di Sergio Pastena
Anche la seconda settimana sull’erba, come la precedente, regala scampoli di bel gioco, divertimento e protagonisti che non ti aspetti. A differenza della precedente, però, i giocatori “belli da vedere” non si limitano a qualche exploit di lusso per poi lasciare le vittorie al mazzolatore Querrey e allo sfiancante Hewitt, ma colgono anche risultati importanti.
Partiamo da Eastbourne: l’Aegon International non aveva certo lo stesso tabellone del Queen’s, la prima testa di serie era Almagro. Il protagonista assoluto, però, è stato Michael Llodra, che ha preso il secondo titolo stagionale battendo in finale Guillermo Garcia-Lopez 7-5 6-2. Una carriera strana, quella del francese, spesa a portare in giro per il circuito un tennis serve & volley d’altri tempi, che spesso gli valeva l’onore di essere osservato come una specie in via d’estinzione. “Guarda lì, Llodra, potrebbe essere uno degli ultimi volleatori”. Poche soddisfazioni (una vittoria a ‘s-Hertogenbosch nel 2004) fino al 2008, quando il francese si inventa la migliore annata della sua carriera e tira giù due successi (Adelaide e Rotterdam) e il best ranking al numero 34. Il 2009 parte bene con la finale a Marsiglia, poi il vuoto: a 29 anni scivola al 144 delle classifiche e sembra il declino, fino alla resurrezione che non ti aspetti. Llodra riparte da Marsiglia, stavolta vincendo, arriva ai quarti al Queen’s ed ora, con quest’ultima vittoria, torna nei 40. Per il resto solite cose: Almagro si fa battere da un Istomin davvero in forma al secondo turno, Lopez contro ogni previsione cede subito alla wild card inglese Ward, che passa un altro turno prima di cedere a Dolgopolov. Un inglese che non sia Murray nei quarti di un torneo dell’Atp, roba rara, ma a Londra aspettino prima di esultare: Ward è giovane ma non è un fenomeno, tutte le speranze sono ancora riposte nell’Andy nazionale (scozzese).
Capitolo ‘s-Hertogenbosch: anche qui le sorprese si sono sprecate, con Baghdatis fatto fuori da Luczak, Robredo da Greul e, soprattutto, con Ljubicic e Troicki che sono riusciti a perdere da Falla e Giraldo (due che vengono dalla Colombia, notoriamente patria di erbaioli). In finale, però, ci sono arrivati ugualmente due bei giocatori: Sergiy Stakhovsky, questa settimana in modalità on, ha prima eliminato Malisse in semifinale e poi demolito in finale Janko Tipsarevic, altro giocatore dalla mano molto sensibile. L’esito della finale era scontato sia per lo stato di forma dell’ucraino che per la tendenza del serbo a perdere i match che contano: avesse vinto, la cosa avrebbe fatto più notizia del suo tatuaggio ispirato a Dostoevskij.
Sugli italiani poco da dire: con Seppi eliminato da Marchenko è toccato a Fognini reggere la bandiera e, a dire il vero, non ha ben impressionato. La sconfitta contro Garcia-Lopez, altro spagnolo che sull’erba se la cavicchia, ci poteva stare, ma battere Lapentti faticando come un dannato per tre set è parso davvero poco. Per inciso, non parliamo di Nicolas ma di Giovanni, quello che con Cristophe Rochus, Timo Nieminen e Marko Djokovic rientra nell’esclusivo club dei “fratelli scarsi”. In vista di Wimbledon c’erano anche quattro italiani iscritti alle qualificazioni: Ghedin e Cipolla si sono fermati al secondo turno, Aldi e Vagnozzi al primo. Con Bolelli impegnato nei Challenger (scelta umile, a patto di riuscire a racimolare punti) e Volandri che sta all’erba come io alla fisica nucleare, non era lecito attendersi di meglio.
Ora, però, è tempo di andare sulla sacra erba di Church Road, dove i nostri hanno pescato tutte teste di serie al primo turno. Non sarà facile, ma d’altronde sul verde non abbiamo momenti di gloria dal 1998 (quarti a Wimbledon di Sanguinetti e finale di Tieleman al Queen’s). Il primo turno non propone molte sfide di rilievo, salvo qualche curioso confronto tra mondi opposto, con Querrey che dovrà stare attentissimo contro Stakhovsky e Isner che se la vedrà con Mahut (qualificatosi a suon di maratone). Viste le sorprese delle ultime settimane, però, non è da escludere che qualche testa di serie importante cada nei primi turni. Il principale indiziato è Djokovic, che con un draw (teorico) Rochus, Dent, Montanes, Hewitt, Roddick non può certo dirsi contento: la strada per le semifinali sarà dura. Per il resto la storia è conosciuta ed è sempre la stessa: Federer e Nadal in pole, anche se più battibili rispetto al 2008.
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