Ogni stagione lascia qualcosa. Sensazioni, emozioni, gioie, dolori. Spesso e volentieri ci si ritrova a tirare le somme su quel che è stato: chi è salito, chi è sceso, chi sostanzialmente è rimasto lì. E Se Novak Djokovic ha sfiorato il Grande Slam e ha chiuso con 82 vittorie e 11 titoli la miglior stagione della sua vita, Roger Federer ha rivissuto l’ennesima primavera della sua incredibile carriera chiudendo in crescendo un’annata altrettanto magica. Se Fabio Fognini è riuscito a svoltare una stagione da 0 vittorie nei primi due mesi dell’anno, Marco Cecchinato è entrato per la prima volta tra i primi 100 giocatori del mondo senza vincere una partita a livello ATP.
Buoni e cattivi, vincitori e perdenti. Chi scende non può salire, e viceversa, nel meraviglioso e intricatissimo Circus ATP. Tante conferme, tante belle sorprese, ma anche tante delusioni. Non tanto Rafael Nadal, che il suo sporco lavoro l’ha fatto, e nemmeno Thomas Berdych o Marin Cilic, malgrado tutto saldamente nei primi 15. I giocatori a deludere le aspettative, nella stagione appena conclusasi,sono stati altri.
Jerzy Janowicz – La sua storia è iniziata a Parigi-Bercy nel 2012 e si è tragicamente interrotta a Wimbledon qualche mese dopo. Il polacco ha portato il nuovo, ha portato il bello, ha lasciato un segno indelebile nel tennis dei più grandi ed è stato a ridosso dei primi 10 giocatori del mondo dopo aver rischiato di raggiungere la finale ai Championships. Dopodiché, il buio. Il 2015, sull’onda degli ultimi due anni, ha rispecchiato le difficoltà e le indecisioni di un giocatore talentuoso, ancora lontano dalla condizione dei più forti e ancora troppo fragile per reggere le pressioni di un mondo così veloce. 20 vittorie a fronte di 22 sconfitte in una stagione che sostanzialmente è finita a Montpellier, dove in finale è stato costretto al ritiro dopo solamente tre game. Il conseguente crollo in classifica, che ha costretto il polacco a ripartire dai Challenger per mettere in cascina qualche punto, è stato il momento più tragico dell’anno. L’ennesimo anno di agonia.
Grigor Dimitrov – Giovane, bello, divo e poeta, con un principio di intossicazione aziendale. Per citare un Rino Gaetano ispirato dall’amico De Gregori, si finisce per identificare il talento bulgaro. Uscito dai primi venti giocatori del mondo, a secco di successi e con tutto in testa fuorché il tennis. Dopo un inizio d’anno incoraggiante, con il quarto turno a Melbourne, sono arrivate le prime pesanti sconfitte sul cemento Nord-Americano e sulla terra Europea. Grigor ha dato come l’impressione di non poter competere contro i giocatori più avanti di lui in classifica. Tutti i dubbi e le esperienze poco felici dell’anno hanno influito anche sul gioco, diventato oltremodo difensivo e prevedibile. Il bulgaro non è, e probabilmente non sarà mai, il successore di Roger Federer. Non sarà mai un mostro di continuità, non sarà mai un giocatore affidabile, ma non sarà mai nemmeno un giocatore che a fatica si mantiene nei primi 30. Con quel braccio lì, poi.
Alexandr Dolgopolov – L’infinito arcano sul “Guru” del tennis non arriverà mai ad una conclusione logica. Giusto così, visto che si parla del giocatore più imprevedibile che abbia mai messo piede su un campo da tennis, ma qualche risultato in più sarebbe ben accetto. Tralasciando infortunio e convalescenza, l’ucraino ha dimostrato per l’ennesimo anno di essere fuoco sotto cenere. Un atleta da grandi classiche e non da grandi tour, con il problema che le vittorie sono state veramente poche. Escludendo la semifinale a Cincinnati, si parla di un giocatore che dopo quell’exploit ha perso sei partite di fila e ha fermato l’emorragia solamente a Parigi-Bercy, vincendo a fatica su Jiry Vesely, prima di schiantarsi contro il muro Ferrer il giorno dopo.
Gael Monfils – Parlare di Gael Monfils è diventato difficile persino per Gael Monfils. Il 2015 si è rivelato un anno dalle due facce, un anno tanto positivo all’inizio quanto disastroso alla fine (anche a causa degli infortuni). Tanti ottimi risultati sul cemento indoor, ma troppe sconfitte dopo Wimbledon. Tanti miglioramenti dal punto di vista mentale, ma ancora troppe difficoltà nella gestione dei match. Il transalpino ha chiuso l’anno fuori dai primi 25 giocatori del mondo, non riuscendo ad andare mai oltre il quarto turno nei tornei dello Slam. Decisamente poco per un tennista che vuole ambire a stare stabilmente tra i Top 10.
Ernests Gulbis – Nessuno si aspettava potesse raggiungere la semifinale al Roland Garros nel 2014, nessuno si aspettava potesse chiudere con 11 vittorie e 24 sconfitte il 2015. Il lettone ha giocato il peggior tennis della sua vita nell’anno delle conferme, quello successivo al risultato migliore in carriera. Che abbia accusato la pressione o che abbia avuto poca voglia, Gulbis ha perso 11 delle prime 13 partite giocate, raccattando un solo game a Monte Carlo contro Andreas Haider-Maurer. Inaccettabile e inammissibile per un tennista che, a metà agosto, aveva rischiato di spezzare il dominio di Novak Djokovic, arrivando ad avere match point nel tie break del secondo set. Altre cinque sconfitte al primo turno dopo quei quarti di finale conquistati partendo dalle qualificazioni, alla quale ha fatto seguito la semifinale raggiunta a Vienna nel penultimo torneo della stagione. Aspettando il 2016, Ernests Gulbis si merita il premio come “Flop” dell’anno 2015.