di Sergio Pastena
Non che Roger Federer fosse messo così male da non potergli dare chance di vittoria in un Atp 500, no. Tuttavia se il tabellone non ti fa sconti e ti trovi a fronteggiare Djokovic in semifinale e Berdych in finale, beh, si fa difficile per chiunque.
E invece lo svizzero non solo ha vinto a Dubai ma, cosa più sorprendente ancora, ha convinto. Dopo aver ceduto un set a Stepanek non sembrava al meglio, invece nelle ultime partite ha subito una trasformazione, battendo in rimonta sia il serbo che il ceco e portando a casa un titolo inaspettato, il primo del 2014. Grasso che cola per lo svizzero, che dà fiato a una classifica in crisi e mostra di potersela ancora giocare con i migliori, almeno sulla corta distanza.
Male Del Potro, ritirato subito contro Devvarman, cosa che apre una falla nella parte bassa del tabellone portando Jaziri ai quarti e Kohlschreiber in semifinale. L’Italia? C’era Andreas Seppi, che ha perso proprio dal tedesco dopo che ne aveva battuto un altro al primo turno, Florian Mayer al terzo. Per il resto pochi sussulti, ma si sapeva dalla vigilia che Dubai era un torneo nudo dalla vita in giù.
Dimitrov incontenibile
Passiamo da Federer in Federer, o meglio da Federer al “nuovo Federer”.
Tolta dalle spalle la definizione più porta-sfiga del mondo del tennis, Grigor Dimitrov sembra aver cominciato a fare sul serio portando a casa il torneo Atp 500 di Acapulco. Torneo ricco di sorprese, con tante cadute eccellenti: Isner out subito contro Karlovic (7-6 7-6, of course), Ferrer sbatacchiato da Anderson, Pospisil al tappeto contro Dolgopolov. La rivelazione, però, è proprio Dimitrov, autore di un torneo magistrale.
Non è tanto la vittoria, quanto come è arrivata: Gulbis, Murray e Anderson eliminati in sequenza, in tutti i casi al termine di match lottati e finiti con un long set al terzo. Insomma, il bulgaro ha vinto di carattere e non solo per via di uno stato di trance agonistica, fissando il proprio best ranking al numero 16 mondiale. Il salto di qualità è arrivato?
Bravissimo Paolo
Ci è andato davvero vicino, Paolino. C’è andato vicino perché, in finale, ha vinto il primo set contro Federico Delbonis e, a quel punto, l’impresa sembrava possibile.
Poi, purtroppo, l’argentino ha risalito la china piazzando un break per set e non cedendo più la propria battuta, cosa che ha costretto Lorenzi ad accontentarsi di avere nel palmares una finale invece che un titolo Atp. Accontentarsi per modo di dire, perché è stata una settimana magica quella del senese: dopo aver battuto Monaco ha superato un Haas infortunato (giocando comunque molto bene fino al suo ritiro) per poi cedere solo ad un avversario più giovane e poco condizionato dalla maratona in semifinale contro Bellucci.
Per il resto il torneo brasiliano regala poco: con almagro e Granollers fuori subito la parte bassa era un’autostrada, tra gli italiano l’altro presente era Volandri fermato subito dallo stesso Dalbonis al primo turno.
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