di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
Mai risveglio fu più dolce per chi, come me, aspettava una serata come quella di ieri da circa 12 anni. Faccio colazione con la mente al ritorno di Champions League e alla favolosa giornata che mi appresto ad affrontare. Per chi ha letto i miei diari di bordo in veste di vice addetto stampa al Lemon Bowl saprà bene che cerco sempre di mantenermi leggero per poi sfondarmi nel corso della giornata a suon di sfilatini e schifezze varie. Sbrigo delle cose che devo ultimare per il sito tra cui le interviste al “sorridente” Gerald Melzer e alla bravissima Linda Alessi e mi preparo per questa nuova giornata al Tc Garden.
Esco di casa verso mezzogiorno, l’orario di gioco odierno prevede i primi incontri per le ore 13:00: c’è, tanto per cambiare, più traffico di quanto credessi ma riesco ugualmente ad arrivare puntuale. Parcheggio la mia auto in mezzo al calcestruzzo e la ghiaia e mi appropinquo verso i campi dove ad aspettarmi c’è il mio collega nonché amico Federico Mariani. Pochi dubbi sulla partita da seguire: quando gioca il “Meu Amigo Dustin Brown” non c’è tennista che tenga. Il match ad onor del vero ha poco da dire, il tennista di origini giamaicane tiene sempre in mano il pallino di gioco e il suo avversario, il croato Mate Delic, non può far altro che soccombere. Nel frattempo intervisto Vincenzo Santopadre e Matteo Berrettini, davvero impressionanti i progressi fatti da questo ragazzo. Io e Federico decidiamo intanto di spostarci sul campo 3 dove sembra esserci molta più partita tra Adam Pavlasek ed Elias Ymer. Entrambi non sembrano essere in giornata, soprattutto lo svedese di origini etiopi che parte perdendo i primi 8 punti consecutivi della partita. Dagli spalti si sente il suo coach Galo Blanco esclamare: “This is one!”. Non so quanto questa affermazione possa essere d’incoraggiamento ed infatti…
Terminano gli incontri in favore di Brown e Pavlasek e nell’attesa di assistere ai prossimi match ci distendiamo sui divanetti di fronte al campo 3: che bella vita! Scendono in campo l’amico Kyle Edmund e Matteo Berrettini. Sono sincero, come direbbe Fabio De Luigi nei panni di “Olmo”: “C’è simpatiaaaa tra di nooi!”, non riuscirei a tifare contro Edmund. Sono tradizionalmente nazionalista ma preferisco non guardare e sostenere Poto, lì non ho dubbi su chi sostenere. Dopo un primo set senza storie finito 6-0 per il tennista di Cervinara, Andrej Martin sale di livello e si aggiudica il secondo parziale. Nel terzo set Poto è sotto 4-3 e servizio Martin. In una bolgia degna di uno dei più caldi stadi turchi o greci, il pubblico trascina Starace sino alla vittoria ottenuta al tie break. Do un’occhiata al livescore, Edmund ha già chiuso 6-3 6-3 il suo incontro e anche Bedene si è sbarazzato facilmente del suo avversario, Maxime Authom, il giustiziere del nuovo idolo dei campi in terra battuta: Ruben Ramirez Hidalgo.
Ci dirigiamo verso i campi in cui si svolgono le sessioni di allenamento è notiamo col suo inconfondibile capello vaporoso e biondo Andrey Rublev. Scopriamo quali sono i genitori del ragazzo e curiosi di conoscere il loro punto di vista sul giovane talento chiediamo di concederci un’intervista in inglese per la rubrica “Genitori e figli”. “We don’t speak english very well, only russian” la loro risposta. Non potevano sapere che nella nostra squadra di Spazio Tennis avevamo Salvatore Greco, l’uomo che conosce una lingua in più del diavolo, la cui specialità è proprio il russo. La mamma di Rublev, Marina Marenko, inizia a prenderci gusto col mio telefono e quasi sembra interloquire con un’amica di vecchia data. L’intervista è fatta, un bel colpo.
Io e Federico andiamo a caricare i nostri smartphone (la tecnologia fa passi da gigante ma le batterie durano sempre meno…) e nel mentre sentiamo delle urla disumane proveniente dal campo numero uno: è in corso il match di doppio tra Dino Marcan/Antonio Sancic e Gero Kretschmer/Alexander Satschko. La partita è anche di discreto livello ma ciò che più colpisce è il furore e la cattiveria agonistica da parte di ambo le coppie. Le discussioni nascono per una palla chiamata fuori dalla coppia croata dopo che Sancic avesse giocato il colpo. Giuste le proteste degli avversari ma il giudice di sedia prende un abbaglio.
E’ arrivato il momento del match clou: Andrey Rublev – Marco Cecchinato. Il pubblico è schierato con Ceck ma non così totalmente come nel match di Starace. Evidentemente questo talento russo comincia a piacere proprio tanto, come dare loro torto, ha una velocità di braccio devastante, la palla sembra essere più pesante di lui. Giusto il tempo di guardare i primi game per capire come andrà la partita. Cecchinato gioca un tennis di un’intelligenza spaventosa, palle cariche e alte sul rovescio di Rublev che va in confusione e appare sin da subito nervoso. Il russo spinge ma l’italiano recupera ogni cosa e, complice l’inesperienza e l’incapacità di Andrey nel non scendere a rete, riesce a fargli giocare sempre quel colpo in più. Ceck chiude facilmente il suo match senza farsi mai brekkare e tenendo alte percentuali sia con la prima che con la seconda di servizio.
Finito l’incontro c’è da assistere all’altro italiano in gara, Thomas Fabbiano opposto al giapponese Taro Daniel. Sono già al terzo set, mi pare di scorgere un medical time out chiamato da Fabs, non sembra essere al top della forma. Intanto per motivi ancora ignoti ci gustiamo un po’ di Wesley Koolhof/Matwe Middelkoop e Aljaz Bedene/David Rice. I primi sembrano giocare insieme da una vita mentre Rice è il vero anello debole del duo britannico (ormai con la nazionalità inglese ottenuta da Bedene possiamo definirlo così). La volontà sarebbe quella di godersi il match di doppio in programma sul centrale che avrebbe visto protagonisti Cipolla e Arnaboldi ma scopro tramite il livescore che Brown e Cermak hanno vinto senza che gli italiani fossero scesi in campo. Che peccato!
La giornata volge al termine, saluto il mio fedele amico di mille interviste e risate Federico e mi avvio alla macchina. Sarà un vero dispiacere non poter essere presente domani per i quarti di finale ma venerdì e sabato non mancherò per nessun motivo al mondo…
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