di Sergio Pastena
Il tennis non è matematica e cambiando l’ordine degli addendi può cambiare, e di molto, il risultato. I pronostici della vigilia, infatti, vedevano in prima fila per la vittoria negli Us Open Federer e Murray, seguiti in seconda da Nadal e Djokovic. Previsioni che avevano un senso, considerando l’ottimo stato di forma mostrato nei Masters Series americani dallo svizzero e dal britannico. Nadal era comunque vicino, anche se in leggero calo, e la principale domanda era se stesse tirando il fiato o patisse troppo il cemento, a lui meno congeniale. Djokovic era visto decisamente più staccato, anche per via del tabellone complesso.
Ebbene, in finale ci sono arrivati Nadal e Djokovic ed ha vinto il maiorchino in quattro set, conquistando così il terzo Slam dell’anno e completando il career slam. E pensare che nel primo game del torneo Nadal aveva subito concesso una palla break a Gabashvili ed era venuto a capo del russo non prima di aver affrontato due tie-break. Poi, invece, ha perso solo cinque servizi nel corso del torneo, il primo nei quarti di finale contro Verdasco: questo la dice lunga sulla spaventosa continuità delle sue prestazioni. Un autentico treno lo spagnolo, che non avrà magari seppellito gli avversari con valanghe di 6-0 ma che non è mai parso realmente attaccabile dagli avversari di turno. Solo Djokovic in finale gli ha strappato un set, con una prova generosissima.
A proposito del serbo, pochi se l’aspettavano il suo arrivo in finale. Prima ancora di Federer, dalla sua parte di tabellone c’erano rivali rispettabili come Troicki, Petzschner e uno tra Fish e Baghdatis. Proprio il suo connazionale al primo turno stava per centrare la grande sorpresa, visto che si era portato in vantaggio di un break all’inizio del quinto set. Saltato il fosso Nole era sembrato in continua crescita sbarazzandosi in maniera sempre più convincente degli avversari di turno, fino alla semifinale contro Federer nel corso della quale ha battuto lo svizzero al quinto al termine di un match agonisticamente intensissimo, annullandogli persino due match point. Sarà mica giunta l’ora del salto di qualità? Trattandosi di Djokovic, l’unica soluzione è sospendere il giudizio.
Capitolo Federer: fa impressione definire deludente il suo percorso negli Slam del 2010, visto che parliamo di una vittoria, una semifinale e due quarti di finale, eppure è così. Le delusioni maggiori, tuttavia, sono acqua passata e sono arrivate al Roland Garros e a Wimbledon. Il Federer visto a New York non è da 10 ma neanche da 5: pur avendo un tabellone facile si è liberato con autorevolezza di Soderling e ha perso la semifinale al termine di un match vero ed equilibrato. Tutto sommato ci può stare.
La vera delusione è stata invece Andy Murray, sbattuto fuori senza attenuanti al terzo turno da Wawrinka, al termine di un incontro nel quale lo svizzero ha persino buttato via l’unico set perso, il primo. Tutto ciò non è bastato a far avanzare il britannico, che forse dovrà cominciare a riflettere su come aggiustare le cose prima di ritrovarsi a pensare a ciò che poteva essere e non è stato.
Per ciò che riguarda gli altri ci sono due nomi su tutti da fare: il primo è ovviamente quello di Mikhail Youzhny. Il russo ha espresso un grandissimo gioco superando avversari non proprio semplici come Golubev, Isner e Wawrinka e si è issato fino alla semifinale, arrendendosi ad un Nadal letteralmente ingiocabile. Da questa settimana è di nuovo Top Ten, una piccola gioia per gli amanti del bel tennis. Un cenno ovviamente anche a Wawrinka, giustiziere non solo di Murray ma anche di Querrey: ha giocato bene, lo svizzero, ed è andato davvero vicino alla semifinale. Per lui sembra finalmente alle spalle il periodo buio.
Sugli italiani c’è poco da dire, sicuramente è stata apprezzabile la prestazione di Fognini contro Verdasco: cinque set tirati con lo spagnolo che ha faticato non poco per venire a capo di Fabio. Fuori con onore Starace contro Almagro, dopo avergli strappato il primo parziale, deludentissimo invece Andreas Seppi, eliminato subito da Granollers nonostante fosse in vantaggio due set a zero. Bilancio decisamente magro.
La classifica al termine dello Slam subisce i soliti scossoni: oltre al sorpasso di Djokovic ai danni di Federer va registrata l’undicesima posizione di Roddick, sconfitto al secondo turno da Tipsarevic (altra lieta sorpresa). Best ranking per Llodra al numero 30, crollo verticale per l’incolpevole Del Potro, che a fine anno perderà anche gli 800 punti del master e dovrà ricostruire la sua classifica. Altro crollo prevedibile quello di Fernando Gonzalez, che ci ha provato ma si è fermato al primo turno. Oltre ai risultati dei big vale la pena di sottolineare anche i progressi dei giovani Berankis e Harrison, che hanno in comune il fatto di aver vinto una partita e di aver poi messo in difficoltà avversari più blasonati, rispettivamente Melzer e Stakhovsky.
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