di Carlo Carnevale
Concluse le qualificazioni al Challenger di Napoli; il circolo di viale Dohrn ha ospitato una quantità di spettatori inimmaginabile per un giorno festivo solitamente dedicato alle gite fuori porta, e ha visto alcuni risultati interessanti, oltre ad un evidentemente insostenibile e riccioluto omino che si aggirava per i campi tra un selfie ed un “posso rubarti cinque minuti per una intervista?”
Il mattino di una Pasquetta a temperature frizzanti mi da il benvenuto, quando scendo in direzione TC Napoli avvolto nella mia sciarpona grigia; cielo coperto, seppur meno minaccioso di quello che ha inzuppato l’ultimo weekend. Piacevolissimo passeggiare tra gli stand quando ancora i primi match non hanno preso il via e il silenzio ha ancora qualcosa da dire; la prima fermata è il welcome desk per il programma di gioco, una foto all’ordine di prenotazione dei campi di allenamento e tutto è pronto. Cipolla è impegnato con Rufin nel primo dei due incontri che lo vedranno protagonista; il francese, promessa ancora da mantenere purtroppo, viene salutato da un bagel, resuscita per portare la faccenda al terzo ma si disunisce ancora in avvio di parziale decisivo, sparando una pallina sugli scogli del Castel dell’Ovo appena fuori il complesso, una volta persa la contesa. Sul GrandStand, Salvatore Caruso si impone in due set sulla prima testa di serie delle quali, un altro transalpino, Tristane Lamasine, che a dispetto di un fisico da liceale qualsiasi, mette in mostra delle accelerazioni di dritto più che interessanti, seppur inutili ai fini del risultato. Sul campo di allenamento più lontano si scalda Blaz Rola, mancino sloveno che in coppia con Dino Marcan eliminerà nel pomeriggio l’idolo di casa Starace, che si affiancava ad Ungur nel primo turno del doppio. L’armadio biondo si concede in un’intervista molto interessante, facendo sfoggio di un perfetto inglese, oltre che di una disponibilità non comune che mi porta un sorriso ebete non stop.
Non per elogiare i miei conterranei, ma l’organizzazione merita un plauso; gestita alla perfezione l’incontinenza del cielo pasquale, non c’è stato problema alcuno durante la giornata di oggi, se non quello di trovare un problema, per l’appunto. Hostess in elegante divisa pronte a indirizzare soci e profani, addetti alla transportation molto professionali con i loro badge e le loro necessarie imprecazioni a causa del traffico esterno, insomma tutto alla grande.
Così come grande è da definire il leggendario Ramirez-Hidalgo; trentotto anni solo sulla carta d’identità, un fisico scolpito sebbene privo del proverbiale smanicato, mi rilascia due battute in un misto ispanoitalico, quando gli chiedo cosa lo spinga a mantenersi così in forma e lottare in ogni angolo del mondo alla sua età: “La passione. Amo il tennis, e mi alzo ogni giorno con il sorriso pensando alla possibilità che ho di poter calcare i campi da professionista. Sono anche molto fortunato ovviamente, non ho mai avuto infortuni e questo mi ha aiutato, senz’altro”.
Rispedito indietro da un Montanes accipigliato (una novità), vado a disturbare il buon Andrea Arnaboldi, che si divertiva a spolverare le righe con passanti di rovescio ad una mano, per la furia del suo compagno di doppio e di allenamento Roberto Marcora. Timido l’Andrea, è ben disposto ma parla poco, per cui il botta e risposta dura pochi minuti, ma non posso che ringraziarlo; non sono nessuno e comunque perdi il tuo tempo a parlare con me, se non altro sei molto professionale.
Nei mille avanti e indietro che faccio tra i vari campi, mi rilasso dieci minuti a guardare Matteo Trevisan rimontare un set all’austriaco Reissig, per un posto nel turno decisivo contro Fabbiano, giustiziere del reuccio locale Fioravante, in tre set; sarà poi proprio Fabbiano ad accedere al main draw, superando Trevisan in altrettanti parziali, nella vivace partecipazione del pubblico. Colgo l’occasione per fare conoscenza con un panino ripieno di tutto rispetto, poi contatto Marco Cecchinato, che si stava godendo gli ultimi momenti di pausa prima di andare a colpire sul campo 5, ignaro del Carlo Carnevale selvatico pronto a rompergli le scatole; mi risponde, e con estrema gentilezza acconsente a sedersi sulle scale del club per rispondere ai miei quesiti sulla stagione in corso e sui suoi programmi, oltre che sulle sue opinioni circa la realtà italiana. Ha il viso disteso Cecchinato, davvero un bravo ragazzo, uno di quelli consapevoli delle fatiche necessarie a raggiungere certi livelli, ma senza per questo rinfacciarle a nessuno. Grazie mille, Marco.
Il freddo aumenta, Galovic sopravvive contro Panfil ma si arrende in due set a Balleret, e allora torno ai campi di allenamento, dove incrocio lo sguardo con un gioviale ragazzone color Lindt; a parte le sediate che lascia partire con il dritto, impressiona il suo fare divertito, sereno, distintivo di un ventenne nel meglio del suo sviluppo agonistico, unito ad una modestia ed un’umiltà da elogiare. Lokoli accetta di rispondere a qualche domanda, scegliendo con cautela le parole che contengano meno erre, per salvaguardarsi dal suo accento francese; gli chiedo se sente la pressione di essere uno dei diamanti grezzi di una nazione che ha sfornato campioni da copertina: “Non penso di essere migliore dei miei coetanei come Guez o Pouille, né sono al livello di altri giovai come gli australiani o Coric. Per ora cerco di divertirmi quanto più possibile, e di lavorare su me stesso al massimo; whatever comes. Conosco Richard e Jo-Wilfried, ci alleniamo insieme un paio di volte all’anno; sono molto disponibili e cerco di imparare quanto posso”.
L’ultimo highlight di giornata va in scena sul campo D’Avalos; Cipolla si conferma gladiatore, superando alla distanza l’indomito Caruso, che merita comunque i complimenti per il bel gioco ostentato in questi giorni, oltre ad uno spirito vincente che qualche altro azzurro ben meglio classificato dovrebbe adottare. Mentre Flavio rimette la felpa gli chiedo il permesso per telefonargli dopo un paio d’ore; ci organizziamo e grazie a lui accedo alla player zone (al cui confronto, essendo fine giornata, la mia stanza da letto è ordinata, e penso di essere stato chiaro) e ci accomodiamo su un divano che attraverso una enorme vetrata da sul GrandStand. Ne nasce un’intervista di rara spontaneità, in cui Flavio si confida sulle sensazioni avute nella passata stagione, e sui ritrovati entusiasmi di questa nuova annata. Gli stringo la mano quando lo saluto, e sono onorato di averlo potuto intervistare; è un grande professionista Cipolla, trasuda passione e serietà, un vero esempio.
Sul centrale si giocano in chiusura i due primi turni del main draw in programma; onestamente, alla mia prima esperienza da inviato, il tennis giocato oggi è passato in secondo piano.