di Marco Mazzoni
Che occasione Andy!!! Premetto che sono da sempre un sostenitore di Seppi, anzi uno strenuo difensore del nostro giocatore, soprattutto contro certa stampa (o presunta tale…) che per troppo tempo l’ha sbeffeggiato gratuitamente. Ma oggi mi sento di fare una benevola tirata d’orecchi ad Andreas, perché non ha saputo cogliere un momento forse irripetibile per mettere lo scalpo di Re Roger nella sua bacheca.
E non parlo solo di quando è stato un break avanti nel primo set, ma della condotta generale della partita di oggi a Shanghai. Anzi, diciamo del primo set, visto che poi Roger ha alzato il livello del suo tennis, mentre Seppi non è riuscito a rilanciare. Federer era sceso in campo evidentemente imballato, lento e titubante. Anche lui è umano, e adesso anche parecchio fragile, lontano parente di quel semi Dio che vinceva Slam e tornei a iosa. Al rientro dopo un mese di assenza, lo svizzero nei primi giochi era stranamente impacciato, quasi pesante e macchinoso. Forse anche un filo nervoso… Aveva difficoltà a trovare il passo sulla palla, la giusta distanza, e i suoi colpi non erano fluidi, precisi e sicuri. Qualche errore di misura, molti errori se costretto a giocare sotto pressione.
Ad inizio partita ogni volta che Seppi è riuscito a farlo scambiare, colpendo la palla con i piedi in terra, è riuscito a mettere il campione in enorme difficoltà, andando avanti meritatamente di un break, con colpi precisi e vincenti.
In tutto il set ma soprattutto in quel momento Seppi non è riuscito a cogliere l’attimo, a far valere la sua presenza e mettere per davvero la testa in avanti. Anzi ha rovinato l’inerzia positiva servendo molto male nel gioco seguente, con un atteggiamento troppo timido, scappando dietro invece di mettere i piedi in campo e prendere in mano lo scambio. Contro un avversario così in difficoltà nel giocare in corsa, sarebbe stato ideale alzare un minimo la traiettoria sul rovescio ballerino di Federer, e cercare il più possibile di aprire le diagonali per farlo correre di lato. Niente di questo è successo: Seppi ha commesso alcuni errori e ha lasciato l’iniziativa a Federer, che da campione non s’è fatto pregare. Se fai colpire Roger da fermo appena dentro al campo è chiaro che ti “materà”; se Seppi fosse riuscito ad invischiarlo nel palleggio di ritmo, facendolo muovere e correre lateralmente, l’impresa oggi sarebbe stata possibile. Non abbiamo una controprova, ma in 10 sfide tra i due mai avevo davvero avvertito una sensazione simile, anche nelle rare occasioni in cui è riuscito a strappare un set al Re.
Il passo che è mancato oggi a Seppi per compiere l’impresa è stato sul piano dell’aggressività. Un avversario così traballante e insicuro all’avvio era da “azzannare sportivamente”, era indispensabile fargli avvertire una presenza in campo diversa. Non servono urlacci o quei ripetitivi “vamos” ormai abusati sui campi anche da chi non è ispanico… serviva la capacità di entrare deciso nel campo, la forza di togliere il tempo del gioco e quindi un metro di campo ad un Roger stranamente difensivo e incerto.
Poi ovviamente Roger è Roger, con un cilindro infinitamente ricco di magie e trucchi per far girare ogni partita contro ogni avversario, quando è sostenuto da un minimo di condizione fisica. Lo dimostra come sul 4 pari al primo, servizio Federer e 0-30, lo svizzero abbia inanellato una serie di servizi micidiali e poi risposte molto profonde, chiudendo il set con un parziale sontuoso a suo favore. Il servizio ha sostenuto quindi Roger per il resto della partita, e non c’è stato più niente da fare per Andreas.
Peccato, davvero un peccato non aver saputo cogliere quest’occasione. Non credo che Seppi abbia tremato. E’ un ragazzo sereno e maturo, e sa come si vincono grandi match contro i grandi giocatori. Non dimentichiamo che in carriera Andy ha battuto gente come Nadal, Murray, Berdych e altri big, quindi non si può affermare che non abbia l’animo per l’impresa. Credo non sia riuscito a spingere al massimo proprio nel momento in cui c’era bisogno di dare l’accelerata violenta, lo strappo come fa lo scalatore sulla salita più dura. Proprio lo scatto che a volte ti regala l’impresa immortale.
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