Dario di bordo da Siviglia: 25 anni di terra gialla

Bortolotti
di Paolo Silvestri

Immagino che Rafa Nadal non avrà molta voglia di sorridere ultimamente, ma le circostanze lo hanno spinto a farlo nel video saluto che ha mandato agli organizzatori della Copa Sevilla, il Challenger sul “giallo”, che quest’anno compie 25 anni. Sorride, e ricorda che proprio qui conquistò nel 2001 il suo primo punto Atp, in mezzo a una folla di curiosi (fra cui il sottoscritto) convenuti a vedere il nuovo fenomeno, allora quindicenne.

Flavio Cipolla SivigliaIn questo lunedì di inizio settembre la vita sta tornando frenetica dopo le vacanze estive, e traffico e parcheggio tornano ad essere un problema, ma riesco lo stesso ad arrivare in tempo per un breve saluto e un in bocca al lupo a Flavio Cipolla, che gioca il primo match della giornata. Lo seguo da bordo campo, insieme ad una famiglia di Padova in vacanza, che stamattina ha messo da parte le visite canoniche alla Cattedrale, all’Alcázar o al Barrio de Santa Cruz, per venire a difendere i colori nazionali. Dall’altra parte della rete, un altro veterano del circuito, Jan Mertl. Flavio gioca benissimo, dimostrando anche un’ottima forma fisica, e vince il primo set, irretendo il ceco con il suo mitico rovescio in back e spezzandone il ritmo. Ha la possibilità di break in apertura del secondo, ma non la sfrutta e il set gli scivola via, poi però è bravo ad allungare subito e chiude agevolmente il terzo, con alcuni punti davvero pregevoli che strappano gli applausi dei presenti, e non solamente del gruppetto dei suoi connazionali. Che bel gioco quello di Flavio, antico ed elegante, lontanissimo dal power tennis di oggi, ma che gli ha permesso in carriera di togliersi delle belle soddisfazioni, una proprio qua in Spagna, in quel fantastico match del 2011 contro Roddick alla Caja Mágica.

Sul campo centrale c’è invece uno scontro generazionale fra il “vecchio” Montañés ed il giovane polacco Kamil Majchrzak, e meno male che lo devo scrivere e non pronunciare. Non è che mi sia strappato i capelli vedendolo, ma il ragazzino gioca bene, soprattutto mi piace la fluidità e l’atteggiamento sereno che ha in campo, e che gli hanno consentito di liquidare facilmente il buon Albert, verosimilmente vicino alla pensione.

Poi giro per i campi di allenamento dove l’altro italiano in tabellone, Marco Bortolotti (cui è toccata purtroppo la testa di serie nº 1 Pablo Carreño), sta scambiando botte da orbi con Pere Riba, prossimo avversario di Cipolla. Lo spagnolo, che qua a Siviglia ha vinto in due occasioni (2008 e 2009), sta riemergendo dopo una lesione all’anca(simile a quella di cui soffriva Nalbandián) e una mononucleosi, che si sta trasformando davvero nella malattia “ammazzatennisti” per eccellenza, con conseguenze preoccupanti e a volte misteriosi e definitivi ritiri, come nel caso di Ancic o Soderling.

Campo 3 SivigliaLascio i campi di allenamento, perché sul centrale servono un piatto succulento, il mitico Lamine Ouahab che se la deve vedere con il qualificato russo, ma tennisticamente spagnolo, Ivan Gakov, 10 anni e 10 chili in meno del marocchino che, come sempre, è capace del meglio e del peggio. Decide in questo caso di cominciare dal peggio (del peggio) e si trascina stancamente per il campo commettendo errori marchiani e beccandosi in men che non si dica un cappotto. Ma poi arriva il meglio, il menù degustazione di delizie che pochi sanno preparare, e che si traducono numericamente in un eloquente 6-2 6-1.

Infine quasi un déjà vu. Di nuovo, dopo 13 anni, mi ritrovo in una piccola folla incuriosita da quello che molti indicano come il miglior candidato per l’era post-Nadal, il dicottenne Jaume Munar che quest’anno ha chiuso la sua carriera Junior (best ranking numero 3), con la vittoria nel doppio al Roland Garros, dove lo scorso anno era arrivato in finale in singolo, sconfitto da Rublev. Ha un braccio velocissimo, a mio avviso la sua migliore virtù, che gli permette notevoli accelerazioni nel servizio e nei colpi a rimbalzo (pur con molti, troppi, errori non forzati) ma stento sinceramente a vedere in lui un futuro grande campione, anche se è ancora piuttosto acerbo, soprattutto fisicamente e tatticamente. Vedremo. Nel frattempo il mestiere del suo avversario, il piccolo Axel Michon, è stato più che sufficiente per stopparlo.

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