di Sergio Pastena
Tanti hanno ripensato alle semifinali di Roma 2008, quelle dei dieci-game-dieci. Prima Wawrinka che vede un Roddick menomato ritirarsi dopo tre games e raggiunge quella che per un po’ di tempo sarà l’unica sua finale prestigiosa, poi Djokovic che infila sette games di fila prima dell’abbandono di uno Stepanek sconfitto più che dal serbo da un pasto troppo ravvicinato alle partite. All’epoca, fatti salvi i giocatori arrivati in finale, furono tutti scontenti: sconfitti, pubblico e organizzatori, che già avevano dovuto subire la precoce uscita di scena di Nadal e la resa di Federer contro Stepanek stesso.
A Miami non si è proprio giocato, visto che sia Nishikori che Berdych si sono ritirati prima delle rispettive semifinali contro Novak Djokovic e Rafael Nadal, e ancora si dibatte se sia meglio vedere dieci giochi senza storia oppure non vedere neanche quelli. Se non altro, però, si contava sulla finale per il riscatto, visto che Djokovic contro Nadal è una specie di garanzia al riguardo. Meste e vane speranze: il serbo ha letteralmente schiantato il maiorchino al termine di una sfida a senso unico conclusasi con un 6-3 6-3 persino generoso per Nadal considerando i pochissimi rischi corsi da RoboNole.
Il torneo, c’è da dire, era stato avaro di sorprese: fatto salvo Wawrinka eliminato da Dolgopolov e Ferrer costretto alla resa contro Nishikori al tie-break del terzo, tutti i favoriti teorici erano arrivati ai quarti di finale. E anche le sorprese, a dirla tutta, erano molto relative vista l’eccellente condizione dell’ucraino e lo stato di forma non perfetto dello spagnolo. A regalare un po’ di pepe ci hanno poi pensato lo stesso Nishikori, giustiziere di Federer nei quarti di finale, e Milos Raonic, capace di strappare un set a Nadal prima di cedere in maniera comunque abbastanza netta.
Gli italiani? Bene Fognini, che può poco contro Nadal ma raggiunge un’altra volta gli ottavi di finale restando in linea con la tabella di marcia che gli consentirebbe di assorbire un po’ dei punti in uscita senza grossi traumi. Benino Seppi, che stende al terzo Stepanek ma con Ferrer non è mai in partita. Tutto sommato non male anche Volandri, più che dignitoso contro Vesely considerando la superficie da lui non amata.
Per il resto poca roba: i due Atp 1000 di marzo vanno in archivio senza grosse rivoluzioni e ci si prepara ad una settimana di Davis, con l’Italia che a Napoli inseguirà una semifinale che manca dal 1998, quando ci arrampicammo fino alla finale e i nostri sogni svanirono sul ritiro di Gaudenzi sul 6-6 del quinto set del match inaugurale contro Norman. Quell’aria d’alta quota ci manca tanto: torneremo a respirarla?
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