Quattro mesi fa, in un Arthur Ashe che faceva fatica a credere ai propri occhi, Daniil Medvedev rimandava a data da destinarsi i sogni di gloria di Novak Djokovic. Oggi, in occasione di uno Slam che per ovvi motivi è destinato a passare alla storia, il russo parte con i favori del pronostico e ha le idee abbastanza chiare sulla situazione.
“I primi turni di un major – le sue parole in conferenza stampa – sono sempre complicati ed aver vinto in tre set (6-1 6-4 7-6 allo svizzero Laaksonen, ndr) non può che essere positivo. Novak? La Rod Laver arena è il suo posto nel mondo, ha vinto su questo campo un numero incredibile di partite. Mi piacciono le sfide e spero di poterlo affrontare di nuovo presto qui”. Quanto a consapevolezza nei proprio mezzi, Daniil ‘The Bear’ non è secondo a nessuno. “Se gioco al mio livello è difficile battermi. Ho sufficiente esperienza adesso per sapere bene cosa fare prima e dopo i match. L’approccio deve essere sempre lo stesso: per arrivare alla fine occorre essere al meglio per sette match consecutivi”.
Medvedev vince e nel frattempo studia da sindacalista. “La offseason è sempre più corta ma dobbiamo farcene una ragione. I tornei acquistano licenze e non gli si può chiedere di farsi da parte in nome di una stagione più corta. Tra Davis e Nitto Atp Finals è importante farsi trovare pronti fino all’ultimo ma spesso arriva il fisico a chiedere il conto. Praticamente non esistono settimane libere durante l’anno e al momento non ci sono gli estremi per cambiare le cose”.
Un russo non vince gli Australian Open da Marat Safin, che nel 2005 si impose in quattro set su Lleyton Hewitt dopo aver eliminato Roger Federer in semifinale. Sarà questa la volta buona?
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