di Alessandro Nizegorodcew
Ci sono giornate che possono far decollare una carriera, ci sono vittorie che trasmettono una fiducia e una carica mai provate, una consapevolezza forse mai sperata. Ci sono momenti, nella vita, in cui i sacrifici vengono ripagati, così, tutto d’un tratto, quando meno te lo aspetti. Per anni alcuni simpatici “divanisti” ti hanno definito “turista con la racchetta”, il classico figlio di papà che spende soldi in giro per il mondo pur di conquistare punti facili e divertirsi con il tennis. Hai un fisico leggero e la palla non viaggia come vorresti, ma hai un tempo sulla palla impressionante: rispondi come un gatto, sei aggressivo, ami il tennis d’attacco e lo metti in pratica sempre. Il tuo è uno stile brillante, anche se rischioso. Ma non puoi essere il classico tennista che spara vincenti da fondo, non è il tuo gioco, non puoi “sederti” e aspettare l’errore dell’avversario. Devi fare e disfare, rischiare e scommettere ogni secondo su te stesso, mai su chi ti è di fronte. Oggi, da numero 500 Atp, hai battuto un top-100. Il suo nome è Tim Smyczek, un signore che qualche settimana fa ha raggiunto il terzo turno agli Us Open, non esattamente al futures di Canicattì. E Smyczek ha giocato, lottato, magari non nella sua migliore giornata ma era lì che annullava palle break, in maniera non certo rinunciataria. E tu lo hai surclassato di vincenti. Ti diranno che la vittoria è estemporanea, che è un exploit che non riuscirai a ripetere. Ti diranno questo e forse altro, ma tu non ascoltarli. Ascolta solo ciò che dice il tuo istinto di tennista, perché tu sei un tennista, un professionista, non c’è dubbio. Bravo Erik Crepaldi, adesso non fermarti…
Leggi anche:
- None Found