Anche se gli occhi e i cuori azzurri sono rivolti verso la Grande Mela per seguire le gesta di Roberta e Flavia, il tennis continua, sparso in giro per il mondo. Molti i Challenger di questa settimana, fra i quali quello di Siviglia, che quest’anno festeggia le nozze d’argento, con due italiani in tabellone, purtroppo usciti di scena in singolare. Flavio Cipolla, bravo a battere Jan Mertl al primo turno, ieri non è riuscito ad avere la meglio su un Pere Riba molto in palla, pur impostando bene il match dal punto di vista tattico e mostrando un’ottima forma fisica. Chiacchiero un po’ con lui all’uscita dal campo e si lamenta per la lentezza del campo, che non ha permesso al suo rovescio in back di essere abbastanza incisivo, e si rammarica per le molte occasioni sprecate soprattutto nel secondo set, quando ha strappato varie volte il servizio allo spagnolo, senza però riuscire poi a consolidare il vantaggio. Poi mi dice che non sa ancora se fermarsi a Siviglia e andare direttamente al prossimo torneo, oppure passare da casa. Non essere in vetta, significa anche questo, dover risolvere piccoli problemi logistici, prendere piccole decisioni, prenotare aerei, dover scegliere magari all’ultimo momento a che torneo andare, anche in base ai cambi dell’ultimo momento nelle entry list.
Anche Marco Bortolotti ha lottato contro la testa di serie numero uno Pablo Carreño nell’incontro serale davanti ad un folto pubblico, dimostrando che in questa stagione ha fatto un salto di qualità evidente, che si riflette nel notevolte balzo in avanti nelle classifiche di singolo (403, suo best ranking, dal 679 di inizio anno) e di doppio (237 dal 356). Proprio in questa specialità, in cui sta facendo molto bene (quest’anno ha vinto ben 9 futures con diversi compagni) è invece ancora in corsa in semifinale, in coppia con Kamil Majchrzak, campione Olimpico Junior in carica, che rappresenta, insieme a Pedro Cachin, la sorpesa del torneo, avendo eliminato al primo turno nientemeno che Montañés e Gimeno-Traver rispettivamente, per poi accedere ai quarti con due avversari ben più agevoli (Vega Hernández e Middelkoop). Dopo la sua stretta di mano a Vega Hernández, aspetto Kamil per compiere un piccola missione che mi è stata affidata. Ho in mano un foglio e una biro e sono insieme a un gruppo di ragazzini di dieci anni al massimo, armati come me per un autografo. La scena sarà sembrata un po’ patetica dall’esterno, ma no, il mio obietivo non era in realtà un autografo, ma la sua mail, che mi da con estrema gentilezza quando gli spiego che il nostro collega Salvatore Greco, amante e conoscitore della Polonia e del polacco lo vorrebbe intervistare.
Majchrzak (classe ’96) e Cachin (’95) sono due giovani interessanti che, al di là delle potenzialità tecniche, dimostrano soprattutto intelligenza e duttilità nella gestione dei match, al contrario di altri loro coetanei presenti qui a Siviglia, come Mario Vilella o Ivan Gakhov, che sembrano limitarsi a picchiare la palla il più forte possibile, senza strategie apparenti. Sono nella stessa parte del tabellone e sarebbe interessante vedere un loro scontro in semifinale, possibilità non remota dato che oggi hanno davanti due ostacoli non insormontabili, Jordi Samper-Montana e Miljan Zekic. Quest’ultimo ha battuto ieri il mitico e inossidable Rubén Ramírez, che purtroppo lascia la scena insieme all’altrettanto mitico (e forse un po’ meno inosssidabile) Lamine Ouahab, battuto da Renzo Olivo che se la vedrà nei quarti con Cervantes, mentre completa il tabellone il derby Carreño-Riba.
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