A volte ritornano. Nell’ultimo Master 1000 di Shanghai le cronache hanno riscoperto un tennista dimenticato che di cognome fa Zverev, ma non è il prodigio Alexander che molti vedono già come un papabile numero 1 tra qualche stagione, bensì il fratello più grande Mischa che, dopo anni di anonimato e campi di periferia è tornato a far parlare di sé nei tornei più importanti.
Molti lo ricorderanno per quel piccolo miracolo avvenuto al Foro Italico nel 2009: a sfidare l’adorato Federer ai quarti di finale arrivò proprio lui, 22enne mancino con un tennis d’altri tempi che sulla terra rossa non aveva mai combinato nulla di buono. Partendo dalle qualificazioni in cui si fece notare per aver eliminato lo spagnolo Ferrero, riuscì a battere Berdych, Mathieu e Simon: il suo miglior risultato che lo proiettò dritto al best ranking (numero 44) e verso una carriera da protagonista nel circuito maggiore, vista anche la sua costante crescita.
Ma le cose sono andate diversamente e ci sono voluti ben 7 anni per raggiungere un risultato simile, proprio mentre la sua parabola sembrava ormai conclusa e i riflettori erano tutti per il fratellino (ancora 19enne) capace di battere gente come Federer e Wawrinka e arrivare ormai alle porte dei primi 20 del mondo.
A Shanghai il torneo di Mischa era partito come al solito dalle qualificazioni superate grazie alla vittoria contro Khachanov (fresco vincitore dell’ATP di Chengdu) e Harrison. Nel tabellone principale, però, l’oggetto di interesse era Alexander che già al primo turno era chiamato ad un delicato compito contro John Isner, archiviato con grande autorità, mentre Mischa affrontava con successo la wild card locale Ze Zhang. Al secondo turno, ovviamente, il match da seguire era quello del fratellino Alexander che continuava a sorprendere battendo anche Cilic e candidandosi come possibile mina vagante del torneo, ma anche Mischa era chiamato agli straordinari perché nel suo incontro partiva abbondantemente sfavorito contro Kyrgios: ed è qui che il fratello più grande si è ripreso un po’ di luce che aveva smarrito con un sontuoso 6/3 6/1 causato in parte da un Kyrgios evanescente, ma anche da un tennis finalmente efficace e non più solo bello ma sterile.
Arrivati agli ottavi, l’argomento quindi non era “Alexander il prescelto”, ma “i fratelli Zverev”: il più piccolo doveva superare l’esame Tsonga per continuare la sua cavalcata, mentre Mischa affrontava Granollers che negli ultimi tre precedenti non aveva mai battuto. Alla fine della giornata l’esito vedeva Alexander fuori dai giochi dopo una battaglia di tre set e Mischa ai quarti di finale contro Djokovic. I ruoli, almeno per una settimana, si sono rovesciati improvvisamente.
Questo risultato, nel suo clamore, legittima comunque un periodo in cui Mischa aveva dato dei segnali di ripresa. Dopo un inizio stagione praticamente anonimo, tra qualificazioni ATP non raggiunte e magri risultati nei challenger, quest’estate sul cemento americano si è sentita un’altra musica con le qualificazioni raggiunte negli ATP di Atlanta e Los Cabos (6/1 6/1 inflitto a Mannarino nel main draw), qualificazione nel Master di Cincinnati battendo Marchenko e ancora una volta Mannarino e qualificazione anche agli US Open con un’importante vittoria al primo turno su Herbert. In Asia, oltre al pesantissimo quarto a Shanghai che lo farà ritornare nei primi 100 dopo sei anni, c’è stato anche un ottimo quarto di finale (sempre raggiunto dalle qualificazioni) a Shenzen con la vittoria su Fognini e il match perso contro Gasquet in un doppio tie-break. Un periodo che ha avuto il suo punto più alto sicuramente nel match giocato contro Djokovic. Mischa partiva da vittima sacrificale, il classico outsider che verrà preso a pallate dal numero 1 e invece è andato ad un passo dal compiere un autentico capolavoro. Il serbo, oltre ad incappare in una giornata no con un numero esagerato di errori forzati, ha dimostrato di soffrire le variazioni del tedesco che non ha smesso di attaccarlo dal primo all’ultimo 15, favorito anche da un campo molto veloce che ha esaltato i suoi attacchi in back e un serve and volley molto fastidioso. Alla fine il risultato è stato di 3/6 7/6 6/3 per Djokovic, ma questo torneo potrebbe rappresentare la vera rinascita di Mischa che è comunque ancora un classe 1987 e ha ancora qualche anno di tennis da spendere.
Tra Roma 2009 e Shanghai 2016 c’è stato un vero e proprio vuoto. Nel 2010 riuscì a farsi notare ancora una volta a Shanghai per aver battuto Davydenko e a Metz dove raggiunse la sua unica finale in un Atp, ma oltre a questo c’è stato davvero poco.
La vittoria del challenger di Sarasota nello scorso aprile è stata l’interruzione di un digiuno che andava avanti dal 2007 con l’unica eccezione di un futures 15.000 vinto nel 2012, mentre nel circuito maggiore i risultati sono stati ancora più deprimenti: dopo 4 anni consecutivi nella top 100, il 2011 è stato il suo anno nero con ben 18 primi turni e una serie negativa di sconfitte durata due anni (dopo una vittoria con Sela nell’aprile 2011 a Belgrado bisogna andare al 2013 per ritrovare un’altra vittoria ATP contro Melzer a Indian Wells), nel 2013 è poi arrivato un violento 6/0 6/0 da Federer ad Halle per poi arrivare all’infortunio avuto alle qualificazioni del Roland Garros 2014, stagione finita e appuntamento a gennaio partendo dai futures.
Ed è proprio questo percorso che deve far riflettere. Perché nonostante una carrellata di prestazioni negative, solo un anno e mezzo fa Mischa Zverev giocava nei futures e oggi è andato ad un passo dal cogliere una vittoria sul numero 1 del mondo e arrivare in semifinale. Probabilmente tolta questa parentesi da domani si continuerà a parlare del piccolo Alexander e contare i giorni che lo separeranno dalle vette del tennis, ma resta comunque la grande risalita fatta dal fratello più grande dopo anni di buio. Con un tennis diametralmente opposto e a volte bello ma fine a se stesso e poco efficace, Mischa non potrà mai competere con Alexander ma può senz’altro ritornare ad essere una realtà del circuito maggiore e magari provare a togliersi qualche soddisfazione come ad esempio un titolo ATP.
In questa settimana c’è chi ha pensato ad un diretto collegamento tra l’ascesa di Alexander e la rinascita di Mischa, come se i risultati del più piccolo abbiano riacceso le motivazioni del più grande. E nonostante il divario tra i due sia potenzialmente enorme, potrebbe essere la chiave giusta per due future scalate nel ranking dei prossimi mesi.
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