di Michele Galoppini
E siamo arrivati all’ultimo giorno, quello come sempre più breve e meno ricco di accadimenti ma quello del match più atteso, la finale. Oggi al Centro San Filippo saranno Igor Sijsling e Mirza Basic a giocarsi il titolo (ed il secondo anche la possibilità di restare in corsa per un posto nel main draw degli Australian Open).
In questa uggiosa giornata bresciana (sai che novità), arrivo al palazzetto più di un’ora prima e, alla ricerca di uno snack pre-match, incrocio subito l’olandese Sijsling al di fuori del centro. Lo saluto, visto che l’ho già brevemente intervistato due volte, ma il suo sguardo e la sua mente sono già probabilmente concentrati al 100%; aggiungeteci che è di poche parole e quindi gli esce un fioco “Hi!”. Amen, parlerà di più più tardi, visto che ho già chiesto una one-to-one in caso di vittoria, così da non doverlo rincorrere come un pazzo tra corridoi, spogliatoi e così via. Ho invece pochissime speranze per Basic: non vuole parlare, dopo il singolare ha pure il doppio… un tentativo sarà fatto, ma sto già sperando vinca l’olandese così da avere un piccolo vantaggio sull’intervista post-match.
Un paio di cose curiose prima di entrare al palazzetto riescono comunque a succedere: innanzitutto trovo parcheggio esattamente davanti al Centro e la cosa sa di miracolo; e poi mi vedo questa ragazza uscire dalla palestra sottostante il campo centrale con un tacco 16 pigreco mezzi che a fatica incespica ad ogni passo. Consiglio: hai mai provato delle comode scarpe da ginnastica?
Ok, basta pensare ad una versione ma-come-ti-vesti di me stesso ed è tempo della sala stampa. Di sotto i due finalisti si stanno già riscaldando in campo, Basic con il suo compagno di doppio Metkic mentre Sijsling con un gigante di bianco vestito di cui ammetto di non sapere il nome.
Dopo le dovute presentazioni di rito, il match comincia come è cominciata la maggior parte dei match di questo torneo: il servizio determina l’andamento dei punteggi (curiosa in ogni caso la scelta di Sijsling, che vinto il sorteggio ha scelto di far servire Basic. Ieri mi aveva detto di temere la sua risposta, ma a tal punto?). Il bosniaco parte bene, ma l’olandese è a dir poco devastante. Si arriva al 4-4 senza palle break e senza turni di servizio realmente combattuti, ma è Sijsling quello che segna sempre quel punto o quel paio di punti che entrano presto in testa a Basic. Sul 4-4 arriva infatti il break a 15 dell’olandese e sul 5-4 arrivano 2 ace e 2 prime vincenti. 6-4 in soli 24 minuti, solo 3 punti persi al servizio da Sijsling (rispetto agli 11 di Basic) e ben 6 ace. Oltre al servizio, anche il rovescio dell’olandese sta facendo scuola.
Il secondo parziale comincia poi dove era finito il primo. Sijsling prende subito campo e ruba immediatamente il servizio a Basic, che ha solo un’occasione di mettere in difficoltà l’olandese sul suo servizio, raggiungendo la parità ma non riuscendo comunque ad ottenere nemmeno la palla break. La precisione di Sijsling da fondo campo è impressionante, come la sua efficacia a rete nelle varie sortite, anche improvvise, che mettono in forte difficoltà il bosniaco. Il break iniziale diventa decisivo e Sijsling alza le braccia al cielo e chiude 6-4 6-4.
L’olandese riesce anche a sciogliersi in un sorriso ed a spiccicare qualche parola, peraltro sentita, al centro del campo durante la premiazione, mentre tantissimi bimbi erano già pronti ad assaltarlo a lato del campo. Come promesso, sono riuscito ad ottenere una breve intervista a fine match, registrata in un angolo dello spogliatoio, con eco annessa a complicare le operazioni di sbobinatura, per le quali ringrazio Giulio Gasparin fin d’ora. Trovate le parole dell’olandese a questo link.
Basic, quantomeno, può provare a rifarsi nella finale di doppio, nella quale gioca col collega Metkic contro Bozoljac e Zelenay. Purtroppo per lui, subisce anche lì una sonora sconfitta, per 6-0 6-3, non è giornata per il povero bosniaco.
Tempo di saluti, come sempre una delle parti che meno mi piacciono di tutti i tornei. Brescia come l’anno scorso mi ha permesso di incontrare di persona tanti colleghi che di solito sono al di là di uno schermo e di una tastiera. Giulio Gasparin è un carissimo amico e come tale l’ho già incontrato tante di quelle volte che probabilmente a malapena mi sopporta più (almeno mi batte sempre a tennis e si toglie qualche soddisfazione!), ma parlo soprattutto del boss Alessandro Nizegorodcew e della simpatica combriccola composta da Luca Fiorino, Luca Brancher, Giulia Rossi e Stefano Berlincioni, presenti qua e là durante la settimana bresciana. Alla prossima a loro (forse già a Bergamo?) ed alla prossima a tutti voi! Ciao!
Leggi anche:
- None Found