di Gianluca Dova
Ieri avviandomi verso i campi del BNR Open di Bucarest mi rimbombava nelle orecchie la musica di Happy Xmas. Si fuori facevano 20 gradi in alcuni punti ed era primavera ma per me era indiscutibilmente la mia settimana delle feste natalizie.
La settimana in cui isolo i miei casini ed entro in una dimensione onirica tennistica da cui non voglio essere risvegliato. Chiamatelo trip psichedelico se volete ma io sentivo John Lennon che mi cantava “So this Cristmas and happy new year….” ed io che fischiettavo con lui.
Sono quasi 20 anni che vado al torneo e mi sono sempre divertito, passato dalla gioventù spensierata alla maturità (si fa per dire) familiare. Invecchio inesorabilmente, per altro non rassegnandomi, ma la mia Woodstock rimane il torneo di Bucarest. L’occasione per incontrare e salutare tanti amici e per rientrare nel trip di emozioni psichedeliche e non che il tennis ti offre. Ieri ho cominciato a viaggiare con le qualificazioni più dure della storia del torneo. In campo qualcosa come sei italiani, un tabellone a 28 giocatori, una programmazione che non mi ha aiutato e permesso di seguirli tutti. Programmazione che ha fatto impazzire ancora di più i coach Fabio Rizzo e Fabrizio Fanucci impegnati con più giocatori su campi diversi in alcuni momenti in contemporanea.
L’inizio della giornata è stato soft, il primo incontro che mi interessava vedeva in campo Filippo Volandri contro Juska, Andis di Latvia. Il Latviano o Latvese (sfido chiunque a dirmi esattamente come si dice…..io non arrivo a tanto) è l’ultimo come ordine di classifica ad accedere alle quali (398 atp). Il match scorre veloce, Filippo è in buona condizione fisica e tecnica, attento alle dinamiche della partita ed il connazionale del Dottor Destino (l’antagonista dei Fantastici Quattro, unico personaggio di mia conoscenza, vagamente conosciuto) non fa miracoli. Giocatore da veloce, rovescio a due mani pulito, buona la prima, insicura la seconda e dritto balordo con cui non sa mai se è meglio provare a spingerlo o a tenerlo in campo. Tenero per un Filo in un buono stato fisico ed infatti la partita finisce presto senza sussulti. Ne approfitto per fare due chiacchiere con Fenuch, con cui si passa tranquillamente da Prodi ed il futuro della nazione a quello del nostro tennis. Stendo un velo pietoso sulla nostra politica per non rovinarmi il “trip” e passo al tennis, penso che anche voi sarete felici di farlo. Fabrizio mi racconta delle novità della sua accademia: “Da marzo sono venuti ad allenarsi con noi Giannessi e Starace. Recuperarli ad alto livello non sarà facile ma sono sfide divertenti e stimolanti. Gianna ha un problema ai polmoni che lo condiziona ormai da più di un anno. Probabilmente non si cura come dovrebbe ed è disordinato in campo e fuori, il mio compito sarà quello di dargli un po’ di ordine e fargli capire come affrontare questo mondo. E’ potente e veloce di gambe, con molta energia ed ha un gran cambio di ritmo con il dritto però non sempre fa le cose giuste in campo e diventa prevedibile. Gioca alle volte troppo uguale sia a livello tattico che di direzione dei suoi colpi, deve imparare ad usare di più la testa in campo, inoltre dopo aver perso tante partite non giocando in buone condizione fisiche non ha fiducia e quando deve chiudere i set o le partite diventa troppo teso, gioca meglio quando è in svantaggio e non ha molto da perdere.”
Le sue considerazioni come sempre vengono confermate dal match tra Giannessi ed Alessio Di Mauro. Alessio malgrado le 35 primavere è un avversario difficile perché esperto ed in forma avendo vinto da poco un challenger. Un esempio sotto diversi molti punti di vista, un giocatore che in carriera è andato oltre i suoi limiti ma che continua a divertirsi e ad essere competitivo anche alla sua età. La partita inizia con Gianna che sembra un treno fa subito il break, ha la palla per fare il secondo break che spreca ma serve per il set sul 5 a 4 e gioca proprio come gli aveva chiesto Fanucci con variazioni di traiettorie e ritmi facendo pesare il suo cambio di velocità con il dritto. Qui il patatrac la tensione gli gioca un brutto scherzo, comincia a giocare troppo dritto per dritto e commette errori banali come direzione della palla e qualche errore non forzato. La scena si ripete sul 6-5 quando riserve per il set e poi perde inesorabilmente il tiebreak. Comincia ad accusare problemi di respirazione e a fine set prende la classica pausa bagno, lamentandosi “che non si riprende più….”.
Io e Fenuch ci guardiamo e sembriamo pensare la stessa cosa, la partita sembra finita, Giannessi non sembra in grado di continuare. L’inizio del secondo set ripropone lo stesso andazzo, Di Mauro va avanti di un break e sul 3 a 1 sotto e lo spezzino sembra voler mollare definitivamente. Fa anche con le mani il gesto di “No Mas”, del ritiro, l’arbitro non lo vede. Fanucci lo fulmina con un perentorio “adesso giochi fino alla fine e sta lì”. Quella incredibilmente è la svolta della partita, da quel momento il ligure come d’incanto riprende a giocare come ad inizio match, vince il secondo e al terzo malgrado i problemi polmonari vince dimostrando di avere le risorse fisiche per poter battere un maratoneta come Alessio. Alla fine Fenuch mi dirà “ricordatelo sempre alle volte una parola giusta al momento giusto può cambiare tutto!”
Nel frattempo erano iniziati sia Naso contro Crivoi che Starace sul centrale contro Copil. Riesco a vedere l’ultimo game del primo set di Naso e rimango strabiliato, Giallo gioca un tennis pazzesco, variando il servizio tra kick micidiali e botte dritte e con bordate da fondo che lasciano sul posto il rumeno. Sembra tutto facile, ho tempo di scambiare due smorfie con Fabio Rizzo, il coach di Naso, come a dirci “madonna come sta giocando….”. Mi dirigo quindi sul centrale nel momento in cui iniziano Copil e Potito, lo stadio è abbastanza pieno ed i rumeni sono carichi. Mai come Fanucci che per seguire sia il match di Giannessi che quello di Starace sale in cima allo stadio dove può vedere entrambi match, un occhio sul centrale ed uno sul semicentrale. L’esperto “vecchio coach” ne sa una più del diavolo! La partita è anomala a dir poco, sul servizio del rumeno non si gioca perché quasi non ti fa toccare la palla, quando serve il campano invece ugualmente non si gioca perché Copil se deve fare due passi da fondo non palleggia e non prende il campo. In modo normale in questi casi si dovrebbe andare al tiebreak ma in un game, un paio di errori di Potito di cui uno clamoroso in cui non chiude una palla a metà a campo con il rumeno a rete, permettono a Copil di vincere il primo set. Nel secondo Potito comincia bene si porta sul 2 a 0 con un break momento in cui penso e dico “praticamente siamo già al terzo” invece evidentemente lo gufo neanche fosse il Milan visto che perde sei giochi di seguito subendo tre break e mettendo pochissime palle in campo….Giornata storta per Poto che sembra aver perso un po’ di incisività al servizio con il suo Kick ed anche il suo dritto sembra fare meno male ma soprattutto la palla gli sembra viaggiare meno in generale oltre all’evidente mancanza di pazienza del secondo.
Ne parlo sempre con Fenuch che mi conferma: “E’ dura con Potito perché ha sbagliato l’anno scorso a non fermarsi per poi approfittare adesso del ranking protetto, deve ricominciare dalle quali e dai challenger e ce ne sono sempre meno. Ha 32 anni e non è facile riniziare con queste condizioni, quando lo fece Filippo un paio di anni fa ci mise un anno e mezzo per tornare a certi livelli e fu quasi un miracolo. Certo ci riesce Haas che gioca benissimo ma che quando ha avuto bisogno dagli americani ha ricevuto molte wild card da noi è molto più dura. La palla a Starace gli viaggia meno è evidente e per me sbaglia anche ad accanirsi a giocare con le racchette con cui giocava 4 anni fa ritrovate dalla madre in cantina. I giocatori hanno l’abitudine nei momenti difficili di ritornare alle vecchie racchette ma è difficile pensare che dopo tanto tempo non siano sfibrate e logore. In generale penso che per Starace siano importanti i challenger estivi in Italia dove di solito faceva la differenza e dovrebbe farla ancora, se nel frattempo se la Federazione ci aiutasse con qualche wild card visto che Potito ha sempre giocato la Davis con grosso impegno e dedizione, non sarebbe male.”
A fine match di Potito ritorno sul campo di Naso ed il match è completamente girato, sono al terzo ed il siciliano è in balia del avversario. Da fondo non sfonda più, il servizio non è più troppo vario ne incisivo, ci prova. Corre, cosa che non è proprio la sua specialità, ma sbaglia e non controlla più il gioco. Vince Crivoi al terzo, guardo di nuovo Fabio Rizzo che è un po’ sconsolato, non riesco a capire cosa è successo. Gli lo chiedo ma lui stesso preferisce non parlarne, capisco il momento ma non mi rassegno. Proverò a parlarne anche la sera stessa a cena ma anche lì glissa mi riparla di politica mi dice: “Mi sa che ha cominciato a pensare a Napolitano e si è depresso!”. Effettivamente difficile dargli torto.
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