di Sergio Pastena
Si chiamano “congiunzioni astrali”. Nadal e Federer assenti, Djokovic che si fa inopinatamente sbattere fuori da Querrey all’esordio, Murray sorpreso dal giovane (e forte) polacco Janowicz, poi finalista contro ogni pronostico.
Tutto su misura per David Ferrer, che finalmente culmina una carriera da ricordare con la sua vittoria più grande, quella in un Atp 1000. A Parigi Ferru, oggettivamente, ha avuto un finale in discesa contro Llodra e Janowicz: certo, parliamo di un artista della racchetta e di un prospetto di quelli davvero forti, ma si parla pur sempre di un Atp 1000 e le semifinali di solito son roba per i magnifici quattro. Il suo Atp 1000, probabilmente, Ferrer l’ha vinto nei quarti di finale facendo fuori Tsonga per la delusione del pubblico di casa.
E veniamo a Janowicz, che prima di Murray aveva portato a casa lo scalpo di Cilic e poi si è ripetuto con Tipsarevic e Simon. Un tabellone decisamente complesso, con tre teste di serie e un ex numero 6 del mondo, per la più grossa sorpresa della stagione. Ora Jerzy è numero 26 al mondo, nel tennis che conta c’è anche lui. Nel tennis che conta, inoltre, ci è tornato Sam Querrey, finalmente risvegliatosi dopo un’annata difficilissima: con Isner in calo gli americani puntano anche su di lui per non fare affondare totalmente la barca mentre ci si aggrappa con la forza della disperazione all’esplosione di Ryan Harrison.
Capitolo italiani: Seppi passa un turno e cede a Berdych, non conferma gli ottavi dell’anno scorso ma la sua resta una stagione semplicemente eccezionale. Altri italiani non ce n’erano perché Fognini, primo dei non ammessi, aveva perso nelle qualificazioni con Dasnieres de Veigy. Ad ogni modo due trofei e cinque finali (due Seppi, due Fognini, una Volandri) sono grasso che cola rispetto a quanto visto negli anni precedenti.
E ora sotto con il Master, dove Murray ha già battuto in tre set Berdych: per gli Ercolini del tennis è arrivata l’ultima fatica dell’anno.
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