. Fu il serve and volley di Laurence Tieleman a fermarlo al penultimo atto. L’ultimo torneo che voglio citare è quello relativo al primo successo challenger, a Brest, nell’ottobre 1999: Federer batte Max Mirnyi in finale nell’ultima partita challenger della sua vita. Altre 1000 di queste vittorie caro Roger, ma non dimenticarti mai di quei 40 successi in campi dissestati, contro avversari che come te inseguivano un sogno, quando tutti ti aspettavano ma il gotha non lo avevi ancora raggiunto.
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