Per un giovane che si affaccia sul circuito maggiore, per quanto talentuoso e promettente sia, il secondo anno è sempre tremendamente più complesso del primo, quello del fatidico exploit. Ciò è in linea con una delle grandi leggi del tennis, ovverosia quella secondo cui confermarsi è assai più difficile che esplodere.
Questo primo scorcio di 2015 ci consegna già degli spunti interessanti che riguardano i newcomers del circuito, sia maschile che femminile, ed il loro impatto con un mondo da affrontare non più in qualità di novità assoluta. Gli esempi più importanti sono quelli di Coric e Zverev nel maschile e di Belinda Bencic nel femminile. Tutti e tre stanno faticando non poco da inizio anno, ma ciò deve considerarsi totalmente preventivabile e fisiologico. Ci sono due ragioni fondamentali che rendono ostico il secondo anno sul circuito maggiore anche per giovanissimi, giustamente, additati da tutti come fenomeni e futuri certi protagonisti dell’élite del tennis mondiale.
-Ora tutti li conoscono. La prima grande difficoltà che questi ragazzi incontrano è piuttosto banale quanto però importante. Gli altri professionisti coi quali si misurano hanno imparato a conoscerli. Ora sono consapevoli di come giocare contro di loro, di quali sono i punti di forza e soprattutto le debolezze e, di conseguenza, sanno pianificare meglio l’incontro e trovare le giuste contromisure. Si prenda ad esempio Coric che nell’autunno 2014 pareva già prossimo all’ingresso tra i top 30 per come stava giocando. Il croato ha disputato il torneo di Basilea incantando tutti al punto di battere giocatori del calibro di Gulbis e Nadal fino a raggiungere la semifinale. Quest’anno, invece, il suo ruolino di marcia recita un insoddisfacente due su sette con sconfitte nette subite da giocatori di non primissimo piano come Stakhovsky, Carreno-busta e Chardy. I suoi avversari ora sanno come giocare contro di lui, sanno che devono cercare il dritto (colpo decisamente più debole del repertorio), e tutto cambia. E così vale anche per Alexander Zverev, che è addirittura un anno più giovane del sopracitato Coric, ma che sta incontrando quasi le medesime difficoltà. Quest’anno il teutonico è fermo a zero vittorie nei main draw degli Atp e, forse, un’ulteriore mezza stagione a sgomitare nel circuito Challenger non avrebbe danneggiato, anzi. Possiamo includere in questo discorso anche Dominic Thiem, classe ’93 ma esploso più tardi di Coric e Zverev. Prima del torneo marsigliese ancora in corso, l’austriaco aveva vinto un solo match contro un Gulbis peraltro semi-infortunato.
– Il fisico. La seconda ragione che penalizza i giovanissimi in un orizzonte di medio-lungo termine è legata alle condizioni fisico-atletiche. Un ragazzo di 18 anni, per quanto pronto ed allenato che sia, non potrà mai tenere botta fisicamente a professionisti con molta più esperienza e mera forza atletica. Un conto è essere brillante per un torneo o due, altro discorso invece è mantenersi competitivo settimana dopo settimana in un continuo confronto con professionisti navigati. Poi è chiaro che gli esempi fatti, Zverev e Coric ma anche lo stesso Thiem o Kokkinakis, dispongono di un tennis di gran lunga superiore sin da ora a molti dei mestieranti del circuito anche inclusi nei primi 100 del mondo, ma è facile capire che il talento da solo non basta a vincere partite. In un’età del genere si è in piena costruzione di una struttura fisica adeguata che, quindi, non può considerarsi già pronta.
Nel femminile va fatto un discorso diverso per Belinda Bencic. La svizzera, considerata a ragione come futura numero uno, quest’anno ha vinto solo una partita (più una in Fed Cup), perdendone quattro, quasi tutte in modo piuttosto netto di cui alcune francamente evitabili come il 6-3 6-0 rimediato da Gavrilova o il 6-2 6-1 inflittole da Goerges a Melbourne. Da lei è lecito, ai limiti dell’obbligatorio, attendersi qualcosa in più ed i primi due mesi del 2015 non possono che essere qualificati come deludenti, ma in questo caso sembra veramente solo questione di tempo. E’ quasi impensabile non immaginarsi Bencic al vertice del tennis mondiale nei prossimi anni tanto è superiore alle altre.
Quella del secondo anno, l’anno delle conferme, resta forse la più delicata fase del processo di crescita di un futuribile campione. E’ una fase che, se mal interpretata, è in grado di schiacciarti. Le promesse di oggi per poter dominare domani devono saper reagire positivamente alle sconfitte che sono parte inevitabile del gioco. Chi tra loro riuscirà a non farsi abbattere dalle difficoltà sarà grande.
Leggi anche:
- None Found