di Federico Mariani
Armato di vivido fervore mi sveglio entusiasta prima della sveglia. Prendo un rapido caffè accompagnato da un fugace Buondì (Motta, ovviamente al cioccolato), mi lavo, mi vesto ed in 5 minuti spaccati sono pronto per la partenza. Noto con estremo dispiacere che l’allergia è la solita compagna di viaggio della mia vita in primavera e neanche l’afosa aria romana riesce a placarla. Dopo 114 starnuti e tre pacchetti di fazzoletti terminati a tempo record, sono pronto davvero.
Inforco il mitologico raccordo e dopo appena 20 minuti approdo al circolo del Garden dove trovo un amico, nonché collega spaziotennissiano, nonché spalla per la giornata, Luca Fiorino. La prima tappa è obbligata: Brown-Cipolla apre il campo centrale, eroi di un tennis tanto desueto quanto appagante. I due regalano agli astanti qualche perla di rara bellezza, ma purtroppo non c’è storia, troppo superiore il teutonico: Flavio incassa un duplice 6-2, forse penalizzante in modo eccessivo ma senza cambiare la sostanza. Mentre io resto sul centrale fino all’ultimo quindici, Luca girovaga fra i campi dividendosi tra l’1, dove c’è il simpatico Taro Daniel opposto al Melzer minore, ed il 4 dove un grandissimo Berrettini scherza Mertl in due set. Sui campi secondari c’è una sessione d’allenamento imperdibile: Edmund-Rublev, botte da orbi ma di esaltante pulizia stilistica. Luca si intrattiene con Edmund, col quale ormai siamo ormai amici veri tanto che il britannico non perde occasione per batterci il cinque ogni volta che ce lo ritroviamo davanti.
Ci siamo sollazzati fin troppo, è tempo di braccare qualcuno e portare a casa la nostra intervista quotidiana. Ci dividiamo: Luca pedina Taro Daniel, io capitan Barazzutti. Entrambe le missioni vanno a buon fine, Barazza è cordiale, Taro idolo vero, ma questo è solo il preludio all’eroe del giorno, l’uomo da 92 minuti di applausi. È da inizio giornata che facciamo un gran tifo per Ruben Ramirez Hidalgo per poterlo intervistare in seguito. RRH perde al terzo con Authom, ma si concede ugualmente.
L’intervista è pirotecnica, si parla di tutto da Federer a Safin, dal record nei future scovato da Brancher alla manica tirata su. Pensavo di aver trovato con Federer l’estasi mistica, ma Ruben rischia di sconvolgere i miei piani: è disponibile, umile, simpatico e soprattutto loquace (una rarità nello mondo dello sport globalmente inteso). Non domi, agganciamo anche Gerald Melzer, fratello del ben più noto (ed anche ben più scarso al momento) Jurgen. Il fatto di essere austriaco abbinato ad una faccia non propriamente gaia, mi ha sempre prefigurato una persona antipatica in Melzerino, ed invece è tutto l’opposto. Anche Melzer si concede immediatamente ed è anche disposto a camminare per qualche centinaio di metri per raggiungere la location secondo Fiorino più adeguata per l’intervista. Grande Geraldone! Un gelato ed un caffè più tardi ci stravacchiamo sui divanetti per ricaricare le batterie (nostre e dei telefoni), quando ci accorgiamo che l’amico Stetone Travaglia è stato ripescato come lucky loser e giocherà quindi a breve contro Adam Pavlasek sul campo 1.
Per Stetone svestiamo i panni da inviati per indossare quelli del vero ultras. È una torcida, si tifa, si esulta, si impreca e, alla fine, si perde. 7-5 6-4 lo score finale in favore del ceco. Pavlasek è sostanzialmente scarso, o almeno poco adatto al tennis su terra, ha un gran servizio e poco altro. È bene ricordare che Travaglia, per il problema alla mano sinistra, ha ricominciato a tirare il rovescio a due mani solamente 5 giorni fa, per cui questi risultati sono più che giustificabili. Ciò che invece non è giustificabile è Luca che, al termine del match di Steto, abbandona tutto per andare a casa e vivere al meglio il prepartita di Juve-Real. Bene, ma non benissimo.
Lasciato solo al mio destino, allento i freni e mi perdo (colpevolmente) Ungur-Stepanek che chiude la giornata sul campo centrale. Preferisco girovagare tra i campi cazzeggiare con l’ormai amico Travaglia che non ha smarrito il buonumore dopo la sconfitta. Anzi, Stefano mi promette ufficialmente una delle sue racchette in dono, vedremo se sarà di parola come sostiene fermamente. È tempo di risalire in auto e prendere la via del ritorno. Il navigatore, fondamentale forse più del volante per un tipo spaesato come me, è in sciopero non si sa bene perché. Vado a braccio ed incredibilmente non sbaglio nulla. Approdo a casa, faccio tre docce e mi gusto la cena con in sottofondo la magica musichetta della Champions League che, per un milanista come me, è sepolta nel cassetto dei ricordi.
Come se non fosse abbastanza, il computer è solidale al navigatore e cade in un sonno perenne costringendomi a scrivere il presente diario di bordo dal telefono. Ma, al termine di un’altra elettrizzante giornata di tennis totale, è tutto sempre molto bello. Domani sarà l’ultima mia giornata al Garden e già sale il magone.
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