Il Punto Atp (4) – Newport: Fish vince e Rochus convince

Mardy Fish
di Sergio Pastena
A ben guardare quello di Newport è da sempre un torneo atipico, particolare. Non è tanto per la superficie, anche se parliamo di uno dei pochi posti in cui si può trovare un’erba vera, differente dalla “terba” di Wimbledon. Il fatto è che questo torneo, dalla storia forte (è la sede dell’Hall of Fame) e dallo sponsor solido (la Campbell’s) è molto differente dagli altri del circuito Atp: tradizionalmente snobbato dai big, che giustamente scelgono di riposarsi dopo le fatiche di due slam quasi di fila, è spesso patria di giocatori talentuosi e autentici carneadi. Il tabellone, che stenta sempre ad avere almeno 8 dei top 100, è all’incirca lo stesso di un buon Challenger (quelli della seconda settimana degli Slam o i più ricchi) ma spesso i vincitori sono di qualità: basti pensare che, in tempi recenti, ha timbrato il cartellino per due volte Fabrice Santoro. Tuttavia, per quanto simpatica possa essere questa “riserva erbivora”, viene obiettivamente da chiedersi come possa assegnare 250 punti per la classifica: misteri della fede.
Ad ogni modo il “Campbell’s Hall of Fame Tennis Championships”, ultima tappa della mini-stagione sull’erba, è questo, e non ha smentito la sua fama. Per l’ennesima volta la testa di serie numero 1 non ha vinto il torneo, e ai quarti ci sono arrivati solo due dei favoriti (che poi si sono giocati la finale). Sam Querrey, infatti, si è fermato al secondo turno, battuto da Dustin Brown, poi eliminato da Dabul. Il giamaicano ha avuto una prova solidissima sulla prima di servizio (97% vinte) ma ha mostrato anche bei colpi, sebbene come sempre “artigianali”. Anche il detentore del titolo, Rajeev Ram, non ha fatto molta strada: dopo aver eliminato lo spagnolo Navarro, che pure sull’erba è da prendere con le molle, ha perso da Raven Klaasen, sudafricano mai arrivato tra i primi 200 al mondo, poi sconfitto nettamente da Olivier Rochus. Addirittura in semifinale è arrivato Richard Bloomfield, tennista inglese di seconda fila (come tutti, escludendo Murray), oltre la cinquecentisima posizione nel ranking. Bloomfield vantava come miglior risultato dell’ultimo anno una finale nel future americano di Laguna Niguel (!!!), dove per ironia della sorte era stato sconfitto dalla giovane promessa Ryan Harrison, su cui si è preso la rivincita nei quarti di finale (ai quali era arrivato sconfiggendo la testa di serie numero 2, il colombiano Giraldo). Giocatore da serve & volley livello basic, Bloomfield è sceso sempre a rete, quasi mai ha chiuso il punto con la volèe ma quasi sempre è riuscito a ribattere profondo e angolato costringendo gli avversari a passanti difficili, quanto basta per tenere il servizio con buona frequenza sull’erba. Il britannico ha poi ceduto onorevolmente a Mardy Fish ma è rimasto sulla bocca di tutti per l’andamento anomalo delle puntate sulla partita tra lui e Christophe Rochus: a quanto pare sono stati scommessi troppi soldi per una partita di primo turno di un 250. Tante voci, dati eloquenti (o almeno da studiare per bene) ma pare inutile sperare in un’inchiesta seria: meglio colpire i Di Mauro che scommettono pochi euro e hanno il conto in rosso, vero Atp?
In finale sono arrivati Olivier Rochus e Mardy Fish. Visti gli ultimi anni si era autorizzati a pensare a una vittoria del belga, 1.68 di altezza e una mano che non sa essere “fero”, ma di sicuro sa essere “piuma”. La delicatezza nel tocco e il gran polso di Rochus, però, poco hanno potuto contro Fish nonostante la vittoria nel primo parziale per 7-5. Per inciso, l’americano è probabilmente uno di quelli che gioca meglio nell’attuale (e desolante) panorama “made in Usa” (non che ci voglia molto, visti i bombardieri Roddick, Querrey e Isner), ma stavolta a fare la differenza è stato proprio il servizio, cosa che sull’erba ci può anche stare. Gli aces dello statunitense sono stati 24, quelli del belga 2: non a caso se il confronto dei punti vinti sulla prima di servizio è a favore dell’americano (89% contro 75%), ben diverso è il conto sulle seconde palle (61% di Rochus contro il 49% di Fish). Insomma, quando si è giocato a tennis ha giocato meglio Rochus, ma alla fine ha vinto Fish, seppur in tre set e faticando non poco dopo avere già patito le pene dell’inferno nei quarti contro Dancevic (altro giocatore divertente).
Poco male: alla fin fine non ha vinto uno “zappatore” (Fish ha discreti fondamentali ed ha anche sciorinato un discreto gioco a rete) e, a dirla tutta, l’appassionato che ama il bel gioco guarda meno degli altri alla vittoria. Però non ditelo ad Olivier…

Leggi anche:

    None Found