Non dev’essere facile, con il Torneo Olimpico di tennis a dieci minuti da casa, essere a quasi 10.000 chilometri di distanza, specialmente per un giocatore che – se i Giochi di Rio De Janeiro fossero arrivati nel 2015 – vi avrebbe preso parte grazie al suo ranking all’epoca da Top 100. Ma Joao Souza ha trovato il modo per essere comunque super-soddisfatto. L’ha fatto conquistando la terza edizione degli Internazionali di Cortina d’Ampezzo, al termine di una finale lunga e combattuta contro il ventunenne serbo Laslo Djere, condizionato da un pizzico di febbre e da qualche difficoltà fisica dovuta alle fatiche di sabato. Resta il fatto che il favorito era il 28enne brasiliano, e l’ha dimostrato spuntandola per 6-4 7-6 nell’ora e 49 minuti che gli ha regalato l’ottavo titolo Challenger in carriera, il primo lontano dal Sudamerica ma soprattutto il primo dopo oltre due anni e mezzo. Un periodo avaro di trofei che gli ha tolto fiducia ed è venuto a galla anche nel corso della finale. Sia in un primo set che sembrava in controllo ma che si è complicato (prima del break risolutivo sul 4-4), sia sul 4-1 e servizio del secondo, quando nulla avrebbe lasciato immaginare un’altra mezz’ora abbondante di tennis. Invece, per la gioia del pubblico del Campo Centrale del Country Club, Souza ha perso incisività. Al contrario, Djere ha ricominciato a crederci ed è tornato in partita vincendo quattro game di fila. Poi però il sudamericano si è ripreso in tempo, si è guadagnato il tie-break e ha allungato dal 4-4. Curioso il siparietto col suo coach sul match-point: l’ha guardato, gli ha chiesto “vado?”, e alla risposta “vai” ha seguito a rete il servizio, chiudendo l’incontro con una precisa volèe di diritto.
“Sono felice di essere tornato al successo dopo quasi tre anni – ha detto Souza – e sono ancora più contento di averlo fatto a Cortina. In Italia mi sento come a casa, giocare in altura mi piace molto e questo successo mi fa dimenticare l’amarezza di non aver potuto partecipare alle Olimpiadi”. Dalla gioia di Souza alla delusione di Djere, ancora a secco di titoli Challenger malgrado tre finali. “Nonostante i problemi – ha detto il serbo, seguito in Veneto da Alberto Castellani -, e giocando un tennis lontano dal mio livello reale, ho perso per 6-4 7-6. Chissà cosa sarebbe successo stando anche solo un filo meglio”. E chissà anche che il trionfo ai piedi delle Dolomiti non possa lanciare la nuova ascesa di Souza, come successo per il campione del 2015 Paolo Lorenzi, entrato fra i primi 40 del mondo e in gara in questi giorni proprio a Rio. “Paolo è un mio grande amico, lo stimo particolarmente. Mi piacerebbe tanto – ha chiuso il carioca, già n.69 Atp – ottenere in futuro i suoi stessi risultati”. Nel doppio, invece, successo per lo statunitense James Cerretani e per l’austriaco Philipp Oswald, passati per 6-3 6-2 sul cileno Christian Garin e lo spagnolo Roberto Carballes-Baena. Sorridono anche gli organizzatori, guidati dal direttore del torneo Andrea Mantegazza. “Gli Internazionali – ha detto – hanno riscosso grande successo. È stata una settimana molto impegnativa perché non è facile abbinare a un torneo di tennis tanti eventi collaterali come abbiamo fatto”. A fargli eco la presidente del Country Club, Paola Bergamo: “Il torneo è la punta di diamante dell’attività del circolo, e ci impegniamo affinché possa crescere anno dopo anno. Siamo già pronti a metterci al lavoro per il 2017, studiando nuove sorprese per gli appassionati”.
I RISULTATI DELLA GIORNATA
Singolare, finale – J. Souza (BRA) b.L. Djere (SRB) 6-4 7-6.
Doppio, finale -Cerretani/Oswald (USA/AUT) [2] b. Carballes Baena/Garin (ESP/CHI) 6-3 6-2.
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