di Federico Mariani
Djokovic e Federer nobilitano Indian Wells, regalando agli astanti una perla di match incastonata nel deserto californiano. Il trentottesimo capitolo di una splendida rivalità vede trionfare con pieno merito il serbo, ad oggi il giocatore più forte del mondo con un discreto margine sugli altri. Ne esce vincitore, a suo modo, anche Roger Federer, capace di ribellarsi per un set ad un destino che pareva segnato dalla perfezione di Djokovic, da una percentuale troppo misera di prime palle, da una superficie troppo lenta per il suo estro. Ciò che succede da metà secondo set è fantatennis: Nole è un martello pneumatico che non conosce errori, Roger si adatta come può e gioca sostanzialmente solo in controbalzo. I due scappano dal mondo reale ed approdano in una dimensione superiore, dove sono gli unici in grado di stare. E’ spettacolo.
Djokovic cede il secondo set, lo fa sporcando un match perfetto con tre tremendi doppi falli nel tie break. Alla fine vince, come è giusto e logico che sia, lasciando due soli giochi nel set decisivo. Il serbo si conferma campione per la quarta volta ad Indian Wells, staccando Nadal ed agganciando proprio Federer. E’ il titolo numero 50 che lo rende il dodicesimo uomo nell’Era Open ad aver toccato tale traguardo. Un fenomeno con numeri da fenomeno.
Oltre ad un match meraviglioso, il migliore del 2015, la partita di ieri lascia in eredità alcune risposte importanti sia sui protagonisti in sé, che sul tennis di vertice.
Djokovic-Federer, di meglio non c’è. La prima risposta è più che altro una conferma. Le loro sfide sono qualitativamente le migliori partite che il tennis mondiale può offrire, e non per meri motivi di ranking. L’uno riesce a trarre il meglio dall’altro dando vita ad uno spettacolo, ad oggi, senza eguali. A tal proposito è un madornale errore di valutazione circoscrivere il loro confronto nel canonico e sempreverde “difesa contro offesa”, no è molto di più. Djokovic non è un solo un difensore, Federer non è solo un attaccante. Siamo di fronte a due magnifici interpreti di un tennis totale, estremamente diversi tra loro ma di uguale abbacinante bellezza. Esaltandosi l’un l’altro, esaltano il tennis rendendosi protagonisti del migliore spot possibile per il gioco.
Federer non ha un problema tecnico con Djokovic. Il secondo responso non è da ascrivere in toto al match di ieri, ma è una verità che ha preso forma con l’evoluzione della loro rivalità. Djokovic non crea alcun problema tecnico o tattico a Federer, anzi lo esalta. Fa strano dirlo, ma è così. Facendo un doveroso parallelismo, Nadal porta Federer a giocar male, gli toglie certezze, lo imprigiona tatticamente in un quadrato (quello sinistro, of course) troppo scomodo per lo svizzero mandandone in frantumi i piani. Djokovic no, col serbo Federer gioca il suo miglior tennis. Con Djokovic, Federer sa di poter vincere, sa come far male. Importante a tal riguardo il dato che vede il basilese vincitore di quattro delle ultime sette sfide con Nole per un totale di 12 set vinti contro 6 persi. Con questo, sia beninteso, non si vuole alludere ad una superiorità dello svizzero. Djokovic resta globalmente un giocatore più forte perché è in grado di mantenere un livello troppo alto in un orizzonte temporale insostenibile per Federer, ma a bocce ferme non può affidarsi ad un piano preordinato per sgretolare il gioco avversario. Tutto sommato, forse, è meglio così perché a guadagnarne è lo spettacolo.
Djokovic è il dominatore. Pare pleonastico ricordarlo, ma (troppo?) spesso passa inosservato. Djokovic, una volta di più, ha ribadito al mondo di essere lui a comandare. Il serbo non è solo il miglior giocatore del mondo, ma ha anche un discreto margine su tutti gli altri. Per ricordarlo ha sfoderato una prestazione monstre con la quale si è andato a prendere il quarto titolo ad Indian Wells, il secondo dell’anno dopo la vittoria a Melbourne. Di fatto, quando conta vince Djokovic. Fortunatamente non si tratta solo di opinioni perché i numeri certificano solennemente quello che è a tutti gli effetti un dominio: il serbo ha 4000 punti più di Federer, 7395 più di Nadal, un gap incolmabile che garantisce al campione di Belgrado la permanenza sul trono più alto del tennis mondiale per molti altri mesi, ed un posto tra i più grandi della storia del gioco.
Federer vince anche perdendo. Le ultime parole vanno spese su Roger Federer. In una situazione di disperata impotenza, è riuscito a riemergere con orgoglio e talento in una insperata rimonta fino a strappare un set al dittatore serbo. E’ francamente incredibile ed insostenibile il come lo svizzero ha giocato da metà secondo set fino al tie break. Reggere il ritmo imposto da quel Djokovic giocando pressoché sempre in mezza volata no, non appartiene a questo mondo. Il set, in fin dei conti, lo ha vinto anche grazie ai tre sciagurati doppi falli di Nole nel tie break, ma tutto il resto è stata pura magia. Il tripudio della folla e l’amore incontrastato che la gente prova verso Federer sono anch’essi successi, quasi pari alla vittoria finale. A volte, come ieri, Federer vince anche quando perde e, forse, questo è il riconoscimento più prezioso.
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