Se il tempo tiranno, come noto, scorre talmente veloce da rubare ogni secondo delle nostre esistenze senza darci alcuna possibilità di prendere atto di tale ingiustizia almeno nell’immediato, per fortuna nulla può quando ci sono di mezzo intense emozioni che sono solite sedimentarsi per l’eternità all’interno della mente e dell’anima di chi le vive in prima persona. Oggi vi parleremo per l’appunto di un turbamento emotivo collegato all’universo tennistico che ci ha regalato Fabio Fognini in occasione della sua forse più grande impresa sportiva. Come ricorderete, l’attuale numero 11 al mondo lo scorso anno ha conquistato l’ATP 1000 di Montecarlo dopo quasi 51 anni dall’ultima volta che un italiano aveva osato mettere piede nell’Olimpo di una delle dieci manifestazioni tennistiche più importanti in assoluto dopo i 4 Slam. L’ultimo a riuscire in tale impresa era stato Pietrangeli nel 1968 e all’epoca l’ATP 1000 non era nemmeno un torneo Open. Superando sulla terra rossa un ostico Lajovic per 6-3 6-4 grazie a un tennis giocato all’insegna della concretezza e della precisione, Fognini, oltre a rompere un tabù che durava da troppo tempo ormai, si è dimostrato capace di portare in alto il nome del nostro paese. L’istantanea più bella di quell’epico scontro conclusivo vede un concentratissimo Fabio non demoralizzarsi dopo aver fallito il primo dei tre match-point valevoli per la vittoria che avrebbe potuto innervosire chiunque ma non lui, non il Fognini di quell’aprile del 2019 che ogni volta che brandiva la racchetta descriveva parabole di rara bellezza. Il secondo tentativo per fortuna nostra andò a buon fine e il cielo del Principato di Monaco si tinse come per magia di un azzurro così intenso da lasciare a bocca aperta anche noi telespettatori. Un miracolo sportivo si era appena compiuto!
Una gioia indescrivibile
Il trionfo di Fognini nell’ATP 1000 di Montecarlo del 2019 ai danni del serbo Dusan Lajovic può certamente entrare a far parte a tutti gli effetti degli avvenimenti sportivi di portata storica che metaforicamente abbracciano non solo gli appassionati azzurri di tennis professionistico, ma anche gli amanti di qualsiasi tipo di sport dello Stivale. L’emozione che abbiamo provato nel vedere con i nostri stessi occhi un italiano vincere nuovamente quel torneo così interessante e al contempo impegnativo, dopo l’impresa nel 1968 di Pietrangeli, risulta ancora adesso indescrivibile sebbene sia trascorso un anno da allora. La bellissima Montecarlo, città abituata a ospitare tantissimi imperdibili eventi di carattere ludico come l’EPT di poker ma anche F1, Rally e persino meeting di atletica leggera, in quell’occasione è stata involontariamente teatro di un risultato che rimarrà scolpito nella pietra per sempre. E noi da casa, a nostra volta, siamo stati testimoni diretti del percorso in crescendo di Fognini il cui punto più alto si è avuto con la finale disputata quasi alla perfezione. Il serbo suo avversario ha provato in tutti i modi a riaprire un match che lo ha visto in difficoltà soprattutto nel primo set, in cui nulla ha potuto contro il ligure, ma invano. Alla lunga le variazioni e le smorzate di Fabio hanno avuto la meglio sulla frenesia di Lajovic che si è ben presto disunito commettendo errori imperdonabili.
Il turning-point nel match contro Nadal?
A mente lucida e a distanza di tempo possiamo affermare con certezza che il turning-point del percorso di Fognini durante il torneo ATP Masters 1000 dello scorso si è palesato durante l’incontro con Nadal. L’incredibile prestazione del ligure in semifinale contro il campionissimo spagnolo, abituato da sempre a giocare le finali di ogni manifestazione, è stata tale poiché il nostro beniamino è riuscito a controllare l’incontro dal primo all’ultimo minuto, chiaro segnale che nessuno avrebbe potuto in alcun modo fermarlo. Molti sostengono ancora oggi che Nadal abbia giocato una partita davvero sottotono rispetto ai suoi standard. Noi, al contrario, non siamo d’accordo: secondo il nostro punto di vista Fognini era talmente in ritmo che il suo è stato un monologo di rara maestria. Nonostante alcuni punti persi, l’atleta italiano con la giusta rabbia è stato poi capace di rialzarsi subito. Ecco perché lo scontro finale con Lajovic era in fondo già segnato. Certo, all’epoca l’emozione era troppa per poter ragionare con lucida freddezza, figurarsi quando Fabio vinse il Masters 1000 di Montecarlo dopo i fasti di Pietrangeli.