da Napoli, Carlo Carnevale
Esordio bagnato, si spera quindi in un torneo fortunato. Napoli riabbraccia il tennis internazionale nel weekend di Pasqua, con la prima giornata di qualificazioni per il tabellone principale del Challenger partenopeo, il più ricco torneo italiano dell’anno dopo gli Internazionali di Roma, con 125.000+H di montepremi.
Mancavo al TC Napoli da un paio d’anni, da quando vidi Adrian Mannarino soffrire contro un semi sconosciuto De Greef al secondo turno, salvo poi ritrovarlo agli ottavi di Wimbledon due settimane dopo. Erano i primi di maggio, e il sole cuoceva i visi dei pochi spettatori che occupavano i gradoni del campo D’Avalos, il centrale del complesso. Bei tempi, aimè.
Sveglia ad orario robusto, e tappa in stazione per raccogliere il direttore Nizegorodcew e fidanzata; i clacson delle vetture fanno un considerevole soundcheck, mentre ci avviamo verso Mergellina, la zona portuale di Napoli, per una doverosa fermata da Ciro, noto chalet della zona. Gigantesca graffa e cappuccino accomodati sulle sedie di vimini mentre il vento ci saluta con fresche carezze, poi colmiamo la poca distanza che ci separa dal circolo, e varchiamo i cancelli in ferro.
C’è fermento, sebbene il pubblico sia comprensibilmente poco; gli stand pullulano di addetti ai lavori, che sfrecciano tra le auto in esposizione e il chiosco della marca di acqua locale. Sono in corso i primi incontri, con Rondoni che si impone su Vasilevski e Rizzuti che invece si arrende al croato Marcan racimolando appena due giochi; un altro croato, Viktor Galovic, è impegnato nel secondo set contro Bury, con già un parziale in banca. Galovic tira davvero forte, non esattamente in percentuale, e allunga appena scaliamo gli spalti; mai più di quattro scambi, un dritto poderoso e un rovescio di contenimento bastano per assicurarsi una chance contro la quarta testa di serie delle quali, il polacco Panfil, che non si è fatto vedere per tutto il giorno.
Il direttore passeggia tra i campi dispensando saluti ovunque, le uniche persone che non conosce sono i parcheggiatori all’esterno della struttura; su suo invito rubo cinque minuti ad un disponibilissimo Filippo Volandri, che mi rivela di aver avuto problemi in Argentina, da cui si è solo recentemente ripreso, e di sentirsi a casa qui al TC Napoli, che è stata la sede dei suoi match di serie A con la squadra di Capri.
Si rivede anche Potito Starace, che torna in un tabellone dopo le recenti vicende legate al tennis scommesse; il beneventano si concede per un breve scambio e rimanda l’intervista a un più tardi che non ci sarà mai, causa maltempo.
Alessandro mi presenta poi Flavio Cipolla, che arriva incappucciato e visibilmente provato dall’influenza che lo ha colpito nelle scorse settimane, rivelatasi poi ostacolo agevole da superare: Cipo si allena un’oretta con Salvatore Caruso, prima di scendere in campo e regolare in due set il giovane Cacace, in un incontro interrotto per pioggia.
Le nuvole infatti pazientano fino ad ora di pranzo, per poi liberarsi dello stress e costringerci a ripiegare (non per forza a malincuore) in una pizzeria del Vomero, in collina, dove il dispiacere per la pausa forzata lascia presto spazio ad altre chiacchiere, oltre che a cibo di livello interessante, quanto meno. Caffè, poi casa per un’ora di relax, prima di raggiungere nuovamente il direttore quando scendono in campo Caruso e Mager, in quella che era la partita di cartello di questo day1; solo pochi games, poi nuovamente goccioloni e stavolta i miei due compagni di viaggio decidono di riprendere la via della stazione. I due giovani riprendono poco dopo, e mi godo la quiete del centrale che contrasta con le onde furiose sullo sfondo; c’è una gran pace, scandita dallo schiocco del bellissimo rovescio bimane di Caruso. Riesco a contattare Matteo Donati, il giovane azzurro wildcard assieme a Quinzi qui; ci incontriamo all’ingresso, alla fine di una sua seduta pesi. È sorridente, gli chiedo qualcosa sulla sua recente esperienza in Canada: “Sono molto soddisfatto! Ho iniziato con un Future in cui ho perso da Corrie, che già mi aveva battuto nel finale di stagione; l’ho ritrovato al primo turno a Drummondville, dopo aver superato le qualificazioni, e sono riuscito a vincere, è stata un bella rivalsa. Ho perso ai quarti da Dancevic, ma penso più per meriti suoi, era davvero on fire.” Disponibilissimo, Donati non si cura del freddo che nel frattempo è sceso, e risponde pazientemente ai miei quesiti sul torneo e sulla programmazione futura, oltre a domande su quelli che pensa siano i miglioramenti maggiori che ha avuto nell’ultimo anno: “Con il mio staff mi sono concentrato molto sul lato fisico, e continuerò a farlo anche nei prossimi mesi; sacrificherò qualche torneo, ma i frutti cominciano a vedersi, sono sulla buona strada. Tecnicamente credo di aver fatto passi da gigante con il servizio. Al di là del maltempo, conosco il circolo, l’anno scorso ero nel team di Davis e mi allenai qui; ho ottime sensazioni poi, lunedì vedremo meglio. Dopo Napoli ancora terra rossa, farò le qualificazioni a Vercelli e andrò a Torino; sono ancora indubbio circa la possibilità di giocare sull’erba, strada facendo deciderò”. Caruso chiude in due set con un tiebreak; Napoli è sempre stupenda, ma quando c’è il tennis esagera.
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