di Sergio Pastena
Non tutti saranno d’accordo, ma per questo giro invitiamo a rifuggire da eccessi di severità nei confronti di Fabio Fognini: a Stoccarda ha fatto fuori senza problemi Golubev e Giraldo (che pure è bello tosto), ha ceduto ad un avversario mica da poco come Roberto Bautista Agut, che alla fine è andato a conquistare il torneo in finale contro Rosol.
E pazienza se lo spagnolo all’inizio era apparso a dir poco balbettante, concedendo un set al lucky loser Louk Sorensen, per poi progredire. A proposito di italiani, invece, anche Marco Cecchinato contribuisce al bilancio positivo del torneo azzurro: la prestazione al primo turno contro Garcia-Lopez, nonostante la sconfitta per 7-5 al terzo, è di quelle da incorniciare. Benino Youzhny, che tiene fede solo parzialmente al suo ruolo di secondo favorito arrivando in semifinale, male gli altri big decimati da Rosol, giustiziere oltre che del russo anche di Kohlschreiber e Feliciano Lopez.
Scusate il ritardo
La favola che non ti aspetti. Quella del tennista uruguagio (nato in Argentina) che sembrava poter essere il primo a riportare un titolo Atp nel piccolo paese sudamericano dai tempi di Marcelo Filippini, anche se molti avevano più di un dubbio riguardo il fatto che potesse spingersi così avanti. Quando poi un infortunio al ginocchio lo manda al tappeto negli anni teoricamente migliori della sua carriera, pochi restano a crederci.
E così Pablo Cuevas rientra in punta di piedi, col ranking protetto, vince qualcosa a livello Challenger, si presenta a Bastad e comincia a macinare: prima a sorpresa Chardy, poi il bravissimo Lindell al terzo, quindi Olivo e addirittura Verdasco. In finale il coriaceo Sousa, portoghese duro a morire ma non quanto Don Pablo: tre games lasciati per strada e primo titolo Atp.
Italiani: c’era solo Lorenzi, che ha fatto il suo superando Eriksson. Altro scampolo di Svezia: Ymer passa un turno a sorpresa, sta a vedere che qualcosa si muove…
Non finisce mai…
Meno sorprese del solito quest’anno a Newport: tra i semifinalisti solo Samuel Groth non era incluso tra le teste di serie anche se l’eliminazione di Isner per mano di Jack Sock, per quanto non troppo sorprendente, aveva in teoria scavalcato i pronostici. Ad arrivare in finale, facendo scempio di Sock, è stato tuttavia il rigenerato Lleyton Hewitt, che si è ritrovato contro il croato Karlovic.
La finale è stata molto combattuta, e quando si parla di lotta il favorito non può essere che l’australiano: il 7-6 al terzo porta a Rusty il secondo titolo del 2014 dopo Brisbane e il trentesimo in carriera. Chapeau.
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