I dolori del giovane Nick Kyrgios

Kyrgios Wimbledon
di Claudio Maglieri
“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore eppure continuo a giocare, perché non ho scelta”
“La verità è che odio il tennis, non amo questo sport ma allo stesso tempo non saprei che altro fare nella vita”
Il 27 aprile 1995, giorno in cui Nick Kyrgios venne al mondo, Andre Agassi era il numero uno Atp ed aveva vinto da pochi mesi i suoi primi Australian Open, ma nessuno immaginava che per lui il tennis fosse un incubo, che dentro il suo cuore ci fosse del disgusto per lo sport che tanto gli stava regalando. Il kid di Las Vegas, tra l’altro, non avrebbe mai pensato che vent’anni più tardi sarebbe sbucato un altro giocatore con i suoi medesimi tormenti interiori: invece, direttamente dall’Australia, ecco lo spaccone Kyrgios, personaggio che in poco tempo ha già diviso le platee grazie al suo talento ma soprattutto a causa dei suoi comportamenti sopra le righe.
Non è la prima volta che ci occupiamo del buon Nick: chi vi scrive, nello specifico, dedicò qualche riga al giovane australiano all’indomani del suo trionfo all’Open di Marsiglia, primo titolo Atp di una carriera che nonostante tutto potrebbe ancora essere costellata di successi. Eravamo a febbraio, Kyrgios giocò un tennis incredibile e vinse il titolo senza lasciare per strada alcun set, senza mai perdere il servizio (contro avversari di un certo livello, per giunta). Una settimana da sogno, che tanti tennisti baratterebbero con qualsiasi cosa: invece lui, con una certa supponenza, rilasciò dichiarazioni sorprendenti e, non contento, concesse il bis pochi mesi dopo a Wimbledon, dopo la scoppola rimediata da Andy Murray agli ottavi. “Sono giunto alla conclusione che questo sport non mi piace: una settimana sto bene e sono abbastanza motivato, l’altra invece mi sento scarico”.
Proprio vero, chi ha i denti non ha il pane e viceversa: un talento cristallino e un potenziale devastante, che però non hanno il supporto della testa, della voglia di arrivare, della forza di volontà. Dopo i Championships, Kyrgios ha staccato la spina e si è ripresentato a Toronto, per i Canadian Open: risultato? Sconfitto al primo turno dal 17enne Denis Shapovalov, 7-6 3-6 6-3 in un’ora e quaranta minuti. Shapovalov, mancino dal braccio fatato, ha conquistato il titolo junior a Wimbledon ed ha tutte le credenziali per diventare un fenomeno, ma attualmente è pur sempre il numero 370 del ranking e l’australiano non avrebbe mai dovuto farsi sorprendere. Con quell’atteggiamento, poi: sempre infastidito, ciondolante, aces e doppi falli a caso, colpi steccati, giocate senza un minimo di tattica o logica. Evidentemente il torneo canadese non gli porta bene, ripensando agli screzi verbali dello scorso anno con Stan Wawrinka, a Montreal.
Oggi, a 21 anni, Kyrgios occupa la 19° posizione della classifica e il suo futuro è ancora da scrivere. Possiamo tuttavia puntare le nostre fiches su un ragazzo che mostra di non amare ciò che fa, che non crede minimamente nella strada intrapresa? Il potenziale e il talento, da soli, non bastano, soprattutto se ogni scusa è buona per affermare che “mi sarebbe piaciuto diventare un giocatore di basket”. Agassi, per lo meno, ha sputato fuori i suoi rospi a carriera terminata, dopo aver vinto tanto ed essere diventato una leggenda del tennis: la differenza con Kyrgios, in fondo, è tutta qui.
Caro Nick, che intenzioni hai? Vuoi provare a lasciare un segno in questo sport oppure vuoi accontentarti di vivere alla giornata, di una carriera anonima fatta di qualche scalpo eccellente? Un personaggio come lui, se imparasse ad apprezzare quel che fa, darebbe al tennis una scossa incredibile. E allora, in un’epoca in cui stanno andando di moda i supercoach, gli ex campioni in panchina, lanciamo una provocazione: e se fosse proprio Agassi l’uomo giusto per dargli stimoli definitivi? Chi meglio di lui potrebbe capire l’odio per il tennis e aiutarlo a trovare le giuste motivazioni? Kyrgios, in fondo, è ancora giovanissimo: tanti esperti di calcio aspettano ancora l’esplosione di Mario Balotelli, per cui…
 

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