di Andrea Martina
Probabilmente esistono due Roger Federer. Il primo, saggio ed esperto, è consapevole di non avere più la brillantezza di qualche anno fa e quindi sceglie di centellinare i suoi sforzi e concentrarsi solo su qualche torneo in particolare, accettando di perdere un ottavo o un quarto di finale da tennisti che appartengono ad una generazione non sua.
Il secondo, testardo e affamato, è convinto che può battere chiunque quando è in giornata ed ha ancora tantissime frecce al suo arco nonostante le lancette del tempo continuino a correre.
Anche se il confine tra le due parti è sottile, questo mese d’Ottobre è stato importantissimo per farle venire fuori, ben visibili, e tutto potrebbe partire da quel famoso torneo di Shanghai.
Il fatto che Federer abbia salvato 5 match point per vincere un banale secondo turno con Leonardo Mayer è ormai storia, ma la capacità con cui è riuscito a vincere addirittura il torneo ha sorpreso tutti. Il match di semifinale con Djokovic è stato un autentico show di tattica e di tecnica per non parlare della vittoria in finale contro Simon, incontro vinto in una giornata-no, come solo i grandi campioni sanno fare.
Le dichiarazioni che seguirono la finale erano sicuramente figlie del Federer saggio: “dopo questo torneo sono pronto a giocare Basilea, Parigi, Londra e la Coppa Davis. Vedrò partita dopo partita e probabilmente giocherò Parigi”. Considerando che vincere la Coppa Davis è in cima ai suoi pensieri, che la Masters Cup di Londra vale mezzo Slam e che a Basilea gioca in casa, era molto facile pensare nel suo ritiro dal Master 1000 di Parigi-Bercy per conservare le energie. Un ragionamento che gira come un orologio.
Inoltre, sempre nei giorni che hanno succeduto la vittoria di Shanghai, Federer aveva postato alcune foto sui social in cui si allenava sulla terra rossa, la superficie scelta dai francesi per la finale di Coppa Davis. Foto che volevano dire solo una cosa: l’obiettivo di fine stagione è quello, il resto passerà in secondo piano, d’altronde la Davis è l’unico grande trofeo rimasto da vincere.
Però qualcuno provocatoriamente ha preso la calcolatrice e ha fatto notare che in classifica tra Djokovic e Federer ci sono circa 1000 punti di distacco. Da qui alla fine lo svizzero nei prossimi 4 tornei può potenzialmente conquistarne oltre 3000 punti, mentre per Djokovic (che giocherà solo Parigi e Londra) sono solo 2500. A questo punto se Roger dovesse vincere il torneo di Basilea (mentre questo pezzo viene scritto il torneo è alle semifinali, ndr) e almeno un singolare in Coppa Davis potrebbe crearsi un interessantissimo testa a testa per il numero 1 nei due Master che chiudono la stagione.
Ed ecco che entra in scena il Federer testardo e affamato.
Ieri le agenzie di stampa hanno battuto queste sue dichiarazioni: “Arrivati a questo punto la mia priorità è terminare al numero 1 del ranking”. Il campione rilancia.
Se pensiamo a quello che era Federer lo scorso anno possiamo capire meglio la grandezza di questo tennista. Nel 2013, a 32 anni suonati, stava giocando i tornei di Basilea e Parigi per prenotare gli ultimi posti al Master di fine anno di Londra, dove solo i primi 8 del mondo possono partecipare. Un qualcosa di insolito per lui che si qualificava sempre nei primi posti e con larghissimo anticipo (alcune volte prima di settembre).
Con un anno in più e una stagione tremenda alle spalle ci ritroviamo a discutere le sue effettive possibilità di finire l’anno al numero 1 del mondo. Un qualcosa che ha dell’incredibile se pensiamo che in questo 2014 non ha vinto neanche un torneo dello Slam.
Ma non è l’unico caso. Da quando l’ATP ha computerizzato le classifiche (1973) ci sono stati solo due anni in cui il numero 1 a fine stagione non aveva vinto nemmeno una prova Slam: nel 1975 ci riuscì Connors (perdendo le finali degli Australian Open, Wimbledon e US Open) e nel 1982 fu la volta di McEnroe che raggiunse solo una finale a Wimbledon.
Il fatto che Federer possa essere il terzo caso di questa curiosa statistica deve far rifletterci su una cosa: quest’anno lo svizzero ha avuto una straordinaria continuità nei risultati nonostante i suoi 33 anni.
Ma quali sono le sue reali possibilità di chiudere la stagione al numero 1?
IL VANTAGGIO DI DJOKOVIC: il serbo, fresco papà, ha due tornei in meno per fare punti ma più energie da spendere nel Master di Parigi e di Londra (dove il bottino per il ranking è più importante). Il vantaggio di 1000 punti, poi, può essere una comodo cuscino se riesce ad andare in fondo ad entrambi i tornei, dove potrebbe anche perdere una finale e mantenere comunque il primato.
IL FEDELE ALLEATO: ancora più dell’erba, negli ultimi anni della carriera Federer ha fatto vedere le cose migliori sul cemento indoor nei match due su tre. Tutte caratteristiche che ritroverà in questi tornei con la sola eccezione della Davis.
Nel 2011 non vinse nessuna prova dello Slam ma nel finale di stagione mise a segno una tripletta devastante Basilea-Parigi-Londra. Riuscì a vincere il Master di fine anno anche nel 2012 e nella scorsa stagione fu proprio nei tornei indoor che giocò un tennis almeno decente rispetto al resto dell’anno.
La cura Edberg ha fatto il resto dato che questa superficie esalta ancora di più gli schemi di attacco che stanno caratterizzato l’ultima parte della sua carriera.
DUE PIEDI IN UNA SCARPA. Molto più facile è credere che alla fine possa portare a casa solo uno dei due obiettivi, la Coppa Davis è quello più fattibile anche se il Wawrinka di questi ultimi mesi potrebbe rendere tutto molto più complicato. Una contemporanea rincorsa a Djokovic, invece, rischia di togliere tutte le energie che serviranno per battere i francesi (tra il Master di Londra e la finale di Davis non c’è nemmeno una settimana di tempo) con un possibile scivolone dietro l’angolo.
Questo finale di stagione, che con il Cilic-Nishikori di New York ci aveva dato un bell’antipasto, sembra essere di gran lunga migliore rispetto agli anni precedenti.
Una rincorsa parallela tra Djokovic e Federer. Il numero 1 contro il numero 2. Una sfida nella sfida. Il fisico contro la tecnica. La parte saggia di Roger contro la sua fame.
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