Diario da Umago: il primo giorno

Linzer

Da Umago, Stefano Berlincioni

Il mio quinto anno consecutivo al Croatia Open di Umago inizia in modo veramente insolito con un viaggio quasi catartico che mi porta a lasciare Viareggio alle due del mattino dopo una festa di matrimonio e mi vede arrivare in Croazia 5 ore, 3 caffè e 5 Red Bull dopo.

In quest’anno “olimpico” il torneo ha dovuto fare i conti con la scomoda programmazione nella settimana successivo al weekend di Davis quindi il tabellone di quali si rivela di basso livello trasformandosi in occasione della vita per alcuni dei giocatori presenti.

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Il torneo è sempre ricco di esibizioni e ieri si è tenuta quella tra Ivanisevic, Agassi e Ferrero con 15.000 spettatori presenti, a dimostrazione della grande passione dei croati per il tennis. Agassi ha speso ottime parole per la sua prima esperienza in Croazia, esprimendo rammarico (probabilmente di circostanza ma con un fondo di verità) per non aver mai giocato qua durante la sua carriera. Nei prossimi giorni si terrà un’altra esibizione, stavolta al femminile tra la locale Donna Vekic e la nostra Flavia Pennetta.

Tornando alla mia giornata, dopo novanta intensi minuti di meritato sonno, vado al torneo a ritirare l’accredito e mi posiziono sugli spalti per vedere i match di quali (4, tutti in contemporanea). Questo torneo è famoso per mettere a dura prova il fisico dei giocatori perché a metà luglio ad Umago il caldo è sempre torrido e la situazione è difficile pure per gli spettatori, dei quali un buon 50% si presenta sugli spalti in costume da bagno pronta a fare un bagno rinfrescante nell’insenatura adiacente ai campi.

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Arrivo sul campo 1 e subito vedo il buon Emanuele De Vita, anche lui stregato dal fascino di Umago e ormai habitué del torneo, che sta tifando l’argentino Juan Pablo Paz (al best ranking in carriera, vicino ormai alla top 300), recente finalista dell’ITF nella sua Napoli. Il match tra Paz e lo spagnolo Lopez-Perez (anch’esso al best ranking, un centinaio di posizioni più avanti) come previsto si sviluppa principalmente da fondo campo con lunghi scambi spezzati soprattutto dall’argentino con discese a rete e palle corte piuttosto efficaci. Seguo il match fino alla fine del primo set, dove emerge la maggiore esperienza dello spagnolo a questi livelli.

Sul campo adiacente Linzer ed il suo riconoscibilissimo grunting stanno avendo la meglio su un Michon veramente spento che mi pare avere qualche problema in quanto soprattutto il servizio appare molto debole (non c’è la rilevazione ma non penso che la prima superi mai i 130 kmh). Set a senso unico con l’austriaco, giocatore che senza infortuni avrebbe potuto avere tutt’altra carriera, che domina ogni scambio e per dirla come l’amico Brancher, per il francese il secondo set si prospetta una Michon Impossible (ed infatti lo perderà).

Mi sposto quindi sul GrandStand dove alcuni amici mi scrivono che Ghem abbia sciolto il primo set infastidito dal tennis lento ma efficace del locale Mesaros ma quando arrivo a metà del secondo vedo un giocatore, il brasiliano, con la testa nel match e l’avversario in evidente difficoltà fisica. Ghem impartisce una vera e propria lezione di tennis al croato e a forza di colpi piatti e vincenti si aggiudica il secondo set; Mesaros prova a resistere ad inizio del terzo tenendo da 0-40 ma nel successivo game di servizio una serie infinita di falli di piede (dettati dalla stanchezza) lo condanna alla sconfitta: il brasiliano si qualifica ed il croato a fine match lancia arrabbiato una racchetta appena rotta sugli spalti rischiando di colpirmi mentre ero intento a twittare.

A conferma dell’infelice posizione nel calendario per il torneo, l’ordine di gioco di domani prevede solo due singoli ed un doppio, con molti giocatori impegnati nel weekend di Davis e che quindi hanno chiesto agli organizzatori un giorno di riposo in più.

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