di Marco Mazzoni
E’ calato da poche ore il sipario sul torneo Montréal con la vittoria di un Nadal in formissima (e senza bende al ginocchio) che il circuito Atp sbarca di nuovo negli Usa, stavolta a Cincinnati per il secondo grande appuntamento dell’estate americana. E’ l’ultimo gustoso antipasto prima degli US Open, al via tra 15 giorni a New York, e quindi un torneo importantissimo per affinare la condizione in vista di Flushing Meadows. Quello che sta per scattare in Ohio è storicamente un Master 1000 più “probante” dell’evento di pari livello canadese. I top players a Cincinnati hanno una settimana di lavoro e qualche match in più nelle gambe rispetto a Montréal, e soprattutto un miglior ambientamento al cemento nord americano e alle sue condizioni spesso estreme.
Cosicché il Western & Southern Open generalmente fornisce risultati (e sensazioni) più vicini a quelli che ci si aspetta allo Slam della “grande mela”. Basta dare un’occhiata all’albo d’oro per rendersene conto: dall’era Open si trovano ben poche sorprese, a differenza del torneo canadese. Un torneo che non si vince per caso. Non sempre ha trionfato il tennista poi vincitore a New York, ma la cosa è accaduta varie volte: andando all’indietro in anni recenti, è successo nel 2007 e 2005 (Federer), 2003 (Roddick), 1998 (Rafter), 1997 (Sampras); ma difficilmente chi ha vinto a Cincinnati ha deluso a Flushing Meadows, arrivando in finale o almeno semifinale (cosa successa moltissime volte, basta scorrere i vari tabelloni per constatarlo, da Djokovic nel 2012, a Federer più e più volte, Roddick nel 2006, Agassi, Sampras e Chang nei 90’s, e via dicendo).
Altra curiosità rilevabile dall’analisi dell’albo d’oro è il “fattore paese”, se così vogliamo chiamarlo. Negli anni 70 il torneo ha avuto un vincitore di casa ininterrottamente dal ’74 all’81, con Lendl poi vittorioso nel ’82 e che sarebbe diventato cittadino USA a breve. Gli anni 80 invece vedono un dominio quasi totale della Svezia con Wilander ed Edberg, interrotto solo da Becker (1985, ma con lo svedese Wilander sconfitto in finale) e Brad Gilbert (1989, quando a sorpresa sconfisse il favorito Edberg in un match thrilling con tiebreak decisivo al terzo set). E proprio la finale tutta svedese del 1988 tra Wilander ed Edberg fu una delle più interessanti della storia recente del torneo, con il Mats superbo del suo anno d’oro (vinse 3 Slam su 4!) che domò Stefan per 3-6 7-6 7-6, in un match gustoso impreziosito da winners, situazioni di gioco ed emozioni, forse uno degli incontri più belli della stagione.
Negli anni 90 di nuovo dominio USA grazie all’arrivo di Chang, Agassi e Sampras (curiosamente mai vinse Courier), con il solo Rafter che si intromise nel 1998. Più vario invece l’albo d’oro negli anni 2000, con Federer, Murray e Roddick a farla da padroni tra vittorie e finali. Re Roger detiene anche il record di successi: 5 (2005, 2007, 2009, 2010, 2012); mentre tocca a Stefan Edberg quello delle finali raggiunte, 6 in totale. Mancano curiosamente al libro d’oro Nadal (mai nemmeno finalista) e Djokovic, che invece ha perso ben 4 finali, tra cui le ultime due consecutive. Visto il Federer afflitto da grossi problemi alla schiena ed un tabellone per nulla morbido con il teorico scontro con Nadal già nei quarti, e il Murray in condizioni rivedibili dopo la sbornia di Wimbledon, chissà che non tocchi proprio al lanciatissimo toro di Mancor o al n.1 serbo alzare finalmente la prima coppa di Cincinnati. Vedremo.
Una delle curiosità del torneo è proprio la coppa in palio, un raffinato vaso di ceramica decorato finemente dalla storica Rookwood. I due trofei ufficiali sono pezzi unici che restano di proprietà del torneo stesso, mentre ai vincitori viene consegnata una copia leggermente più piccola ma di ugual qualità. La coppa è stata creata dall’artista Roy Robinson (nativo di Cincinnati), che ha disegnato sia le forme sinuose che il decoro di edera e fregi argentati, che ha evidenti richiami all’arte orientale.
Come l’Open canadese appena concluso, anche lo Western & Southern Open vanta una storia ultracentenaria, visto che la prima edizione si disputò il 18 settembre 1899, e detiene il record di torneo di tennis statunitense più antico a disputarsi da sempre nella stessa città. Le primissime edizioni si svolsero presso l’Avondale Athletic Club, oggi di fatto diventato dipartimento sportivo della Xavier University. Negli anni ha poi cambiato alcune locations (dal 1903 al 1972 quasi ininterrottamente presso il Cincinnati Tennis Club) e superfici, restando però sempre nell’area di Cincinnati. Curiosamente il primissimo torneo si giocò su terra, e non la “natia” erba britannica, tanto che i giornali dell’epoca chiamarono quella superficie quasi sconosciuta “crushed brick dust”.
Proprio su terra furono giocate la maggior parte delle edizioni, fino al 1979, quando venne adottato definitivamente il cemento. Dal 1975 il torneo ebbe come chairman Paul M. Flory, “executive” della multinazionale Procter & Gamble (che ha sede proprio a Cincinnati), e durante questi anni il torneo crebbe in modo esponenziale come strutture, prize money, sponsorizzazioni, importanza finanziaria e mediatica, ma anche filantropica viste le ingenti donazioni elargite ogni anno per sua volontà. Flory, sinceramente innamorato del tennis, iniziò il suo rapporto con il torneo in modo totalmente disinteressato nei primi anni 60, quando entrò nello staff dell’evento come semplice volontario. Ha continuato ha prestare la sua opera di fatto fino alla morte, avvenuta il 31 gennaio di quest’anno, e mai ha accettato un compenso per il suo costante (e poi negli anni crescente) impegno, amando definirsi come il “nonno dei volontari” dell’evento, che proprio grazie al grande numero di volontari e al rapporto strettissimo con la città è cresciuto e s’è radicato mirabilmente nel tessuto sociale, diventando di fatto l’highlight estivo, promosso in modo incredibile e capillare a livello locale. Un legame reso ancor più stretto dalle ingenti donazioni che lo Western & Southern Open era solito elargire a favore dell’ospedale pediatrico cittadino Children’s Hospital Medical Center. Purtroppo si parla al passato, anche se recentissimo, perché dal 2012 il classico assegno gigante consegnato al direttore dell’ospedale non c’è più, per il rammarico del CEO di Cincy, Elaine Bruening, che ha spiegato: “Donare parte dei proventi alla ricerca è sempre stata una nostra missione, seguendo la volontà di Mr. Flory. Basti pensare che dal 1974 sono stati dati a favore dei bambini ben 7,4 milioni di dollari, a cui si aggiungono anche le centinaia di dollari donati al Barrett Cancer Center della Università. Purtroppo la nostra struttura necessita di importanti lavori di ampliamento e rinnovamento, che stimiamo per circa 23 milioni fino al 2015, e quindi abbiamo a malincuore dovuto tagliare questa splendida tradizione”. Non poche polemiche tuttavia ha suscitato in città questa faccenda, poiché il prize money è in costante aumento e da più parti è stato fatto notare che il taglio progressivo (fino alla totale cancellazione) dei contributi in donazione è arrivato proprio nel 2009, appena dopo l’acquisto dei diritti del torneo da parte della USTA (la federtennis statunitense), nonostante la Bruening si sia affrettata a smentire ogni voce e difendere la scelta.
Proprio la storica direttrice Elaine Bruening, premiata la scorsa primavera come “donna dell’anno” nel mondo del tennis, ha raccontato recentemente la chiave del successo di questo torneo, ricco di storia e attrattive. “La nostra filosofia è sempre stata quella di organizzare ogni anno il miglior torneo possibile per i fans, i giocatori, i media, gli sponsor ed anche i volontari, risorsa incredibile e fondamentale al successo e alla vita stessa dell’evento. Questi cinque gruppi di individui rendono possibile il torneo, quindi è fondamentale lavorare tutti assieme per creare l’esperienza più gradevole e stimolante per tutti. A partire dal benessere dei giocatori, che sono coloro che muovono l’interesse e che attraggono il pubblico, investitori, ecc. I tennisti viaggiano tutto l’anno, potrebbe sembrare una vita stupenda, ricca di glamour, ma invece non è affatto facile. E’ importante per loro arrivare in una città e sentirsi il più possibile “come a casa”, ed è questo il nostro primario obiettivo. La loro lounge area è molto semplice ma calda. Cerchiamo di coccolarli il più possibile con spazi ampi ed un’atmosfera rilassata, a misura d’uomo, che permette loro di staccare la spina dalla tensione delle partite e stare in armonia e privacy con il loro team; ed allo stesso tempo trovare tutto quel che serve loro a preparare bene le prestazioni, dai campi di allenamento al cibo, che proponiamo di moltissimi tipi e cucine per soddisfare le varie esigenze, ed i migliori servizi pre e post match”.
Ma grande attenzione è riposta anche nel pubblico, che secondo gli organizzatori è il secondo più vario dopo quello degli US Open nel paese: “Nel 2012 abbiamo fatto il record di pubblico, e circa il 70% era composto da spettatori provenienti da Cincinnati e tutto lo stato dell’Ohio, Michigan, Chicago, Milwaukee, e Detroit. Ma abbiamo avuto pubblico da ben 50 stati membri degli Usa e da oltre 25 paesi esteri, un successo enorme”. E gli spettatori trovano molto di più del tennis. “Il nostro pubblico viene ovviamente per ammirare Federer e compagnia, il miglior tennis possibile, ma creiamo ogni anno un posto “da vivere”, dove sia facile socializzare e passare dei momenti divertenti anche al di fuori dai match, e che includa servizi e intrattenimento per le famiglie, non solo per gli appassionati duri e puri”. Infatti nell’area circostante ai campi vengono allestiti decine di stand con cibo, bevande e intrattenimento davvero sopra la media per un torneo di tennis, uno degli aspetti che fa amare questa settimana oltre il puro fatto sportivo.
Nella sterminata offerta gastronomica spiccano i vari grill americani ma anche sushi bar, cucina orientale, latina, il cult restaurant dei gamberi di New Orleans (che ricorda un po’ Forrest Gump!) e persino un angolo del Belgio con golosità sopraffine. Stessa qualità anche per il bere, con degustazioni di vini da tutto il mondo (soprattutto California, Cile e Francia) e una lounge area che apre il programma giornaliero di live music e spettacoli, con molte star della scena Country che affollano il cartellone, oltre ad una kids area vivacissima, capace di intrattenere i piccoli mentre i genitori si godono in santa pace i colpi dei campioni. E un aspetto che Elaine Bruening esalta senza nascondere un certo orgoglio è il ruolo dei volontari: “Abbiamo il miglior staff del mondo, per un motivo molto semplice: i nostri volontari amano il tennis e sentono il torneo come qualcosa di proprio. C’è una forte appartenenza alla comunità e credono che rendere il torneo migliore possibile sia il benvenuto ideale per giocatori, media, sponsor e tutte le persone coinvolte”. Non a caso lo Western & Southern Open è ai primissimi posti nell’indice di gradimento dei top players, che difficilmente lo saltano, e accettano di “buon grado” la calura torrida che spesso costringe addirittura ad interrompere i match in corso quando da temperatura supera i 40 gradi!
Cincinnati è una città particolare, specchio di una certa America rampante, un po’ 80s si potrebbe dire come spirito, molto orientata al business e alla ricerca. Non è proprio la classica meta turistica da vacanza… in città non c’è granché da visitare (ma una delle migliori orchestre sinfoniche del paese), nonostante la posizione geografica non sia poi così disprezzabile, attorniata da dolci colline e lambita dal fiume Ohio. Si estende all’estremo sud ovest dello stato, tanto che l’area urbana di “Cincy” (o “The Queen City” come è soprannominata) si estende anche nei confinanti Indiana e Kentucky, superando i 2 milioni di anime. La vocazione altamente commerciale della città è ben rappresentata dal grande numero di multinazionali che qua hanno sede, per citarne solo alcune Procter & Gamble, Kroger, Federated Department Stores (proprietaria di Macy’s), Chiquita Brands International, oltre al quartier generale americano di Toyota e così tante società di servizi finanziari inclusi nella top 500 di Fortune che attestano il mercato di Cincy nella top10 assoluta del settore nel paese, più di Boston, New York, Chicago e Los Angeles.
Anche la ricchezza media è tra le più alte degli Stati Uniti, soprattutto per chi lavora nei settori dell’alta finanza. Questo è dovuto anche all’altissima vocazione universitaria di tutto l’Ohio e di Cincinnati in particolare, con i suoi abitanti che sono mediamente tra i più istruiti e qualificati. Basti pensare che l’impresa che vanta il maggior numero di impiegati è proprio la vivacissima University of Cincinnati con i suoi 15.862 dipendenti (dati del 2010). Non molti sanno che figli di Cincy sono Steven Spielberg, Charles Manson (forse il più noto serial killer della storia), Ted Turner (fondatore della CNN), la discussa Carmen Electra e Tyrone Power (divo di Hollywood e padre di Romina). A livello sportivo (ma anche sociale) Cincinnati vive da sempre un’acerrima rivalità con la vicina Cleveland, soprattutto nel football NFL e NCAA, con le sfide tra i Cincinnati Bengals ed i Cleveland Browns che vanno sempre in prime time nazionale. A livello di sport universitario, la University of Cincinnati è storicamente una delle più prolifiche (affiliata alla prestigiosa Big East Conference), insieme alla Xavier University, con la fortissima squadra di basket che milita nella Atlantic-10 Conference.
Lo sport è quindi nel DNA di Cincinnati, e tutti aspettano il Master 1000 con enorme interesse anche quest’anno, nonostante gli USA si presentino al via in uno dei momenti più grigi della loro storia recente. Stamani il ranking Atp ci dice che nessuno yankee è tra i top20, con Isner al 22 e Querrey al 28, e poi nessun altro statunitense nei top50. Deserto. Per fortuna la bellezza del tennis va oltre le bandiere patriottiche, e di sicuro nei molti match di Cincy 2013 le occasioni di vedere grande tennis non mancheranno, come ogni anno.
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