di Alessandro Nizegorodcew e Alessandro Nobile
In questa sede svilupperemo l’argomento degli Australian Open con l’aiuto di un grande ex giocatore italiano, Renzo Furlan, che ha racconta in esclusiva a Spazio Tennis le sue impressioni sullo Slam “down under”.
Qual è il tuo ricordo più bello legato agli Australian Open?
“Il ricordo più bello è il match vinto al 1° turno del 1996 contro l’australiano Draper dopo una battaglia di cinque set, in un incontro che aveva cambiato padrone più volte nel corso di più di quattro ore, tra crampi e game infiniti e combattuti. Superai poi Albert Costa e quindi Goran Invanisevic. Un grande torneo.”
Secondo te perché gli italiani non hanno quasi mai risultati importanti in Australia, è un problema di preparazione?
“Sicuramente l’Australian Open è, insieme a Wimbledon, il torneo più difficile da preparare, soprattutto perché il torneo oceanico arriva subito dopo due mesi, novembre e dicembre, che sono principalmente utilizzati per la preparazione fisica e non è facile arrivare pronti a gennaio.”
Cosa ne pensi dei nuovi “matrimoni” Djokovic-Becker, Federer –Edberg e Bruguera – Gasquet?
“Io penso sia una cosa molto bella, sono stati grandi campioni e hanno dato molto al tennis, quindi rivederli nel ruolo di allenatori penso sia una cosa molto bella che puo far bene al circuito; e non dimentichiamo che hanno vissuto il tennis ad altissimo livello, quindi possono insegnare molto sia tecnicamente sia per quanto riguarda la fame di vitttoria.”
Cosa ne pensi dell’esordio di Nadal contro Tomic, partita ostica?
“Secondo me è una partita molto difficile, soprattutto perché si tratta di un match di primo turno, se fosse un quarto di finale sarebbe un po’ più facile per il maiorchino; dall’altra parte della rete c’è Tomic che in Australia ha sempre fatto bene, soprattutto perché beniamino di casa.”
Passando a Federer, quante e quali difficoltà si possono incontrare nel cambio di racchetta?
“Se è una cosa che può favorire il tennis di un giocatore, si può fare senza incontrare molte difficoltà, nel caso di Roger però la questione non è così facile, dato che ha giocato tutta la vita con l’altra racchetta e ormai ha 33 anni, di conseguenza è molto difficile abituarsi. Penso che rispetto al tentativo dell’anno scorso questo cambio sia stato effettuato più gradualmente e con maggiore programmazione.”
I tuoi ragazzi Pietro Licciardi e Federico Maccari, entrambi classe 1994, come proseguono la loro crescita?
“Abbiamo fatto un mese intero di preparazione, a dicembre, e vogliamo arrivare fino a fine gennaio mettendo nel serbatoio 8/9 settimane di lavoro che a quest’età sono importantissime. La nuova stagione partirà dal gradino più basso, ovvero i futures; Licciardi è nei 900 del mondo, mentre Maccari è un po più indietro, nei 1200, quindi lavoreremo duramente per migliorare partita dopo partita, anche perché i ragazzi stanno bene; il percorso è ancora lungo e sappiamo che saranno importantissimi i prossimi due anni. Ormai l’età media dei primi 100 è di 27 anni e l’obiettivo deve essere quello di avvicinarsi intorni ai 24-25 anni.”
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