(Simone Bolelli – Foto Nizegorodcew)
da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
Sveglia alle ore 8.30, decido di non guardare se stia piovendo o meno (tanto piove, lo so), colazione, doccia e via verso il Roland Garros. Metto il naso fuori dal portone e… ovviamente piove. Mi dirigo alla Metro e, noncurante del maltempo, munito di felpa e cappuccio, cammino sotto il diluvio (forte ma non fortissimo).
Ciò che sto per narrarvi è fantastico, preparatevi. Arrivo in sala stampa, vedo molti colleghi nella «hall», ma lì per lì non ci faccio caso. Provo a salire le scale che danno ai desk, ma vengo stoppato. «Est une simulation» – mi viene spiegato. Subito dopo vedo scendere dalla scale poliziotti delle forze speciali con tanto di mitra (di notevoli dimensioni) imbracciato. Nel momento in cui penso di essere in un film e mi schiaffeggio credendomi all’interno di un sogno, scende anche un altro poliziotto con la scritta dietro le spalle «négociation». Manca solo Denzel Washington, ma probabilmente tra poco lo vedrò comparire nel desk accanto al mio (che tra l’altro non è il mio, perché la fila dedicata ai giornalisti italiani è l’unica in cui non funzionano le prese elettriche e mi sono dunque spostato).
La pioggia lascia spazio, finalmente, al sole. Sul campo Simone Bolelli affronta Peter Gojowczyk. Arrivo sul campo 6 e mi siedo vicino al clan Bolelli con la moglie Ximena, Umberto Rianna e il preparatore atletico Carlo Ragalzi (che mi porge gentilmanete un asciugamano per pulire la mia sedia). Giunge sul campo anche Cristian Sonzogni, preoccupato dal suo giudizio, da me riportato nel diario di ieri su «Lokoli più forte di Tatlot»… «Tatlot diventerà top-ten e Lokoli non entrerà mai nei top-200 adesso» – osserva preoccupato. Invece nel tardo pomeriggio Lokoli metterà a segno l’impresa di giornata battendo Donskoy 3-6 7-6 6-2. La sfera di cristallo di Sonzogni, per ora, è salva.
Simone parte molto bene, rispondendo in maniera impeccabile (e questo è il dettaglio più interessante del match). Gojowczyk, a mio parere, è un avversario perfetto per Simone, perché gioca spesso sull’1-2 ma fa tutto un po’ meno bene del talento di Budrio. Il punteggio di 6-4 del primo set è bugiardo, perché il tennis messo in campo da Bolelli meritava almeno un 6-2. Nel secondo, sul 4-1 per l’azzurro con due break di vantaggio, il tedesco abbandona il campo per un infortunio (dicesi manifesta inferiorità).
Seguo insieme a Cristian la fine del match tra Ante Pavic, talento croato esploso grazie al lavoro del tecnico italiano Luca Appino, e Marius Copil: Pavic sa fare tutto bene, e nonostante la stazza (e le scarpe numero 50!) si muove piuttosto agilmente in campo. È molto propositivo, sempre alla ricerca del vincente e della chiusura a rete. Mi ha davvero impressionato.
Sono le 14.10, è tempo di pranzare. Nella Players Lounge del Suzanne Lenglen (il ristorante dei giornalisti non aprirà prima del 24-25 maggio), però, i non giocatori/coach/familiari non possono mangiare sino alle 15. Il che vuol dire che Sonzogni, guest di Ignatik, è costretto a fare due volte la fila. Dietro di noi la regina della Players Lounge è certamente Jelena Jankovic, la cui risata riconoscerei a distanza di 4-5 km. Saluto Paolo Lorenzi, che mi racconta di essere l’unico contento della pioggia a Parigi perché è un bene per la sua allergia, e ritorno sui campi.
A breve Potito Starace, sul campo 3, affronterà l’argentino Andreozzi. Primi 3 giochi molto intensi e combattuti, poi Poto si rende conto che sotto i suoi piedi c’è la terra rossa di Parigi e ingrana la quinta, o forse addirittura la sesta, e chiude 6-3 6-0.
E’ l’Arnaboldi Time. Io e Sonzogni ci dirigiamo verso il campo 16 (dalla parte opposta al 3 di Potito), mentre Arna è sotto 6-4. Serve per primo nel secondo set e tiene i suoi turni di battuta ma faticando molto. Zeballos, giocatore che ha calcato palcoscenici ben diversi rispetto alle qualificazioni del Roland Garros, comando il gioco sulla diagonale di rovescio (sono entrambi mancini, per chi non lo sapesse) per poi chiudere il punto con il diritto. Il match è in bilico nel punteggio ma l’impressione è che l’argentino abbia più armi e che tatticamente Arna non riesca a uscirne. «Non riesco a rispondere» – sospira il canturino a metà del secondo set. Poi, d’improvviso, il match cambia: Arnaboldi risponde più lungo e mette in seria difficoltà Zeballos. Al servizio, invece, Arna comanda il gioco e tira fuori numeri di gran classe. Sul 5-4 per l’azzurro arriva il break che decide il set e, probabilmente, il match. Nel terzo Arna è perfetto e Zeballos perde la pazienza. Grande gioia, meritata, per Andrea a fine match.
(Andrea Arnaboldi – Foto Nizegorodcew)
Dopo tante vittorie arrivano quindi un paio di sconfitte: Giustino non riesce a tenere testa al bravissimo Krajinovic (un mistero come non sia ancora top-50), mentre Cecchinato, decisamente in giornata “no”, sbaglia tantissimo e viene sconfitto in due set dal bravissimo (e in giornata) Haider-Maurer.
E mentre Mecir jr. e Ilhan portano avanti la loro maratona, sul 9-9 al terzo set abbandono il Roland Garros. E’ stata una bella, e finalmente un po’ soleggiata, giornata di tennis.
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