di Thomas Fabbiano
Ciao a tutti,
dopo un po’ di mesi di assenza torno ad aggiornare la situazione in giro per il mondo. Non mi piace tanto scrivere dopo una vittoria o bei risultati, trovo più giusto farlo in un momento in cui le critiche e le classiche frasi da “divano” sono all’ordine del giorno.
Non riguarda solo me chiaramente, ma chiunque faccia un passo falso. Sono di rientro dalla trasferta asiatica Kaohsiung-Astana. Due buoni tornei in un periodo estivo molto affollato di gente alla caccia di punti importanti. Affrontavo questo mese di luglio con molti punti da difendere grazie ad una grande estate 2013: due semifinali e una vittoria challenger mi aspettavano al varco per essere confermate. Non che faccia caso a tutti quei punti in scadenza, ma era la prima volta che mi ritrovavo a dover confermare dei risultati di un certo prestigio.
Partendo un po più da lontano, quest’anno ho toccato il punto più basso al primo turno di «quali» del Roland Garros contro Huta Galung: 62 60 e sotto la doccia. Non credo neanche di aver sudato in quella partita tra freddo, tensione, poca reattività e bassa intensità. In quei giorni ho avuto diverse ore di dialogo con il mio allenatore, con mio padre, con la mia ragazza per cercare di superare il momento difficile e analizzare le cause. Il tutto stava chiaramente nella mia testa. Pressioni eccessive, fiducia sotto terra e poca chiarezza sul da farsi portavano solo confusione all’interno del campo.
Tornato ad allenarmi, ho trascorso diverse ore sul campo a colpire la palla con più ordine e grinta mettendo le basi per obiettivi maggiormente a lungo termine. Già dopo una settimana sono arrivati i primi segnali di luce. A Mestre, Caltanissetta, Wimbledon, Padova ho giocato buone partite con sensazioni positive. Per poi passare ai tornei sul cemento all’aperto. Ed eccoci arrivati alla trasferta appena conclusa. Kaohsiung è il posto più umido in cui abbia giocato. Stare fuori alle 2 del pomeriggio è qualcosa di illegale. Se poi hai il match a quell’ora devi solo farti forza e sperare di non finire cotto alla brace.
Vinco il primo turno con un giapponese serve & volley e una bella lotta al secondo con il coreano Chung, classe 1995. All’inizio il caldo mi distrugge, non sono lucido ma il mio avversario si dimostra davvero solido in tutti i colpi. Sul 62 per lui arriva la pioggia a salvarmi. Due ore di diluvio universale mi lasciano il tempo per rinfrescarmi e recuperare energie. Al rientro vado sotto 4-1 ma sono decisamente più in partita e un’ottima reazione mi riavvicina in parità. Annullo due match point sul 6-4 per lui al tie break e vinco un gran set giocato ad un ottimo livello. La ruota è girata e il terzo set è in discesa per me. Il coreano si ritira sul 5-1 al terzo nonostante lui avesse intenzione di continuare. Ma il supervisor non transige, deve fermarsi e abbandonare il campo. Per la cronaca e per i famosi “divanisti” che sparlano senza sapere niente: Chung è stato portato in ospedale con l’ambulanza perché non riusciva ad uscire dal campo a causa dei crampi a tutti i muscoli del corpo. Il giorno dopo gioco una partita disordinata ed esco meritatamente dal torneo contro il mio compagno d’allenamenti Lucone Vanni.
Dopo 3 scali e 18 ore di viaggio arrivo ad Astana il lunedi sera. Martedi in campo senza scuse ad affrontare il nuovo torneo. Condizioni completamente diverse. Almeno 15 gradi in meno di temperatura e vento da uragano. A me il vento piace, o meglio me lo faccio piacere. Vinco in rimonta contro Bubka che gioca un buon primo set molto aggressivo. Trovo poi le misure e la solidità giusta per vincere. Al secondo turno perdo contro Edmund che è riuscito a giocare a tutto braccio con quel vento pazzesco e a giocare bene 4-5 punti importanti tra primo e secondo set. Tra 3 settimane cominciano gli Us Open dove conservo dei bellissimi ricordi dell’anno scorso per poi proseguire con una lunga trasferta asiatica. Il vento è dalla mia parte e io cerco di proseguire nella giusta direzione.
Buona estate
Fabs
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