God save the smutandata (ma anche no)

di Sergio Pastena

Parliamo di un argomento molto controverso: le time violations. Il regolamento vuole che, finito un punto, passino al massimo 25 secondi (20 negli Slam) prima di quello seguente. Ieri, durante Federer-Kudla, è comparsa una scritta col delay medio: 15 secondi lo svizzero, 18 l’americano. Non sempre, però, è così, e quando si parla dell’argomento tutti puntano il dito verso Nadal.

“Povero Rafa… ce l’hanno sempre con lui. Sono invidiosi! Vogliono danneggiarlo!”

Questo è il tenore dei commenti sui forum da parte degli ultrà nadalisti, che in quanto ultrà soffrono di smottamenti cerebrali (non solo quelli di Nadal, tutti i tifosi “esasperati”). La regola dei 25 secondi c’è da anni: tanto per dire, l’Atp Rulebook del 2006 recita “A Time or Code Violation must be assessed if the ball is not struck for the next point within the twenty-five (25) seconds allowed, except if the Chair Umpire extends the time for special circumstances defined by the ATP”.

Tuttavia, per non lasciare nulla al caso, scioriniamo qualche statistica.

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Le pause alla Nadal

Il grafico che vedete sopra riporta quanto in media è durato ogni punto negli incontri di secondo turno di Indian Wells. Qualche precisazione:

1) Quei numeri non sono il tempo tra un servizio e l’altro, dati purtroppo non disponibili. Sono i secondi passati in media per ogni punto, ottenuti dividendo la durata dei match per i punti giocati

2) E’ vero che alcuni giocatori scambiano molto da fondo e altri meno ma la cosa, come vedremo, non influisce sulla statistica: non dimentichiamo che in un tennis potente e rapido come quello di oggi ci sono più pause che tennis giocato. Allo stesso modo i cambi di campo, uguali per tutti, non falsano i numeri (anzi, in teoria, favoriscono quelli che perdono tempo appiattendo la media)

Cosa ci dice il grafico? In media, nel secondo turno, ogni punto ha portato via 43 secondi. Quelli del match di Federer sono durati 34 secondi, quelli di Nadal 52, nove secondi oltre la media.

Partita lottatissima? Scambi avvincenti? Recuperi miracolosi? Macchè! Nadal ha chiuso 6-1 6-3 e con la prima ha vinto 26 punti su 27, quasi sempre in pochi colpi per via dell’inferiorità dell’avversario. Eppure i punti sono durati più di quelli di Garcia Lopez-Murray, col britannico che si fermava a imprecare contro sè stesso tra uno scambio e l’altro.

“Vabbè– direte voi- ma è solo un match!”. Perfetto: altro grafico.

A sinistra abbiamo i dati sulle partite dai Fab Four nel 2012: Nadal è nettamente oltre la media. Persino Djokovic, che con le pause non ci va tenero, non arriva ai suoi livelli. Abbiamo preso anche le statistiche degli ultimi tre incontri con Nadal degli altri tre big: quando giocano contro lo spagnolo, i punti durano dagli otto ai dieci secondi in più. Infine, perché sia chiaro che non c’entra il tipo di gioco, abbiamo aggiunto le statistiche di Ferrer, l’arcivescovo dei pallettari: niente da fare, anche lui ci mette molto meno tempo di Nadal. E quando due “ritardatari” come Djokovic e Nadal si incontrano vengono fuori partite che durano secoli.

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Le dichiarazioni di Rafa

Riprendiamo le parole di Nadal da un articolo di Riccardo Bisti su Tennisbest.

“Non possiamo aspettarci di giocare una partita di 6 ore a ritmi folli e scambi pazzeschi con solo 20 secondi di riposo tra un punto e l’altro. Se l’arbitro richiama i giocatori va bene, bisogna adeguarsi. La regola c’è, ma per come la vedo io è importante soprattutto l’interpretazione dell’arbitro. In condizioni normali possono essere sufficienti 15 secondi tra un punto e l’altro, ma bisogna anche capire come si sviluppa la partita…e questo è il ruolo dell’arbitro. In carriera ho ricevuto un sacco di richiami e li ho sempre accettati. Fa parte del gioco e bisogna rispettare le regole, ma non bisogna mettere i paraocchi”.

Le avete lette? Bene, ora “sezioniamole”.

Apparentemente sono parole ragionevoli, perché non tutti i punti sono uguali: se giochi uno scambio da 30 colpi e sei in campo da 4 ore non puoi recuperare in 20 secondi. L’arbitro, in quel caso, deve essere “ragionevole”. Giustissimo, peccato che le regole Atp già prevedano casi del genere: come abbiamo visto l’arbitro ha un margine di discrezionalità. Il problema è che Nadal, diremmo a Napoli, pone la questione come un “figlio ‘e ndrocchia”, ovvero un furbacchione. A sentirlo sembra che le sue lunghe pause siano dovute alla fatica allucinante che fa in campo. Due obiezioni facili facili:

1) Perché Ferrer, che è più vecchio di te e passa ore a correre, ha tempi molto inferiori?

2) Cosa c’era di estenuante nel match di ieri contro Leonardo Mayer?

Domande senza risposta, perché i tempi di Nadal si dilatano per altri motivi. Il maiorchino, come noto, prima di ogni servizio celebra una specie di messa che va dalla smutandata al rimbalzo perpetuo della pallina, tutto per trovare la giusta concentrazione e sparare un ace sulla palla break.

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Se tutti facessero così?

Presto detto: se tutti i match avessero avuto tempi “nadaleschi” le partite di secondo turno sarebbero durate nel complesso dieci ore in più. Prendiamo ad esempio il campo 8 di Indian Wells, che ha ospitato la maratona tra Istomin e Chela: nonostante non ci fossero “Not Before”, han finito di giocare poco prima della sessione serale. Coi tempi “alla Nadal” avrebbero finito un’ora e mezza dopo. A questo punto è facile capire come bastino un paio di “maratone” a far slittare tutto a notte fonda.

Nel caso di Indian Wells non è un problema: hanno tanti campi, basta spostare i match. Ma i tornei che hanno meno campi? E gli Slam, che ospitano centinaia di partite al meglio dei cinque e nei quali si gioca dal mattino? Immaginate l’effetto che avrebbero pause del genere su uno Slam disturbato dalla pioggia. Le soluzioni sarebbero due: giocare la finale il mercoledì oppure inventarsi le sessioni “notturne” con somma gioia di tennisti e pubblico. Insomma, il concetto è chiaro: col numero di partite che c’è oggi non sarebbe possibile gestire pause così lunghe. All’Atp lo sanno benissimo, tant’è che il capo degli arbitri Molina ha dichiarato: “La ragione per cui tutto questo è diventato un problema è che due o tre dei top players sono più lenti rispetto agli altri giocatori. Mentirei se dicessi che ogni partita si svolge regolarmente”. In altre parole se Nadal perde tempo va bene, se lo fanno Kudryavtsev o Machado no.

Rilette in questa chiave, allora, le dichiarazioni “diplomatiche” di Nadal assumono toni quasi da guappo, tanto per continuare col napoletano. Rafa, infatti, dice che sono gli arbitri a dover sanzionare e che lui non si lamenta per i warning. Bella forza, ormai non glieli danno più perché tanto non andrebbero oltre: avete mai visto Nadal beccare un penalty point per time violation? Vorrei proprio vedere come reagirebbe! Queste cose l’iberico, che non è un fesso, le sa perfettamente e sa che se fosse un Santiago Ventura qualunque non potrebbe permettersi certi comportamenti. Ergo, le sue parole assomigliano a quelle del Marchese del Grillo.

“Mi dispiace: ma io sò io… e voi non siete un cazzo”

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Postilla: lo spettacolo non c’entra

Si potrebbe obiettare che, se gli arbitri “tollerano”, è perché al pubblico lo show di Nadal piace. Verissimo. Tuttavia c’è un limite che nessuno sport, per nessun motivo, dovrebbe superare: quello dell’equanimità.

Mi spiego meglio. Gli sport, oggi, sono dei business e ci sono decisioni “politiche” tese a cambiare il gioco, ad esempio l’introduzione del rally point system nella pallavolo o il divieto al portiere di bloccare i passaggi dei compagni nel calcio. Regole che, discutibili o meno, valgono per tutti. Esistono anche prassi consolidate che stravolgono i regolamenti. Prendiamo il fallo di piede: non si può eliminare ma se lo chiamassero sempre sarebbe una catastrofe per lo spettacolo, così i giudici lo chiamano solo nei casi più clamorosi. Anche in questo caso, però, la cosa vale per tutti.

La questione delle time violation di Nadal, invece, è diversa: lui e Djokovic (che pure sfora anche se di meno) hanno acquisito un diritto superiore a quello dei colleghi. Loro possono prendersi più tempo, il qualificato non può. E’ una differenza non da poco, non solo per il recupero ma anche perché quei secondi aiutano nella ricerca della concentrazione, un fattore importantissimo per due dei tennisti con la maggiore solidità mentale nel circuito. Inoltre, quando l’avversario sta giocando bene, tempi di attesa eccessivi possono danneggiarlo (è lo stesso principio dell’MTO “tattico”). Il tennis vive una situazione abbastanza irritante che deriva da un atteggiamento pilatesco dell’Atp, che sa di non poter accordare a tutti mezzo minuto tra un punto e l’altro ma non vuole rompere le uova nel paniere a due galline dalle uova d’oro introducendo lo “shot clock” per misurare il tempo. God save the smutandata.

Ma in questa storia chi è che perde? Semplice: la credibilità del tennis. E’ come se nel calcio permettessero a Casillas di perdere tempo senza essere ammonito perché gioca nel Real.

E allora mi associo a Bisti, ma ovviamente lo faccio in napoletano: “Vulimme o sciott clocc!”.

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