Con la vittoria nell’Open 13 di Marsiglia, il dodicesimo sigillo in carriera, Gilles Simon stacca illustri colleghi quali Tsonga, Gasquet e Forget diventando il secondo francese più vincente dell’era Open alle spalle di Noah (a quota 23) e, soprattutto, quello con più successi tra i connazionali in attività. Una libidinosa rivincita per il nizzardo, troppo spesso ingiustamente oscurato dai compatrioti a cui ha poco o nulla da invidiare, numeri alla mano.
Il tennis di Gillou è il manifesto della normalità portata all’eccellenza. 180 centimetri per 70 chili scarsi con pochi muscoli ma tanto, tanto fosforo. Simon è uno dei migliori interpreti dell’intelligenza applicata al gioco. In campo riversa trame e geometrie di rara sagacia tattica in grado di rompere schemi e piani di avversari quasi tutti più dotati fisicamente. E’ stata questa la sorte di Gael Monfils, avversario di Simon nella finale di Marsiglia disputata domenica socrsa. Il Gaelico ha indugiato eccessivamente nell’attesa, nella gara a non sbagliare, nel cercare di tessere una ragnatela più fitta del connazionale, tutte specialità della casa-Simon. Nonostante il lungo ed intenso braccio di ferro, non si è mai avuta appieno la sensazione che Monfils potesse sgretolare le certezze di Simon fino a condurre in porto l’incontro. A proposito di Monfils, con la sconfitta in finale questi ha ritoccato in negativo un record pessimo, anche questo troppo spesso passato inosservato: il parigino ha infatti fallito la diciassettesima finale su ventidue disputate, un biglietto da visita disastroso che non ci si aspetterebbe da uno con la personalità di Gael. Se confrontiamo anche i record degli altri moschettieri francesi vediamo che Tsonga ne ha vinte undici su venti, Gasquet unidici su ventitré, mentre Simon dodici su diciassette.
E’ ormai diffusa la poca stima nei confronti del tennista di Nizza tacciato di essere giocatore noioso, senza talento, per i più maligni addirittura inutile. Nulla di più sbagliato. C’è un mondo dietro al tennis leggero di Gillou, c’è una costruzione del gioco certosina, ai limiti del maniacale. Ci sono geometrie fantastiche, uniche nel suo genere. C’è la volontà e l’umiltà di chi sa di non poter contare su un fisico prodigioso o su un talento eccezionale. Ed a chi trova più appeal nel talento di Gasquet, nella personalità di Monfils o nell’esplosività di Tsonga, Simon risponde sul campo mostrandosi il più vincente di tutti nonostante una più o meno netta inferiorità in doti fisiche e tecniche.
In un tennis sempre più fagocitato da violenti picchiatori e da fisici di straordinaria possenza, Simon si erge come eccezione alla regola, un’eccezione quanto mai gradita e… vincente! Chapeau Gillou!
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