di Marco Mazzoni (@marcomazz)
Quando si entra in “zona Fognini” ci si avventura in mondo particolare, fatto di luci folgoranti ma anche zone d’ombra.Da Fabio puoi aspettarti di tutto, nel bene e nel male. Anche diventare uno dei 3 eletti capaci di battere the King of Clay Rafa Nadal per due volte di fila su terra… Già, tutto vero. Ieri a Barcellona Fabio ha esaltato gli appassionati nostrani con una prestazione degna del “Fogna” DOC. Battere Nadal in casa, dominandolo sul piano del gioco non è una cosa banale. Verissimo che il maiorchino non ha giocato al suo meglio, tanto da dire nel dopo partita che il suo dritto è stato “volgare” (parola esatta); però Nadal non muore mai, non ci sta a perdere, ancor meno su terra ed in casa sua.
Bravo bravissimo Fabio, che dopo un periodo fatto di alti e bassi notevoli, ha forse riannodato quel filo che 14 mesi fa l’aveva portato al n.13 della classifica mondiale. Ad un passo da quella Top10 a cui tecnicamente può appartenere. Recentemente avevo proprio parlato di lui, di come il suo gioco fosse entrato in una fase nebbiosa, quasi inspiegabile, lontano da quella continuità che l’aveva avvicinato alla Elite. Chiaro che l’handicap principale fosse il lato mentale, il suo vero punto debole. E non parlo tanto della sua “furia”, dei suoi scatti d’ira spesso clamorosi, piuttosto della incapacità di tenere alta la concentrazione per spingere a tutta sull’acceleratore. Un vero peccato perché Fognini è uno dei tennisti più intriganti, dotato di un talento raro, quindi anche prezioso. E’ uno di quelli che eleva lo swing di una racchetta ad arte, inventando tennis, traiettorie diverse, accelerazioni vincenti. Emozioni. Pochissimi tennisti appassionano, esaltano, ma anche illudono e dividono quanto lui. Facile puntargli il dito contro dopo una sconfitta condita da qualche frase ed atteggiamento eccessivo… Fabio è così, e penso non sia nemmeno corretto volerlo inquadrare a tutti i costi. Fognini è un ragazzo particolare, difficilmente catalogabile. Sfugge a definizioni, e questo è forse il suo vero fascino, una sua debolezza ma anche parte della sua forza. Avrà molti detrattori, ma è innegabile che quando gioca bene riesce a darti tanto sul piano delle emozioni e del divertimento puro, e questo vale tantissimo, ancor più in un circuito sempre più avaro di giocatori capaci di sorprenderti.
Come ieri, quando d’incanto è riuscito a ritrovare l’intensità, la continuità di prestazione, cancellando quei difetti tecnici che l’avevano penalizzato non poco negli ultimi mesi. Infatti comprando il suo tennis di Barcellona con quello del periodo precedente, è evidente come nella zona d’ombra dei mesi passati il difetto primario fosse stata la bassa intensità. Fiammate, momenti di pura esaltazione, ma più frutto di reazioni nervose che di una condotta ad altissimi giri-motore dal primo all’ultimo 15. Questo forse derivava da un mix perverso di poca fiducia ma anche da una condizione fisica generale meno buona, meno brillante. Ieri tutto pareva cancellato, come d’incanto. E’ tornato quel giocatore veloce, reattivo e pronto a spingere, ribaltando gli scambi più duri. Evidentissimo poi come in questa settimana ha ritrovato una posizione di campo meno arretrata. Questo fa enorme differenza, poiché stando con i piedi più vicino alla riga riesce ad anticipare di più, e questo si riflette nella condotta di gara perché riesce a governare lo scambio, la luce si accende ed i colpi tornano a filare via veloci, “cattivi” e più precisi. Un tennis finalmente più presente, meno passivo e più esplosivo.
Contro Nadal è stata “solo” una grande vittoria, ma può essere uno di quei match che ti cambia dentro, e che può cambiarti il momento, ed in parte la stagione. Lui è un umorale, uno che deve sentire qualcosa, forte e chiaro, e quindi cavalcare questa sensazione. E’ bellissimo che tutto sia arrivato proprio adesso, quando la stagione su terra è appena iniziata. L’anno scorso siamo stati a rammaricarci per come abbia un po’ “buttato” il momento migliore dell’anno, perso in una inspiegabile lotta contro tutto e contro tutti, non riuscendo nemmeno a godersi il periodo più fulgido della sua carriera, quasi eclissandosi e vivacchiando. No. Fognini ha tutto quel che serve per stare lassù, con i grandi. Tutti ci auguriamo che in Fabio sia scattato qualcosa, che sia iniziata “l’operazione rilancio”, ritrovando l’intensità, il vigore fisico, la presenza, la velocità e soprattutto la continuità dei momenti migliori. In una parola, il suo miglior tennis. Barcellona, Madrid, Roma, Parigi. La rotta della terra battuta. Un rally da vivere in prima pagina.
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