di Gianluca Dova
La seconda giornata del torneo prevedeva l’esordio di Fognini e Seppi, con dei test non agevoli per motivi diversi. Fogna affrontava il brasiliano Joao Souza, dal fisico da tronista e con la tigna e cattiveria di chi viene dalle favelas, mentre Andy inontrava il caldissimo qualificato francese Rufin.
Il brasiliano non è certo un talento ma l’anno scorso fece quarti e se si entra in lotta non si risparmia, come per altro non lo fa in allenamento. Il suo gioco gira su un buon servizio ed un diritto molto aperto vagamente ispirato a Guga che è una vangata, ma non ha un gioco di gambe sufficiente sulla terra e una mano decente. Una partita, insomma, di quelle che Fabio deve vincere ma che si può complicare se si arriva nella lotta. Fognini inizia così così: la sua superiorità da fondo è evidente, troppo più veloce di gambe e solido nei fondamentali ma si vede che non ha la costanza mentale di chi è già rodato. Il giocatore di Arma di Taggia si complica la vita con errori banali in palleggio andando sotto un paio di volte di un break ma tirando sempre fuori il meglio quando si trova sotto, recuperando e vincendo un primo set in altalena. Spettacolari alcune sue conclusioni, specialmente le palle corte ed i lungolinea di rovescio. Il tema non cambia nel secondo: è sempre lui a fare la partita, detta la danza ma sempre sul più bello si complica la vita, rischia di andare al terzo ma nel tiebreak fa un paio di numeri pazzeschi. Uno in particolare merita di essere raccontato: sul 2 a 0 per il brasiliano, Souza ha uno smash facile che non chiude, Fabio recupera anche il secondo ma lì sembra finita ed invece sul terzo smash si inventa un passante stretto di rovescio a due mani praticamente in braccio alla raccattapalle, con la palla che era alta un metro e mezzo ed un paio di metri da fuori dal campo. Applausi. Sulla scia di questo colpo, incredibile, vince anche il tiebreak e chiude la partita. Parlando con Fabio dopo la partita mi dice: “Purtroppo mi mancano le partite e faccio ancora troppi errori. Fisicamente sto bene, specialmente quando gioco, mentre dopo la partita ho sempre un dolore al piede. Devo avere pazienza e ritrovare il ritmo partita, il dolore dopo il match mi hanno detto che comunque durerà un anno, sto cercando di gestirlo. Il prossimo incontro adesso sarà con Baghdatis sul centrale e sono queste le partite che piacciono a me”.
Mi trasferisco sul campo di Seppi dove si sta svolgendo una lotta durissima, Ruffin gioca in maniera incredibile macinando dritti e rovesci fino al 6-1 e 5-4 e servizio per lui, ma qui è bravo Andy a far sentire la sua presenza ed il francese s’incarta sul più bello con qualche errorino. Nel tie-break e nel terzo è bravissimo l’altoatesino a far girare la partita con l’incrociato di diritto ed il lungolinea di rovescio togliendo sicurezze al francese, che pure non fa mai una piega nemmeno sulla palla del 4-4 che prima viene chiamata fuori e poi corretta mandando Andy a servire per il match. Sul più bello va 0-30 ma ne esce soprattutto con il servizio e chiude una partita durissima e a fine partita Sartori è particolarmente soddisfatto:“Non era facile, il francese sta giocando così da due mesi dai tornei negli Stati Uniti. Bravo Andy a vincerla pur soffrendo”.
Mi guardo anche il doppio dei campioni uscenti Braccio e Poto contro Paul Hanley e Jordan Kerr, partita che vede iniziare benissimo gli azzurri in vantaggio di un set ma che gira, come spesso capita, su un paio di killer point nel secondo e su un punto al super tie-break. A fine partita Braccio mi dice.”E’ girata male. Vincendo due killer point potevamo vincere il secondo e chiuderla lì. L’anno scorso è andata bene, quest’anno meno: il doppio è anche questo, ci sta”.
Oggi in campo solo Poto contro il qualificato ungherese Attila Balazs che esce vincitore dopo una vittoria in tre ore contro lo slovacco Lacko in una partita durissima, infinita. Una buona occasione ma una partita sicuramente da prendere con le molle.
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