di Daniele Galosso
“Se gli alieni arrivassero sulla Terra e si trovassero di fronte a questa partita, penserebbero che…”. Quante volte si è abusato di un simile costrutto condizionale per spiegare match incanalati su versanti all’esatto opposto di quelli che i numeri alla vigilia avrebbero dovuto garantire. Qualcosa di analogo è capitato ieri al Challenger di Torino, campo 5, tardo pomeriggio. Un signorotto di mezz’età dall’aria un po’ spaesata (no, non le sto dando dell’alieno… non mi permetterei mai!) si è presentato in tribuna sul tramontare del secondo turno tra Alessandro Giannessi, spezzino ai limiti dei top500 ad inizio stagione, e Daniel Gimeno Traver, capace solo la settimana prima di strappare un set a Murray nel tempio di Wimbledon. Punteggio di 6-4 5-1 per l’azzurro. “Come sono messi in classifica?”, la legittima domanda del signorotto. “Cinquantanove contro trecentosettantadue”, la pronta replica di un addetto ai lavori nei paraggi. Scontato sottolineare come sia dovuta seguire la spiegazione per cui il match era ormai saldamente nelle mani del trecentosettantadue e non del cinquantanove.
Signorotto o alieno, però, la questione non cambia: ieri la realtà ha apertamente striso rispetto alla carta. Al di là del singolo risultato, che può essere figlio di mille differenti fattori. Ma Giannessi ha impressionato il pubblico piemontese per la qualità della prestazione offerta. Servizio e diritto come marchi di fabbrica, ma anche un’inedita solidità in tutti i fondamentali che gli ha permesso di reggere la forza d’urto dell’iberico, pur reduce da un agevole 6-1 6-4 al primo turno contro l’austriaco Fischer.
Lo spezzino è stato breakkato una sola volta nel match, a freddo. E Gimeno Traver ha dato l’impressione di poter strappare il servizio solo se coadiuvato da un passaggio a vuoto dell’avversario che non si è però più ripetuto. Con la potente prima Giannessi si è costruito manciate di punti e con un paio di ace ha saputo districarsi da situazioni critiche. Con la seconda, sempre profonda e lavorata, ha impedito allo spagnolo di essere ficcante con la risposta: giustificato, insomma, anche qualche doppio fallo di troppo. Ma la sfida, lo spezzino, l’ha vinta anche e soprattutto da fondo campo, imponendosi a sorpresa al quotato avversario nei braccio di ferro coi piedi fuori dal campo. Alcuni vincenti di diritto, ma innanzitutto la capacità di replicare alle accelerazioni di Gimeno Traver e costringerlo ad andare fuori giri per primo: già al termine della prima partita il pallottoliere non era più in grado di conteggiare i colpi fuorimisura dell’iberico. Il tutto condito, che non guasta mai, da un solido atteggiamento mentale che mai ha vacillato. Nemmeno sul 6-4 5-1, quando lo spagnolo ha avuto un’impennata d’orgoglio, Giannessi ha regalato un solo quindici, chiudendo un game eterno durante il quale si è visto costretto ad annullare una mezza dozzina di palle break.
Oggi il 21enne azzurro, al primo quarto di finale in carriera a livello Challenger, sfiderà il brasiliano Julio Silva, giustiziere di Cipolla al secondo turno. Nella sua rincorsa alle prime 300 posizioni del ranking Atp che, di questo passo, potrebbe coronare a breve. Perché è difficile capire quali siano esattamente le potenzialità ed i margini di miglioramento del giovane ligure, ma è certo che attualmente meriti ben più della 372° posizione mondiale. E questo lo capirebbe anche un alieno.