da Umago, Matteo Grigatti
Premessa dovuta.
Redigere un diario di bordo che sia sempre appetibile ed interessante non e’ mai cosa facile. Non lo è, a maggior ragione, con il passare dei giorni, quando un po’ la ripetitività delle giornate, un po’ il venir meno di giocatori e situazioni da raccontare, rendono sempre più difficile trovare spunti interessanti.
Mischiamo le carte e partiamo dalla fine, questa volta.
Lo psicodramma che si stava per consumare oggi sul campo centrale ci ha lasciati tutti di stucco, ma alla fine festanti. Della partita saprete tutti. Del vantaggio di 5 a 0 nel terzo, dei match point avuti, dei match point annullati. Del finale al cardiopalma, con l’affermazione di Fabio e la terza finale consecutiva.
La gioia e le emozioni che tale match hanno suscitato sono indescrivibili. Vivere il match in compagnia delle più vicine a Fabio, soffrire, lottare, esultare insieme.
E’ stato un match che si è messo subito bene per il nostro beniamino, vittorioso per 6-0 nel primo set con un Monfils claudicante. Ad inizio secondo Fabio ha la chance di uccidere la partita, con le due palle break sull’1-0, ma non le sfrutta. Io e Lorenzo Cazzaniga ci rammarichiamo, asserendo che un eventuale break avrebbe forse chiuso la partita. Monfils sale di tono, così come salgono di giri anche i suoi tifosi nel box che cantano incessantemente e non sembrano arrendersi. Una pausa prolungata nel secondo parziale consegna la frazione a Gael. Il terzo set sembra scivolar via. Sul 5-0 siamo tutti rilassati, aspettando solo la stretta di mano. Il 5-1 non ci scalfisce, il 5-2 non ci fa paura. Il 5-3 ci inizia a far tremare, il 5-4 ci mette pressione, e la mette a Fabio.
Fognini cala notevolmente al servizio e non mette più una prima. Spiegherà a fine match di aver avvertito anche un accenno di crampi. Io e Cazzaniga ci guardiamo ogni volta che sbaglia la prima, con un cenno di intesa, sbigottiti, ne chiediamo qualcuna per quello che può essere l’ultimo gioco.
Fabio è però frettoloso, sbaglia di metri. Monfils si limita a contenere, attendendo gli errori dell’azzurro che puntuali arrivano. Fabio è nervoso, sente che l’occasione sta per svanire. Lancia un urlo, spacca una racchetta. C’è l’aggancio. Si teme il peggio. Fulvio, nel box dietro, diventa pallido. Noi, non perdiamo la fiducia e continuiamo ad incitare.
Sotto 6-5 non ci arrendiamo, facendo da contraltare ai cori del team Monfils. Fabio annulla tre match point nel dodicesimo gioco. Si issa al tie-break. Va subito sotto 0-2, riequilibra tutto sul 2-2. Piazza il minibreak sul 4-3, mentre Cazzaniga esclama: “Fai questo!” Lorenzo viene accontentato, Fabio si procura tre match point sul 6-3. Preghiamo per una prima di servizio, che non arriva. Arriva però l’errore di Monfils, che consegna il match a Fabio.
Gioia, abbracci ed esaltazione. Fabio è nuovamente in finale. Nessuno l’avrebbe potuto immaginare, a maggior ragione dopo i due successi a Stoccarda ed Amburgo.
Rientro negli spogliatoi ad abbracciarlo. Corre a farsi un tuffo in mare per affocare l’adrenalina. Ritorna in players lounge per dieci minuti di cyclette. Lo coccoliamo tutti, facendogli i complimenti. Fabio mi chiede chi vincerà secondo me nella seconda semifinale. Rispondo senza pensarci, Robredo. E’ lui che voglio, senza nulla togliere a Seppi, poiché una finale tutta italiana renderebbe più difficile un tifo sfegatato.
Mi riprometto di postare il mio pronostico qualsiasi sarà l’esito.
Con Robredo, come saprete e vi ho raccontato in questi giorni, non corre buon sangue. L’ultimo precedente finito senza stretta di mano, non è andato giù a Fabio. Gli chiedo chi preferirebbe incontrare. Risponde, sinceramente, che una finale italiana sarebbe bella, ma che con Robredo ha un conto in sospeso a cui sogna di metter fine.
Aspettiamo Fabio mentre va dal fisioterapista. Io intanto prenoto la trasportation ed il biglietto di ritorno dell’aereo per lunedì. Sono ormai le 22.00 passate quando l’azzurro esce dalla stanza per andare in conferenza stampa. Mi chiede se lo accompagno. Vado con lui, mi fanno entrare senza problemi. Venti minuti di conferenza e siamo fuori, pronti per la cena.
Io non prendo nulla, avendo già mangiato un panino in players lounge mentre ingannavo l’attesa dell’arrivo di Fabio. Torno in hotel per una doccia, mezz’ora e sono di nuovo al club da dove vi sto scrivendo in questo momento.
Un’altra giornata conclusa con gioia, un’altra giornata fantastica qui ad Umago. Una giornata che era iniziata alla solita maniera, con l’arrivo al club pronti per l’allenamento delle 13.00. Mezz’ora di riscaldamente con Giraudo e poi pranzo.
Io e Fulvio andiamo in camera a riposare. Dormiamo fino alle 17.00. Disquisiamo, poi, sullo spessore raggiunto da Fabio. Anni fa raggiungere una semifinale era un risultato già fantastico, oggi sembra il minimo, sembra diventato routine. Riflettiamo, mentre ci godiamo questo momento.
Scendiamo alle 17:30. Due chiacchiere con Corrado Erba e poco prima delle 18:00 siamo al club, pronti, carichi. Il resto è storia recente.
Domani è il grande giorno, il giorno della finale. Ho già vissuto questo giorno, rispettivamente sei e due anni fa, le volte in cui Fabio si trovava in finale in doppio. Questa volta è diverso. Domani si può riscrivere la storia.
Post Scriptum. Ha vinto Robredo. Avrò la finale che volevo. Fabio è stanco ma cercherà di recuperare le forze per domani. A questo punto, vogliamo il trofeo. Voglio la sua foto tra quelle che campeggiano sul campo centrale con i nomi di tutti i vincitori.
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