da Napoli, Mattia Capone
Diario di bordo
Seconda giornata
Mentre sono sull’ormai fidato pullman numero 151, direzione stazione centrale, provo ancora un po’ di dispiacere per il match perso pochi minuti prima dal giovane Omar Giacalone. Dopo una battaglia di circa tre ore, infatti, Omar ha dovuto soccombere sotto i colpi dell’esperto, e mai domo, Marc Gicquel, dopo essere stato più volte vicinissimo alla vittoria. 7-6 2-6 7-6 questo il risultato finale che ha premiato proprio il maturo transalpino, non esattamente a suo agio sulla terra napoletana. Omar comunque, dal canto suo, ha disputato un buonissimo torneo: partito dalle quali, le ha superate agevolmente contro giocatori meglio messi in classifica rispetto a lui, e mostrando un tennis di alto livello fatto di una buona solidità da fondo e una grande intelligenza tattica. Omar meritava sicuramente la vittoria e l’accesso agli ottavi di finale, ma forse proprio la mancanza di esperienza a questo livello, l’ha penalizzato. Nel momento chiave della partita, infatti, Giacalone si è fatto sorprendere da Gicquel, che sull’1 a 0 del tie-break ha tirato un passante vincente, di diritto, da posizione impossibile, che ha tagliato le gambe al suo avversario e fatto tramontare ogni speranza di vittoria. Proprio quel punto ha distrutto psicologicamente l’italiano, che da li si è avviato alla sconfitta (7 a 3 il computo finale del tie-break). Riavvolgendo il nastro e partendo da stamattina, il primo match al quale ho assistito è stato quello tra l’argentino Migani e il nostro Eremin, altro giovane di bella speranza. La partita è durata meno di 55 minuti e si è conclusa per 6-0 6-1 proprio in favore dell’italiano. Quest’ultimo ha messo in mostra un gioco fatto di vincenti da ogni dove e servizi potentissimi. Purtroppo la poca resistenza dell’argentino non mi ha dato modo di constatare gli eventuali limiti di Eremin, esaltandone solo le qualità. Terminata la partita mi sposto sul campo 4 per vedere come sta andando il match di Trusendi, ripescato come LL a causa dell’assenza del britannico Baker. Walter sta affrontando il tedesco Knittel, mancino potente che ha lasciato davvero poco all’italiano dotato, secondo me, di un bel rovescio ad una mano in particolare quando giocato lungolinea (6-2 6-3 Knittel il risultato finale). Dopo un pranzo, questa volta più sostanzioso (2 panini con prosciutto crudo e mozzarella di bufala direi che bastano), soddisfatto mi dirigo a vedere il derby siciliano tra Cecchinato e Naso. Di Cecchinato ho sentito spesso parlare, ma non ho avuto mai il piacere di vederlo se non per qualche game in video, e devo dire che già li mi aveva fatto una piacevole impressione. A vederlo dal vivo però l’effetto è anche migliore: rovescio ad una mano, pulito e potente, diritto arrotato e profondo, grinta da vendere. Senza ombra di dubbio, un bruttissimo cliente per Gianluca Naso che impiega non poca fatica per sbrogliare una matassa che si faceva sempre più intrecciata. Alla fine Naso la spunta per 5-7 6-3 6-2, premiato da un atteggiamento più maturo sia tecnicamente che tatticamente, e da un maggior coraggio nei momenti critici della partita, in particolare all’inizio del terzo set. Finito anche questo match, raggiungo il campo affianco per vedere Bellotti-Middelkoop e li trovo già al secondo set. 6-1 per l’olandese al termine del primo parziale, troppo teso l’italiano, come da lui stesso dichiarato al termine della partita. Pian piano però il tennis di Riccardo cresce di livello, il quale inizia a carburare con i suoi solidissimi fondamentali, con cui mette sotto pressione il suo avversario, in particolare sul rovescio di quest’ultimo, sicuramente il colpo più debole. Appollaiati sul 4 pari del terzo set, grazie ad un paio di regali in battuta dell’olandese (come il doppio fallo sul break point) l’austro-italico riesce a prendersi il tanto agognato break e nel turno di battuta successivo chiude il game a 0 strappando il biglietto per gli ottavi di finale. A pomeriggio inoltrato, faccio un giro per il circolo e dopo un saluto al buon Alessandro Motti sempre gentilissimo mi reco sul centrale per vedere la partita più attesa da tutti gli spettatori del circolo. Le tribune sono quasi piene e sono tutti pronti a fare il tifo per quello che è indiscutibilmente il beniamino di casa: Potito Starace. Come ogni buon campano che si rispetti, ho visto Potito giocare almeno un centinaio di volte in ogni salsa e superfice. Il dato da constatare quest’oggi quindi, non è tanto come giocherà Poto, ma in che condizione si presenta a questo appuntamento. Purtroppo il tennista italiano non sta passando un periodo felicissimo, ha ricominciato da poco da un infortunio e sta faticando abbastanza per rientrare ai suoi livelli abituali. L’inizio in ogni caso è incoraggiante e lo schema battuta e diritto, tipico di Potito, sembra ben funzionare contro il francese Herbert. Il primo set scorre veloce, con un solo break a rompere gli equilibri a favore proprio del campano, che si aggiudica il primo set per 6-4. Nel secondo il meccanismo si inceppa, la percentuale di prime si abbassa permettendo al francese di entrare con il diritto, sulla seconda di servizio e di fare tanti punti. In ogni caso, secondo me, il francese è un buon giocatore, dotato di un ottimo servizio che gli consente di inscenare un serve and volley di ottima qualità, peccato per la fase difensiva un po’ macchinosa soprattutto sulla parte sinistra ovvero quella del rovescio. Il galletto, comunque, riesce a portarsi avanti nel secondo parziale addirittura di 2 break e a chiudere il set per 6-2. Il terzo, ad essere sincero,l’ho seguito poco, preso dalla partita di Giacalone, la quale mi ha letteralmente stregato. Da quello che riesco a vedere e capire Poto è riuscito a riordinare le idee e ha ricominciato a macinare con prima e diritto chiudendo la frazione per 6-3, per la gioia dei suoi tanti tifosi, e del sottoscritto, accorsi oggi per ammirarlo. Quello che si evince da questa partita è che Starace non è di certo nel suo periodo migliore, però sono altrettanto sicuro che la scelta di venire a giocare a Napoli è stata di certo la migliore idea che poteva avere. Qui ha, infatti, la possibilità di essere supportato, di giocare sulla sua superfice preferita e soprattutto di fare qualche match in più che a mio dire è la cosa che gli manca maggiormente.